Scribacchiando per me

il blog di un pietramelarese
giovedì 26 dicembre 2013
FAVOLA DI NATALE
“In un Natale di tanto tempo fa Gesù Bambino, travestito da piccolo mendicante si aggirava per le vie di una città, chiedendo un poco di elemosina: non era il certo il bisogno a spingere a tanto il Re dei Re, si sa che avrebbe potuto aver tutto, ma si muoveva solo per conoscere il vero animo degli uomini.
Bussò per prima ad una dimora ricca, di veri signori: vistolo così malconcio si infastidirono e lo scacciarono in malo modo, minacciandolo anche di percosse se avesse solo provato a ritornare. Si incamminò di nuovo, e provò in una casa di un artigiano, ma le cose per costui e la sua famiglia non andavano bene, pertanto si erano chiusi nell’egoismo, ed alle richieste del Piccolo Mendicante si schernirono, dissero che anche loro versavano nel bisogno, e lo invitarono a passare più avanti.
Il freddo era pungente e cominciava anche a nevicare, le povere scarpe ai piedi del Bambino si erano quasi disfatte nel fango, ma nonostante questo Egli continuava, di casa in casa, e riceveva solo rifiuti. Giunse infine nei pressi di una casa semidiroccata, in evidente rovina, abitata da una vedova poverissima che doveva provvedere anche ad un figlio, “Fatemi la carità, sono infreddolito ed affamato”: implorò rivolto a costei. La povera donna si mosse a pietà, lo fece entrare, lo riscaldò accanto ad un fuocherello e tirò fuori da una credenza un tozzo di pane duro: era tutto quello che possedeva, ma era disposta a dividerlo. Lo mangiarono insieme lei, il figlio e Gesù. Dopo aver consumato il povero pasto, Gesù disse: “Ho ancora fame”, ma la povera donna rispose che tutto quello che aveva era stato già mangiato; l’Onnipotente, allora, ancora sotto le sembianze del piccolo mendicante le chiese di scendere per strada, di raccogliere gli escrementi di alcune mucche che erano passate di la ritornando dai pascoli alla stalla, e di cuocerli sotto la cenere calda del focolare. La donna era incredula, ma qualcosa le diceva di fidarsi e di fare ciò che il miserabile bambino le chiedeva; ed infatti, dopo poco tempo da sotto quella cenere, meraviglia delle meraviglie, uscì un pane fragrante, dolce e profumato, invitante al punto di far venire l’acquolina in bocca a chiunque si fosse trovato a passare nei paraggi: si era compiuto un miracolo, la Carità aveva vinto sull’egoismo, e solo allora Gesù si rivelò alla povera donna facendosi riconoscere”.
E’ questa una favola, un “cunto”, che la mia carissima Nonna Peppinella amava raccontarmi, quando da piccolo mi intrattenevo con lei, e si vede che la cosa stuzzicava non poco la mia fantasia; il racconto, forse anche per il modo di pormelo, mi affascinava in modo particolare, perché più e più volte le chiedevo di ri-raccontarla; si tratterà sicuramente del riadattamento, operato dalla cultura popolare, di un episodio evangelico (o tratto da qualche apocrifo?); tante altre me ne avrà raccontate, la cara nonna, ma la semplice vicenda che trasformò la più umile delle materie in una prelibata leccornia, mi dovette colpire a tal punto, che a distanza di oltre un cinquantennio sono qui, miei cari quattro lettori, a raccontarvela ,a mia volta: è il mio piccolo dono di Natale per voi!
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E' sempre un racconto tenero che non ti stancheresti mai di ascoltare. Molto simile a tanti racconti che anche le mie zie avevano l'abitudine di farmi da bambina ma anche da ragazzina. Grazie , Francesco e tanti cari auguri di un Natale sereno
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