Quanto mi fa soffrire questo periodo dell’anno! Il giorno viene su sul tardi e dopo una decina di ore è già pronto a passare altrove.
Avete mai sentito parlare dei “putature e’ Qualian’”, dei potatori di Qualiano? Si tratta di squadre di operai agricoli provenienti da quel comune del napoletano, dediti ai lavori nei frutteti che proverbialmente non vedono mai il giorno nel luogo natìo: escono la mattina di notte e si ritirano a casa quando la sera è ormai già scesa. Ecco!... in questo periodo dell’anno anche io sono come loro: esco di casa quando l’alba ancora si scorge dietro l’orizzonte e mi ritiro con il tramonto incipiente; sono quindi anche io un potatore di Qualiano. Trascorro il giorno a Caserta o a Napoli, e poi di sera ritorno ai “patri lidi”. L’estate è terminata solo da qualche mese e già mi appaiono lontani i pomeriggi in piazza, i giri in moto a bighellonare senza meta, l’ozio in spiaggia, l’afa e la calura.
Gli studiosi della mente umana: psicologi, psichiatri, gli strizzacervelli insomma, hanno teorizzato che la scarsa durata del giorno deprime l’animo perché il fabbisogno giornaliero di energia luminosa viene soddisfatto solo in parte.
Noto con dispiacere che anche la mia vena di filosofo “del pensiero debole” si attenua di questi tempi, fino ad annullarsi quasi del tutto: i miei lettori più affezionati si saranno accorti del fatto che da un po’ di tempo le mie uscite sul blog si fanno sempre meno frequenti.
Che volete? E’ il tempo… sono sicuro che con il riallungarsi del giorno, qualche settimana dopo il Natale, tutto si rimetterà a posto. A presto!
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