Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

domenica 2 ottobre 2011

AUTUNNO

L’autunno, per la bellezza che produce, assomiglia all’età matura di una donna: lo splendore è sempre lo stesso, ma traspare una sottile vena di malinconia.
Che bello girare per le campagne a piedi o in bicicletta, è tutto un susseguirsi infinito di colori e di odori. Passi vicino ad una vecchia masseria?... ecco, ti colpisce l’inconfondibile fragranza dell’uva fragola…lì dal pergolato, a ridosso dell’aia. I fichi “troiani” ormai supematuri, emanano un odore che inebria l’animo ed accende la voglia di divorarne uno, così, con tutta la buccia dalle sottili lesioni, che lasciano vedere al di sotto la polpa bianca e dolcissima. Le mele annurche, ancora giallicce e attaccate ai rami, cominciano a maturare e si fanno sentire anche da lontano per gli umori che emanano. Fai ancora poche decine di passi e, da un campo appena arato, sale intenso il profumo della terra smossa, ti avvicini, ed attorno alle zolle appena sollevate, un andirivieni di lombrichi e di uccelli alla ricerca di cibo “ a buon mercato”.
Che dire poi dei colori? Alzi gli occhi verso la montagna e ti accorgi che il verde compatto del bosco ha cominciato a trasformarsi in un rosso che diverrà via via sempre più intenso.
Chi ha detto che il rosso pompeiano non è parto dell’estro di un artista? …che quella tonalità ha acquistato corpo, sulle pareti della immortale città, solo con le altissime temperature della lava vesuviana? Ritengo che, al contrario, il primo uomo che sperimentò quel colore si sia proprio ispirato alle foglie dell’acero ad autunno inoltrato. Altro che evento casuale!
In campagna domina, una sorta di silenziosa sebbene intensa attività, ma… se ti avvicini ed entri in paese, anche i suoni che avverti ti danno conto della stagione che stai vivendo: dai “cellari” giunge il caratteristico e ritmato tintinnare dei torchi; qualcuno, dotato di antica scienza, stringe i cerchi attorno ad un tino servendosi di un martello e di una stecca metallica, producendo, anche in tal caso, un suono riconoscibilissimo che non si udrà mai più, per il resto dell’anno.
Certo, le temperature quasi estive degli ultimi giorni appannano un po’ la bellezza della stagione, rendono il cielo meno terso e le erbe nei prati si mantengono secche e giallicce; ma il tempo buono, in queste “ottobrate” è comunque un invito ad uscire, a respirare a pieni polmoni l’aria che tra poco diverrà fredda e piovigginosa. Accumuliamo, amici, nella memoria le immagini, i suoni e gli odori di una stagione che riconcilia l’uomo con se stesso, ci saranno di conforto nelle interminabili e fredde sere d’inverno!

NDR.I cellari, nel nostro dialetto sono locali terranei (scuri come una cella) generalmente destinati a deposito ed a lavorazioni varie

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