Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 25 febbraio 2011

UNO SCONOSCIUTO PERDUTO NEL TEMPO

Sicuramente molti di voi hanno visto in TV la pubblicità della RAI, l’ultima…quella in cui le persone tentano di dialogare fra loro usando dialetti incomprensibili: bella e divertente, vero?
Essa mi fa riandare con la mente all’infanzia, dove mi imbatto nel ricordo di persone che usavano una lingua, il nostro dialetto, nella forma più arcaica e vernacolare: pochi, al giorno d’oggi, riuscirebbero a seguirli comprendendo in pieno il senso del discorso: un po’ come succede per i personaggi della pubblicità RAI. I vetri alle finestre erano “l’ lastr’”, il coltello da cucina “a trincia”, gli occhi “gl’uocci”, e così via… potremmo continuare per tanto ancora nell’elenco.
Pertanto se, per assurdo, ci fosse data la possibilità di usare una macchina del tempo anche per un breve viaggio, fino alla Pietramelara degli anni ‘50/’60, dubito che, incontrando qualche pittoresco personaggio del tempo, si sarebbe potuto stabilire un dialogo: l’incomprensibilità dei linguaggi, per noi e per lui, sarebbe tale a tanta che, dopo poco e tanti sforzi reciproci, comincerebbe a montare la rabbia.
Ma…mi domando a questo punto: è ancora utile conoscere il dialetto? Oggi, ai giovani che si scambiano SMS usando un linguaggio semplificato, cacofonico e privo di vocali, gioverebbe comprendere o sostenere un dialogo in “pietramelarese stretto”?
Il filosofo del pensiero debole che alberga in me, malato terminale di “pietramelarite”, esprimerebbe un “sì” convinto ed immediato ad ambedue le domande. Qualche altro, colpito in modo meno grave da quella malattia, opterebbe per un “forse”. Altri ancora, risponderebbero che a loro del dialetto non importa nulla: questione di punti di vista!
Nel tempo, inoltre, altri dubbi e curiosità sono sorti in me: mi sono chiesto, ad esempio, per quale motivo a Riardo e a Baia si parli quasi lo stesso dialetto, anche se le due comunità sono separate fra loro da Pietramelara, che ne usa uno molto diverso ma simile a quello di Roccaromana. Forse bisognerebbe fare studi di “glottologia”… chissà!
Al giorno d’oggi è chiaro, si avverte, che l’uso del dialetto va sempre più scemando; sono convinto, tuttavia, che la conoscenza e la salvaguardia di un patrimonio così prezioso, permetta a chiunque di conoscere meglio chi è, da dove viene, perché è fatto in un determinato modo; per usare un’espressione alla moda: aiuterebbe chiunque a prendere coscienza della propria identità.
Tra le tante cose che il tempo ed i media hanno travolto o stanno travolgendo c’è questo pezzo importante, questo tassello fondamentale di cultura locale: il nostro dialetto. Non lasciamo che esso divenga uno sconosciuto perduto nel tempo, di cui a malapena si ricorda il nome.

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