Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

lunedì 13 marzo 2017

TERRA FLEGREA

I campi flegrei (dal greco flègo, che significa "brucio", "ardo")rappresentano l’essenza stessa del nostro essere mediterranei: la prima impronta storica di civilizzazione del meridione d’Italia fu impressa dai coloni greci proprio qui.
Non poteva essere che “Flegra” e Campi Flegrei il nome di battesimo che i popoli della Calcide flegrea, diedero al territorio che identificava una geografia molto vasta. Non poteva che essere “Pianure ribollenti” il nome che i primi coloni provenienti dalla Cuma dell’ Eubea e dalla Cuma della Ionia anatolica diedero al territorio che dal Vesuvio a Nisida-Bagnoli, a Cuma si estendeva tra i territori di Capua e Nola etrusca, tra il territorio degli Osci e dei Sanniti.
IL “Genius Coloniae” dell’immagine di copertina riassume in quest’iconografia proprio l’essenza geografica ed antropologica di questi luoghi: la presenza nel bassorilievo, conservato nel Museo di Bacoli, della cornucopia indica un’abbondanza di risorse agricole in primo luogo, ma senz’altro anche umane delle genti che hanno abitato nei millenni questa terra.
I testimonial, si direbbe oggi, più famosi di questi luoghi sono stati Omero e Virgilio: nel raggio di una manciata di chilometri trovi l’antro della Sibilla, la porta dell’Averno, la prima colonia greca sulla penisola italica, le tracce di Ulisse di ritorno dalla presa di Troia, quelle di Enea che sconfitto cerca lontano da casa una nuova patria. I Campi Flegrei non potevano non costituire una tappa obbligata di quel “Grand Tour” nel Bel Paese che, a partire dal Settecento, completava la formazione umanistica di ogni intellettuale europeo che si rispettasse. Allo stesso modo, quella terra così ricca di suggestioni incrocianti realtà storica e leggenda fu presto preziosa materia di rappresentazione per artisti ed artigiani del Vecchio Continente. La Sibilla Cumana è stata raffigurata da Michelangelo nella quinta campata della volta della Cappella Sistina, per la sua fondamentale profezia riportata da Virgilio nella IV egloga delle Bucoliche, in cui preannunciò la nascita di un bambino nel regno di Augusto (Gesù Cristo, N.D.R.) che avrebbe dato origine a una nuova progenie celeste in grado di riportare l'Età dell'oro: si tratta della più importante profezia in ambito pagano riletta in chiave cristiana.
Quali le sensazioni, le emozioni dettate al vostro blogger scribacchiante da una visita domenicale nella terra Flegrea,tra Cuma, Bacoli e Pozzuoli, insieme a simpatici amici? Prima di tutto il senso di incanto, quasi di profondo sgomento indotto da luoghi tanto ameni, nei quali ad ogni passo ti imbatti in un luogo universalmente famoso, in una colonna, un capitello, un’iscrizione, in un panorama mozzafiato costituito da un braccio di mare, isole più o meno grandi, promontori e laghetti costieri. L’opera dell’uomo sempre presente ed avvertibile, oltre ai ruderi ed alle rovine, i terrazzamenti con le colture tipiche: la vite, l’albicocco, gli agrumi. Il lastricato che calpesti è li da almeno tre millenni, e la prima domanda che ti poni riguarda quali e quanti siano stati gli uomini e le donne che l’hanno fatto prima di te. Percorrere questo territorio, ti fa sentire vicina la sibilla, con i suoi vaticini scritti sulle foglie al vento proprio allo scopo di confondere chi la interrogava; Enea ansioso di entrare nell’aldilà è un tuo compagno di viaggio di cui condividi le inquietudini e le peripezie.
Una visita ed un giro che consiglio a chiunque, allo scopo di percorrere o ripercorrere luoghi che hanno generato la nostra stessa essenza mediterranea, da concludere eventualmente al tavolo di un grazioso ristorante in riva al mare.

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