E’ possibile oggi “misurare la febbre” anche ad una comunità o ad un paese come il nostro? La risposta è si, anche grazie alla capillare diffusione, mediante il web, di fonti di dati statistici facilmente disponibili. Naturalmente l’analisi non ha pretesa di essere accademica, ma permette comunque di offrire un’idea della direzione presa da Pietramelara per il prossimo futuro. Già nello scorso marzo 2016 il vostro blogger scribacchiante ha cominciato ad occuparsi del problema e i risultati di quell’analisi (http://scribacchiandoperme.blogspot.it/2016/03/pietramelara-una-malattia-asintomatica.html), per quanto empirica, vengono ampiamente suffragati dallo studio dei dati Urbistat disponibili: https://www.urbistat.it/AdminStat/it/it/demografia/popolazione/pietramelara/61058/4 , questo il link . Ne emerge, in primo luogo che la popolazione pietramelarese è sostanzialmente stabile: dopo un decennio di relativa crescita (vedi immagine di copertina) nel 2015, essa ha perso appena 9 unità, rispetto ai 4.731 abitanti del 2014. Se si affina l’analisi, si vede che ciò è dovuto anche grazie al sostanzioso contributo degli immigrati, in numero di 214, in maggioranza rumeni (60,75%).
I nuclei familiari sono 2015, con un numero di componenti per famiglia di appena 2,34 (media provincia 2,69); dato preoccupante, questo, perché sta a significare che dei due genitori, neppure uno di essi sarà rimpiazzato numericamente da un figlio dopo la morte; alla lunga ciò comporterà un decremento demografico in grado, senza catastrofismi, di spopolare Pietramelara in due/massimo tre generazioni.
L’età media dei pietramelaresi è di poco superiore ai 42 anni (media provincia 40,44), ottimo direte voi, un’età in cui si è ancora validi e produttivi; ma il dato che preoccupa è, tuttavia, l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni / popolazione 0-14 anni, pari a 137; con una popolazione fortemente giovane e attiva, quindi in grado di lavorare e riprodursi, tale indice si dovrebbe aggirare intorno a 90/95, ma in una situazione di sostanziale equilibrio esso al massimo dovrebbe essere intorno al 100 (media provincia 105,95).
Il confronto dei nostri dati con la vicina Roccaromana, ove in un quindicennio la popolazione è scesa di ben 150 unità (-15%), a fronte della nostra sostanziale stabilità, ci potrebbe in qualche modo rassicurare, ma se il paragone è riferito alla pur vicina Vairano Patenora, tale comune mostra dinamiche molto più vive. Per non parlare poi di comuni della conurbazione casertana: Macerata Campania, ad esempio, ha una popolazione strutturalmente in crescita da un ventennio, e l’indice di vecchiaia si aggira sui 91.
Bando ai numeri, la cui freddezza è pari all’efficacia descrittiva, se vogliamo spiegare questi fenomeni si deve ricorrere in primo luogo alla naturale tendenza che avvantaggia i comuni più vicini ai grandi centri e sfavorisce quelli più defilati. Chi invece ricerca le motivazioni dello spopolamento solo nell’economia locale, rimane deluso: Riardo, infatti, che ospita la notissima Ferrarelle, leader nelle acque minerali, mostra dati analoghi a Roccaromana e, per certi versi peggiori ; la presenza di un industria di quell’importanza avrebbe dovuto indurre in quel comune un incremento di residenti e delle nascite, con una popolazione mediamente giovane: purtroppo non è così!
Dove va Pietramelara? Se le cose continueranno in tal modo, e se l’apporto degli stranieri rimarrà costante, essa ancora per qualche decennio sarà ancora in grado di mantenere le sue posizioni e la sua funzione storica, di comune leader del comprensorio. Una sostanziosa iniezione di fiducia è però quanto mai opportuna, chi mette su famiglia deve mettere al mondo qualche figlio.
La politica (locale, regionale, nazionale), sempre distratta e impegnata in altro, da tempo non dedica attenzione alla composizione e alla dinamica della popolazione: è tempo che lo faccia! La presenza diffusa dell’uomo in queste zone ha prodotto nei secoli un paesaggio di ineguagliabile bellezza, e attualmente continua a generare sicurezza idrogeologica a vantaggio delle aree costiere e metropolitane; affinché tali benefici vengano mantenuti nel tempo, il bisogno di qualcosa che leghi l’uomo al territorio si fa sempre più impellente.
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