Oltre 663 milioni di persone nel mondo vivono senza acqua potabile in casa. L'alternativa, in alcuni casi, è addirittura peggiore: bere acqua contaminata! E' anche alla luce di questi dati che acquista rilevanza la Giornata Mondiale dell'Acqua, che oggi si celebra, istituita nel 1993 dall'Assemblea delle Nazioni Unite.
Da allora il 22 marzo di ogni anno gli Stati sono invitati alla promozione di attività concrete nei loro rispettivi Paesi. Le Nazioni Unite invitano le nazioni membri a dedicare questo giorno a espletare le raccomandazioni raggiunte con l'Assemblea generale e alla promozione di attività concrete all'interno dei loro Paesi. In aggiunta agli stati membri, una serie di organizzazioni non governative hanno utilizzato il giorno internazionale per l'acqua come un momento per sensibilizzare l'attenzione del pubblico sulla critica questione dell'acqua nella nostra era, con occhio di riguardo all'accesso all'acqua dolce e alla sostenibilità degli habitat acquatici.
Sono circa 3800 i chilometri cubi di acqua dolce che vengono prelevati ogni anno a livello globale dagli ecosistemi acquatici (laghi, fiumi, giacimenti), ma dato che entro il 2025, secondo le stime, vi sarà un miliardo di bocche in più da sfamare, la sola agricoltura richiederà altri 1000 chilometri cubi di acqua all’anno, ossia l’equivalente della portata di 20 fiumi delle dimensioni del Nilo.
Ne emerge una stretta necessità di cambiare radicalmente il nostro atteggiamento verso l'acqua e il modo in cui viene gestita a livello mondiale. Chi vive in un paese che si autodefinisce “civilizzato” non può sottrarsi da tali attenzioni: vanno assolutamente contenuti e, se possibile, eliminati gli sprechi di acqua. Non è più sopportabile né sostenibile che una perdita di acqua dalla rete comunale non venga eliminata a distanza di mesi: chi si rende responsabile di tali omissioni, oltre al disservizio, e al danno erariale diretto che causa al proprio Ente amministrato, perpetra un vero e proprio “reato etico” nei confronti dell’umanità intera, costretta a fare i conti con una risorsa idrica che, come abbiamo visto, si assottiglia sempre di più.
Noi stessi cittadini dobbiamo fare la nostra parte, adottando criteri di utilizzo dell’acqua più rigorosi: qualche giorno fa su fb veniva addirittura consigliato di non tirare lo sciacquone del wc, dopo aver fatto la pipì (cfr il link http://www.perdavvero.com/urinare/); anche senza arrivare a tali eccessi, si possono adottare modelli di utilizzo più sostenibili, del tipo lavarsi i denti e tener l’acqua aperta solo alla bisogna, fare la barba raccogliendo un po' d’acqua nel lavabo per sciacquare il rasoio, senza lasciare aperto il rubinetto, limitare il numero di docce giornaliere, fatta salva la civile convivenza e così via.
Esorcizzare una penuria di acqua “prossima ventura” è uno dei doveri etici principali che abbiamo nei confronti delle generazioni future.
Scribacchiando per me
mercoledì 22 marzo 2017
lunedì 13 marzo 2017
TERRA FLEGREA
I campi flegrei (dal greco flègo, che significa "brucio", "ardo")rappresentano l’essenza stessa del nostro essere mediterranei: la prima impronta storica di civilizzazione del meridione d’Italia fu impressa dai coloni greci proprio qui.
Non poteva essere che “Flegra” e Campi Flegrei il nome di battesimo che i popoli della Calcide flegrea, diedero al territorio che identificava una geografia molto vasta. Non poteva che essere “Pianure ribollenti” il nome che i primi coloni provenienti dalla Cuma dell’ Eubea e dalla Cuma della Ionia anatolica diedero al territorio che dal Vesuvio a Nisida-Bagnoli, a Cuma si estendeva tra i territori di Capua e Nola etrusca, tra il territorio degli Osci e dei Sanniti.
IL “Genius Coloniae” dell’immagine di copertina riassume in quest’iconografia proprio l’essenza geografica ed antropologica di questi luoghi: la presenza nel bassorilievo, conservato nel Museo di Bacoli, della cornucopia indica un’abbondanza di risorse agricole in primo luogo, ma senz’altro anche umane delle genti che hanno abitato nei millenni questa terra.
I testimonial, si direbbe oggi, più famosi di questi luoghi sono stati Omero e Virgilio: nel raggio di una manciata di chilometri trovi l’antro della Sibilla, la porta dell’Averno, la prima colonia greca sulla penisola italica, le tracce di Ulisse di ritorno dalla presa di Troia, quelle di Enea che sconfitto cerca lontano da casa una nuova patria. I Campi Flegrei non potevano non costituire una tappa obbligata di quel “Grand Tour” nel Bel Paese che, a partire dal Settecento, completava la formazione umanistica di ogni intellettuale europeo che si rispettasse. Allo stesso modo, quella terra così ricca di suggestioni incrocianti realtà storica e leggenda fu presto preziosa materia di rappresentazione per artisti ed artigiani del Vecchio Continente. La Sibilla Cumana è stata raffigurata da Michelangelo nella quinta campata della volta della Cappella Sistina, per la sua fondamentale profezia riportata da Virgilio nella IV egloga delle Bucoliche, in cui preannunciò la nascita di un bambino nel regno di Augusto (Gesù Cristo, N.D.R.) che avrebbe dato origine a una nuova progenie celeste in grado di riportare l'Età dell'oro: si tratta della più importante profezia in ambito pagano riletta in chiave cristiana.
Quali le sensazioni, le emozioni dettate al vostro blogger scribacchiante da una visita domenicale nella terra Flegrea,tra Cuma, Bacoli e Pozzuoli, insieme a simpatici amici? Prima di tutto il senso di incanto, quasi di profondo sgomento indotto da luoghi tanto ameni, nei quali ad ogni passo ti imbatti in un luogo universalmente famoso, in una colonna, un capitello, un’iscrizione, in un panorama mozzafiato costituito da un braccio di mare, isole più o meno grandi, promontori e laghetti costieri. L’opera dell’uomo sempre presente ed avvertibile, oltre ai ruderi ed alle rovine, i terrazzamenti con le colture tipiche: la vite, l’albicocco, gli agrumi. Il lastricato che calpesti è li da almeno tre millenni, e la prima domanda che ti poni riguarda quali e quanti siano stati gli uomini e le donne che l’hanno fatto prima di te. Percorrere questo territorio, ti fa sentire vicina la sibilla, con i suoi vaticini scritti sulle foglie al vento proprio allo scopo di confondere chi la interrogava; Enea ansioso di entrare nell’aldilà è un tuo compagno di viaggio di cui condividi le inquietudini e le peripezie.
Una visita ed un giro che consiglio a chiunque, allo scopo di percorrere o ripercorrere luoghi che hanno generato la nostra stessa essenza mediterranea, da concludere eventualmente al tavolo di un grazioso ristorante in riva al mare.
Non poteva essere che “Flegra” e Campi Flegrei il nome di battesimo che i popoli della Calcide flegrea, diedero al territorio che identificava una geografia molto vasta. Non poteva che essere “Pianure ribollenti” il nome che i primi coloni provenienti dalla Cuma dell’ Eubea e dalla Cuma della Ionia anatolica diedero al territorio che dal Vesuvio a Nisida-Bagnoli, a Cuma si estendeva tra i territori di Capua e Nola etrusca, tra il territorio degli Osci e dei Sanniti.
IL “Genius Coloniae” dell’immagine di copertina riassume in quest’iconografia proprio l’essenza geografica ed antropologica di questi luoghi: la presenza nel bassorilievo, conservato nel Museo di Bacoli, della cornucopia indica un’abbondanza di risorse agricole in primo luogo, ma senz’altro anche umane delle genti che hanno abitato nei millenni questa terra.
I testimonial, si direbbe oggi, più famosi di questi luoghi sono stati Omero e Virgilio: nel raggio di una manciata di chilometri trovi l’antro della Sibilla, la porta dell’Averno, la prima colonia greca sulla penisola italica, le tracce di Ulisse di ritorno dalla presa di Troia, quelle di Enea che sconfitto cerca lontano da casa una nuova patria. I Campi Flegrei non potevano non costituire una tappa obbligata di quel “Grand Tour” nel Bel Paese che, a partire dal Settecento, completava la formazione umanistica di ogni intellettuale europeo che si rispettasse. Allo stesso modo, quella terra così ricca di suggestioni incrocianti realtà storica e leggenda fu presto preziosa materia di rappresentazione per artisti ed artigiani del Vecchio Continente. La Sibilla Cumana è stata raffigurata da Michelangelo nella quinta campata della volta della Cappella Sistina, per la sua fondamentale profezia riportata da Virgilio nella IV egloga delle Bucoliche, in cui preannunciò la nascita di un bambino nel regno di Augusto (Gesù Cristo, N.D.R.) che avrebbe dato origine a una nuova progenie celeste in grado di riportare l'Età dell'oro: si tratta della più importante profezia in ambito pagano riletta in chiave cristiana.
Quali le sensazioni, le emozioni dettate al vostro blogger scribacchiante da una visita domenicale nella terra Flegrea,tra Cuma, Bacoli e Pozzuoli, insieme a simpatici amici? Prima di tutto il senso di incanto, quasi di profondo sgomento indotto da luoghi tanto ameni, nei quali ad ogni passo ti imbatti in un luogo universalmente famoso, in una colonna, un capitello, un’iscrizione, in un panorama mozzafiato costituito da un braccio di mare, isole più o meno grandi, promontori e laghetti costieri. L’opera dell’uomo sempre presente ed avvertibile, oltre ai ruderi ed alle rovine, i terrazzamenti con le colture tipiche: la vite, l’albicocco, gli agrumi. Il lastricato che calpesti è li da almeno tre millenni, e la prima domanda che ti poni riguarda quali e quanti siano stati gli uomini e le donne che l’hanno fatto prima di te. Percorrere questo territorio, ti fa sentire vicina la sibilla, con i suoi vaticini scritti sulle foglie al vento proprio allo scopo di confondere chi la interrogava; Enea ansioso di entrare nell’aldilà è un tuo compagno di viaggio di cui condividi le inquietudini e le peripezie.
Una visita ed un giro che consiglio a chiunque, allo scopo di percorrere o ripercorrere luoghi che hanno generato la nostra stessa essenza mediterranea, da concludere eventualmente al tavolo di un grazioso ristorante in riva al mare.
venerdì 10 marzo 2017
PIETRAMELARA HA LA FEBBRE?
E’ possibile oggi “misurare la febbre” anche ad una comunità o ad un paese come il nostro? La risposta è si, anche grazie alla capillare diffusione, mediante il web, di fonti di dati statistici facilmente disponibili. Naturalmente l’analisi non ha pretesa di essere accademica, ma permette comunque di offrire un’idea della direzione presa da Pietramelara per il prossimo futuro. Già nello scorso marzo 2016 il vostro blogger scribacchiante ha cominciato ad occuparsi del problema e i risultati di quell’analisi (http://scribacchiandoperme.blogspot.it/2016/03/pietramelara-una-malattia-asintomatica.html), per quanto empirica, vengono ampiamente suffragati dallo studio dei dati Urbistat disponibili: https://www.urbistat.it/AdminStat/it/it/demografia/popolazione/pietramelara/61058/4 , questo il link . Ne emerge, in primo luogo che la popolazione pietramelarese è sostanzialmente stabile: dopo un decennio di relativa crescita (vedi immagine di copertina) nel 2015, essa ha perso appena 9 unità, rispetto ai 4.731 abitanti del 2014. Se si affina l’analisi, si vede che ciò è dovuto anche grazie al sostanzioso contributo degli immigrati, in numero di 214, in maggioranza rumeni (60,75%).
I nuclei familiari sono 2015, con un numero di componenti per famiglia di appena 2,34 (media provincia 2,69); dato preoccupante, questo, perché sta a significare che dei due genitori, neppure uno di essi sarà rimpiazzato numericamente da un figlio dopo la morte; alla lunga ciò comporterà un decremento demografico in grado, senza catastrofismi, di spopolare Pietramelara in due/massimo tre generazioni.
L’età media dei pietramelaresi è di poco superiore ai 42 anni (media provincia 40,44), ottimo direte voi, un’età in cui si è ancora validi e produttivi; ma il dato che preoccupa è, tuttavia, l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni / popolazione 0-14 anni, pari a 137; con una popolazione fortemente giovane e attiva, quindi in grado di lavorare e riprodursi, tale indice si dovrebbe aggirare intorno a 90/95, ma in una situazione di sostanziale equilibrio esso al massimo dovrebbe essere intorno al 100 (media provincia 105,95).
Il confronto dei nostri dati con la vicina Roccaromana, ove in un quindicennio la popolazione è scesa di ben 150 unità (-15%), a fronte della nostra sostanziale stabilità, ci potrebbe in qualche modo rassicurare, ma se il paragone è riferito alla pur vicina Vairano Patenora, tale comune mostra dinamiche molto più vive. Per non parlare poi di comuni della conurbazione casertana: Macerata Campania, ad esempio, ha una popolazione strutturalmente in crescita da un ventennio, e l’indice di vecchiaia si aggira sui 91.
Bando ai numeri, la cui freddezza è pari all’efficacia descrittiva, se vogliamo spiegare questi fenomeni si deve ricorrere in primo luogo alla naturale tendenza che avvantaggia i comuni più vicini ai grandi centri e sfavorisce quelli più defilati. Chi invece ricerca le motivazioni dello spopolamento solo nell’economia locale, rimane deluso: Riardo, infatti, che ospita la notissima Ferrarelle, leader nelle acque minerali, mostra dati analoghi a Roccaromana e, per certi versi peggiori ; la presenza di un industria di quell’importanza avrebbe dovuto indurre in quel comune un incremento di residenti e delle nascite, con una popolazione mediamente giovane: purtroppo non è così!
Dove va Pietramelara? Se le cose continueranno in tal modo, e se l’apporto degli stranieri rimarrà costante, essa ancora per qualche decennio sarà ancora in grado di mantenere le sue posizioni e la sua funzione storica, di comune leader del comprensorio. Una sostanziosa iniezione di fiducia è però quanto mai opportuna, chi mette su famiglia deve mettere al mondo qualche figlio.
La politica (locale, regionale, nazionale), sempre distratta e impegnata in altro, da tempo non dedica attenzione alla composizione e alla dinamica della popolazione: è tempo che lo faccia! La presenza diffusa dell’uomo in queste zone ha prodotto nei secoli un paesaggio di ineguagliabile bellezza, e attualmente continua a generare sicurezza idrogeologica a vantaggio delle aree costiere e metropolitane; affinché tali benefici vengano mantenuti nel tempo, il bisogno di qualcosa che leghi l’uomo al territorio si fa sempre più impellente.
I nuclei familiari sono 2015, con un numero di componenti per famiglia di appena 2,34 (media provincia 2,69); dato preoccupante, questo, perché sta a significare che dei due genitori, neppure uno di essi sarà rimpiazzato numericamente da un figlio dopo la morte; alla lunga ciò comporterà un decremento demografico in grado, senza catastrofismi, di spopolare Pietramelara in due/massimo tre generazioni.
L’età media dei pietramelaresi è di poco superiore ai 42 anni (media provincia 40,44), ottimo direte voi, un’età in cui si è ancora validi e produttivi; ma il dato che preoccupa è, tuttavia, l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni / popolazione 0-14 anni, pari a 137; con una popolazione fortemente giovane e attiva, quindi in grado di lavorare e riprodursi, tale indice si dovrebbe aggirare intorno a 90/95, ma in una situazione di sostanziale equilibrio esso al massimo dovrebbe essere intorno al 100 (media provincia 105,95).
Il confronto dei nostri dati con la vicina Roccaromana, ove in un quindicennio la popolazione è scesa di ben 150 unità (-15%), a fronte della nostra sostanziale stabilità, ci potrebbe in qualche modo rassicurare, ma se il paragone è riferito alla pur vicina Vairano Patenora, tale comune mostra dinamiche molto più vive. Per non parlare poi di comuni della conurbazione casertana: Macerata Campania, ad esempio, ha una popolazione strutturalmente in crescita da un ventennio, e l’indice di vecchiaia si aggira sui 91.
Bando ai numeri, la cui freddezza è pari all’efficacia descrittiva, se vogliamo spiegare questi fenomeni si deve ricorrere in primo luogo alla naturale tendenza che avvantaggia i comuni più vicini ai grandi centri e sfavorisce quelli più defilati. Chi invece ricerca le motivazioni dello spopolamento solo nell’economia locale, rimane deluso: Riardo, infatti, che ospita la notissima Ferrarelle, leader nelle acque minerali, mostra dati analoghi a Roccaromana e, per certi versi peggiori ; la presenza di un industria di quell’importanza avrebbe dovuto indurre in quel comune un incremento di residenti e delle nascite, con una popolazione mediamente giovane: purtroppo non è così!
Dove va Pietramelara? Se le cose continueranno in tal modo, e se l’apporto degli stranieri rimarrà costante, essa ancora per qualche decennio sarà ancora in grado di mantenere le sue posizioni e la sua funzione storica, di comune leader del comprensorio. Una sostanziosa iniezione di fiducia è però quanto mai opportuna, chi mette su famiglia deve mettere al mondo qualche figlio.
La politica (locale, regionale, nazionale), sempre distratta e impegnata in altro, da tempo non dedica attenzione alla composizione e alla dinamica della popolazione: è tempo che lo faccia! La presenza diffusa dell’uomo in queste zone ha prodotto nei secoli un paesaggio di ineguagliabile bellezza, e attualmente continua a generare sicurezza idrogeologica a vantaggio delle aree costiere e metropolitane; affinché tali benefici vengano mantenuti nel tempo, il bisogno di qualcosa che leghi l’uomo al territorio si fa sempre più impellente.
domenica 5 marzo 2017
CERCASI...
Ma cosa succede? …la campagna elettorale si è spenta? Appena dopo Natale, sembrava che tutto sarebbe andato per il solito verso: gruppi che si coalizzano, gruppi che si sciolgono, alleanze fino a quel momento inimmaginabili e, adesso?
Lo sguardo quotidiano che concedo alla stampa locale, di mattina dopo il caffè al bar dell’ufficio, potrei anche evitarlo, tanto già so quello che troverò scritto su Pietramelara: candidati sindaci alla disperata ricerca di candidati; sono almeno cinque o sei i pezzi che vertono tutti sullo stesso argomento. Parodiando il titolo di un film americano di qualche decennio fa, si potrebbe dire: “Cercasi candidati disperatamente”. Ma cosa credevano costoro? A parte la generale disaffezione dalle cose e dalle vicende della politica, se ci si guarda intorno, non emerge altro che un’assoluta assenza di idee; solo tre o quattro personaggi che si auto propongono e tentano di creare consenso intorno alla propria persona. La perplessità dell’amico Mario Piscitelli: “Dove sono gli ideali, i programmi concreti, l’impegno per un’azione politico-amministrativa continua e per il bene comune?” espressa sulle pagine di fb una decina di giorni fa, è sempre più reale e purtroppo si fa sempre più drammatica!
Chi scrive per gli altri e sente su di se una forte responsabilità, deve in qualche modo escogitare qualcosa, facendo perno sulle proprie risorse ed adoperando i mezzi a propria disposizione. Il sottoscritto, con grande umiltà, e senza alcuna pretesa di essere in possesso della verità, ha tentato, prima di essere “messo all’indice” da un censore poco credibile, di riportare la campagna elettorale, appunto, sul filo delle idee e dei programmi, anche per cercare di prevenire le negatività che inevitabilmente si presentano quando i conflitti vengono condotti sul piano personale. La scure della censura, vi assicuro, non ha prodotto per “scribacchiando” che effetti positivi, ma comunque rimane il rammarico per non potermi confrontare su argomenti reali e pressanti quali il centro storico, l’ambiente e il territorio, i servizi alla persona e alle famiglia, come ho fatto, e tante altre argomentazioni che sarebbero potuti seguire innescando un dibattito democratico in grado di risvegliare le coscienze e, al limite, di riavvicinare alla politica uomini e donne che se ne tengono lontani perché disgustati da tante brutture. Avrei preferito che qualcuno, dall’altra parte, avesse controbattuto con argomentazioni serie alle mie accuse, ma invece si è preferito eliminare a la “voce fuori dal coro”. Qualcuno di voi si chiederà “ma come? I tuoi lettori sono aumentati e ti lamenti?”; mi lamento si, perché nel confronto democratico è importante un interlocutore che la pensa in modo differente dal tuo!
Lo sguardo quotidiano che concedo alla stampa locale, di mattina dopo il caffè al bar dell’ufficio, potrei anche evitarlo, tanto già so quello che troverò scritto su Pietramelara: candidati sindaci alla disperata ricerca di candidati; sono almeno cinque o sei i pezzi che vertono tutti sullo stesso argomento. Parodiando il titolo di un film americano di qualche decennio fa, si potrebbe dire: “Cercasi candidati disperatamente”. Ma cosa credevano costoro? A parte la generale disaffezione dalle cose e dalle vicende della politica, se ci si guarda intorno, non emerge altro che un’assoluta assenza di idee; solo tre o quattro personaggi che si auto propongono e tentano di creare consenso intorno alla propria persona. La perplessità dell’amico Mario Piscitelli: “Dove sono gli ideali, i programmi concreti, l’impegno per un’azione politico-amministrativa continua e per il bene comune?” espressa sulle pagine di fb una decina di giorni fa, è sempre più reale e purtroppo si fa sempre più drammatica!
Chi scrive per gli altri e sente su di se una forte responsabilità, deve in qualche modo escogitare qualcosa, facendo perno sulle proprie risorse ed adoperando i mezzi a propria disposizione. Il sottoscritto, con grande umiltà, e senza alcuna pretesa di essere in possesso della verità, ha tentato, prima di essere “messo all’indice” da un censore poco credibile, di riportare la campagna elettorale, appunto, sul filo delle idee e dei programmi, anche per cercare di prevenire le negatività che inevitabilmente si presentano quando i conflitti vengono condotti sul piano personale. La scure della censura, vi assicuro, non ha prodotto per “scribacchiando” che effetti positivi, ma comunque rimane il rammarico per non potermi confrontare su argomenti reali e pressanti quali il centro storico, l’ambiente e il territorio, i servizi alla persona e alle famiglia, come ho fatto, e tante altre argomentazioni che sarebbero potuti seguire innescando un dibattito democratico in grado di risvegliare le coscienze e, al limite, di riavvicinare alla politica uomini e donne che se ne tengono lontani perché disgustati da tante brutture. Avrei preferito che qualcuno, dall’altra parte, avesse controbattuto con argomentazioni serie alle mie accuse, ma invece si è preferito eliminare a la “voce fuori dal coro”. Qualcuno di voi si chiederà “ma come? I tuoi lettori sono aumentati e ti lamenti?”; mi lamento si, perché nel confronto democratico è importante un interlocutore che la pensa in modo differente dal tuo!
mercoledì 1 marzo 2017
E' TORNATO IL CARNEVALE
Carnevale pietramelarese: bello? brutto? così così?... a giudicare dal successo di pubblico, si direbbe tutto ok! Se poi si considera che le risorse a disposizione, escluse quelle umane, erano veramente ridotte al lumicino, il giudizio non può essere che unanimemente positivo. L’aspetto più importante di questo Carnevale riguarda la funzione aggregante di certi eventi: da tempo non si vedeva la piazza così gremita, da tempo intere famiglie non pietramelaresi si degnavano di venire a farci visita; inoltre i ragazzi che dal tardo autunno hanno impegnato pomeriggi e serate negli allestimenti, hanno vissuto insieme un’esperienza coinvolgente con un comune obiettivo che, va sottolineato, non riguardava alcun lucro, condividendo esperienze, saperi, attitudini; quanta allegria e quanto lavoro sarà stato condiviso è facile immaginarlo. A questi ragazzi non è mancato l’apporto e l’appoggio di artigiani locali che hanno creduto in essi, al limite ricordando i fasti del Carnevale Pietramelarese degli anni ‘70 e ‘80. Non va taciuto l’apporto economico e morale degli sponsor che, in un momento di estrema difficoltà come quello che viviamo, hanno saputo drenare somme a favore del Carnevale 2017. Il Ruolo della Pro Loco, appena nata, non è stato determinante, il direttivo ha scelto, responsabilmente, un profilo basso, di appoggio esterno, ma è innegabile il fatto che Eugenio, Giovanni e tanti altri sono parte integrante e fondante di essa.
È tornato alla grande il Carnevale Pietramelarese, qualcuno penserà ma, se sarà così, quali gli indirizzi per il futuro? Prima di tutto una responsabilizzazione a tutto campo della Pro Loco, nella progettazione e nella realizzazione dell’evento; chi vuole far conoscere il proprio paese e fare di esso una meta frequentata deve far leva su qualunque opportunità possibile. Devono essere cercate e trovate risorse, da impiegare in premi e contributi per chi si cimenta nell'allestimento di carri e gruppi scenici; l’Amministrazione Comunale dovrà fare la sua parte perché quando si vuole i soldi, anche per motivi molto più futili, escono. Lo spettacolo, compatibilmente con il tempo meteo, dovrà protrarsi fino a sera, riscoprendo (al limite) talenti locali, a costo zero, come nel Festival delle “voci senza speranza”, che qualcuno, fra i miei quattro lettori ricorderà.
La materia prima, comunque, è e resta la volontà! Gli organizzatori di questa edizione hanno dimostrato di averne tanta, e di questo rendo loro merito. Senza pretese di voler strafare il “Nostro” carnevale, con queste premesse tornerà senz'altro ai fasti di un tempo. Alla prossima!
È tornato alla grande il Carnevale Pietramelarese, qualcuno penserà ma, se sarà così, quali gli indirizzi per il futuro? Prima di tutto una responsabilizzazione a tutto campo della Pro Loco, nella progettazione e nella realizzazione dell’evento; chi vuole far conoscere il proprio paese e fare di esso una meta frequentata deve far leva su qualunque opportunità possibile. Devono essere cercate e trovate risorse, da impiegare in premi e contributi per chi si cimenta nell'allestimento di carri e gruppi scenici; l’Amministrazione Comunale dovrà fare la sua parte perché quando si vuole i soldi, anche per motivi molto più futili, escono. Lo spettacolo, compatibilmente con il tempo meteo, dovrà protrarsi fino a sera, riscoprendo (al limite) talenti locali, a costo zero, come nel Festival delle “voci senza speranza”, che qualcuno, fra i miei quattro lettori ricorderà.
La materia prima, comunque, è e resta la volontà! Gli organizzatori di questa edizione hanno dimostrato di averne tanta, e di questo rendo loro merito. Senza pretese di voler strafare il “Nostro” carnevale, con queste premesse tornerà senz'altro ai fasti di un tempo. Alla prossima!
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