“Il mondo a 45 giri” è una trasmissione televisiva di prossima programmazione su RAI 3, essa ripercorrerà trent’anni di storia della musica italiana raccontando la storia della RCA, la mitica casa discografica che con i suoi artisti ha fatto la colonna sonora del nostro paese dagli anni ’50 alla fine degli ’80.
La nota casa discografica ha annoverato fra le sue file, infatti, i più rappresentativi protagonisti della musica leggera, voci di canzonette e canzone d’autore che hanno fatto storia tra festival e jukebox: Gianni Morandi, Paolo Conte, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Gino Paoli, Ron, Francesco De Gregori, Mal, Riccardo Cocciante, Luca Carboni, Shel Shapiro, Gianna Nannini, Nico Fidenco, Mario Lavezzi, Tosca, Fiorella Mannoia.
Sarà un modo come un’altro per ritornare con la memoria al passato prossimo, agli anni dell’adolescenza e della gioventù , con una colonna sonora emozionale ed evocativa, le canzonette dei festival e delle “canzonissime” televisive. Era il tempo in cui si ascoltava alla radio la hit parade di Lelio Luttazzi (se non mi sbaglio il venerdì), il sabato sera televisivo era dedicato al varietà con presentatori e ospiti di successo: Enrico Simonetti, Mina, la Carrà, Loretta Goggi, Panelli hanno dato vita a trasmissioni passate, a buon diritto, nella memoria collettiva: Studio Uno, Senza Rete, le varie edizioni di Canzonissima, i Festival di Sanremo in inverno e “Un disco per l’estate” appunto in estate.
La domenica poi la storia continuava al cinema, con i film che oggi con un certo sussiego sono stati definiti “musicarelli”, ma che per noi tutti erano “film ‘e cantanti”. Si trattava di un genere abbastanza in voga: quando un pezzo raggiungeva il grande successo, poco dopo veniva girato un film con lo stesso titolo, che per protagonista aveva in genere l’interprete del brano musicale, in coppia con una starlet del momento, in quanto le trame raccontavano sempre storie d’amore abbastanza scontate (amori contrastati, amori finiti, ecc.), il tradimento non era contemplato neppure da lontano, data la “prouderie” del periodo. Quelle domeniche al Cinema Moderno o all’Arena Gloria, ambedue del Barone Sanniti, la platea era subito piena: ragazzi, ragazze, famiglie intere accorrevano attirati da quel genere musical/cinematografico che tanto successo destava un po’ dappertutto, quasi sempre in tali occasioni il film veniva replicato nelle ore serali. Nei bar suonavano i juke box, una canzone cinquanta lire, tre cento lire.
Il disco, piccolo a 45 giri, quello in vinile, per intenderci, era comunque il protagonista, e per suonarlo una “fonovaligia” o un mangiadischi; due i brani, quello di successo sul lato A, quello secondario sul B, anche se non mancano casi in cui il brano accessorio finiva con il riscuotere un successo ancora maggiore, soprattutto fra ascoltatori dal “palato fine”. Con tale attrezzatura da poche lire si poteva ascoltare la musica oppure, volendo, anche ballare.
Roba diversa quella di oggi: al posto dei vinili CD in grado di contenere decine di brani, e per riprodurre fantascientifici impianti Hi-Fi con centinaia e centinaia di Watt di potenza, un suono pulito, privo di fruscii ed assolutamente fedele, ma diciamolo: freddo e privo di qualsiasi poesia.
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