Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

lunedì 18 marzo 2013

19 MARZO


19 Marzo: “Festa del Papà”. E’ una faccenda di recente introduzione, non ricordo infatti la sua esistenza quando portavo i calzoni corti, e penso che chi l’ha istituita ha voluto che venisse celebrata nel giorno di San Giuseppe, in onore del padre “putativo” di Gesù.
Ma cos’è: una ricorrenza, una festa, o un’occasione come un’altra per dar sfogo a quell’anima consumistica che, nonostante la crisi, resiste in noi? Mah…e, per noi, i “festeggiati”, quale significato essa assume?... cosa, infine, comporta l’esser padre, l’essere chiamati papà, o “babbo” come in qualche dimora di gente altolocata?
Per me, prima di tutto, significa tener ben presenti i valori che mi sono stati trasmessi e, nella misura in cui ritengo che essi siano valori forti e positivi, trasmetterli a mia volta: responsabilità.
Essere padre è una fonte inesauribile di emozioni, che partono dalla prima infanzia dei figli e li accompagna man mano che crescono, fino a quando, per lavoro, studio o per amore lasceranno la casa; la febbre di un bambino, un voto a scuola particolarmente bello o particolarmente brutto, i primi amori, la laurea, il matrimonio, sono questi i motivi di trepidazione da condividere: si gioisce e si piange insieme! Emozioni.
Essere padre comporta il rimanere sveglio fino a tarda ora, fingendo di dormire, per aspettare che quel portone di ingresso si apra e appena dopo si richiuda pian piano, nella pia illusione di non essere sentiti: ansia.
Qualcuno ha sentenziato: “I figli si baciano solo quando dormono”, forse non è proprio così!... ma un po’ di severità la si deve pur dimostrare, ed allora quante volte si deve fare il volto scuro per assumere un atteggiamento “da padre”; ed i padri, ve lo assicuro, soffrono per quelle “correzioni di assetto” che sono costretti ad operare, anche di più di coloro ai quali le correzioni stesse sono destinate: affetto.
Un mestiere difficile e delicato, quello del padre, lo è sempre stato; ed oggi di sicuro lo è ancora di più, in un contesto privo di riferimenti e connotato da crisi economiche, culturali e sociali; essere padre oggi e crescere dei figli, il cui avvenire diviene sempre più incerto, si traduce in un’apprensione a media/lunga scadenza, anche perché si corre il rischio che ogni sacrificio destinato alla crescita (in ogni senso) di un figlio, possa essere, prima o poi, da lui rinfacciato alla stregua di una colpa: insicurezza.
Responsabilità, emozioni, ansia, affetto, insicurezza: essere padre è, infine e comunque un’esperienza meravigliosa, degna di essere vissuta, giorno per giorno, attimo per attimo, nella convinzione che coloro che stanno crescendo sono il più grande dono che la vita ci abbia potuto fare.
AUGURI A ME, AUGURI A TUTTI VOI

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