
La primavera è alle porte, ma di “rondini al tetto” manco l’ombra. Non è ancora il tempo?... sicuro, si ma almeno un po’ di quel sole caldo, capace di riscaldare lo spirito oltre che il corpo, vorremmo vederlo. E così, gli ultimi strascichi di una stagione più autunnale che invernale si ostinano con protervia a mantenere le posizioni.
Non è un bene!... tutte le attività sono rallentate e anche chi si diletta di “cose di campagna” (res rusticae) è costretto ad una immobilità attendista.
Ed allora, in questi giorni in cui le problematiche di ufficio non ci attanagliano, grazie ad un singolare paradosso, siamo ancor più rosi dalla rabbia e dalla voglia di fare; si, ma questi sono sentimenti positivi, guai a noi quando al loro posto subentra quella ipocondria malinconica e “meteoropatica” che ci rende scuri in volto e corrucciati nell’animo.
A volte mi ritrovo a sognare di sudare sotto il sole cocente di giugno/luglio nelle ore intorno al mezzogiorno, quando i raggi arroventati ed il lavoro fisico che stai cercando di portare a termine , insieme alle mosche più noiose, ti rendono simile a quello che dalle nostre parti viene definito “acciaom’”, versione dialettizzata dello “Ecce Homo” di evangelica memoria (Giovanni 19, 5): il Cristo appena flagellato pronto ad essere condotto sul Calvario.
I miei quattro lettori, tuttavia, sanno bene che questa spasmodica voglia di sole e di caldo è comunque contemperata dall’ormai famosa filosofia del “pensiero debole” che professo con convinzione e che mi induce alla pazienza e alla sopportazione di questa ed altre tante piccole negatività che la vita di ogni giorno ci propina.
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