Ci risiamo… è già la seconda
volta che mi succede in meno di un paio di mesi! Una telefonata o una fredda
mail mi avvisano di aver avuto contatti con una persona risultata positiva. Le
sensazioni che si susseguono nell’animo sono tante e diverse: emozione, timore
di essere stato contagiato, fiducia nella buona sorte che fino a quel momento
ti ha assistito.
La prima volta si trattò di un’accidentale visita in un ufficio in cui uno degli operatori era risultato positivo, ieri si è trattato di un collega di lavoro che usualmente frequento. Allora devo restare isolato per una decina di giorni, e non posso fare un tampone perché nell’immediatezza le eventuali positività o negatività potrebbero essere non veritiere. Togliersi un dubbio che ci attanaglia indurrebbe chiunque ad affrontare la realtà sottoponendosi ad un test ma, come detto, non è ancora possibile; la voglia di correre verso uno dei laboratori specializzati è tanta, e la spesa da sostenere non frena affatto. Mi sento bene come non mai, vorrei uscire, lavorare, recarmi in ufficio, ma non si può.
In tutto questo l’hobby della campagna è stato ed è di grande aiuto: nella scorsa primavera, nonostante il lockdown totale a cui siamo stati sottoposti, non ho trascorso mai un intero giorno in casa, allo stesso modo quello che mi succede, la notizia di cui sono stato fatto partecipe, mi lascia quantomeno tranquillo. Nelle ore in cui non sarò al PC per sbrigare in Smart Working le faccende dell’ufficio potrò, nonostante tutto, evadere, uscire, dedicarmi all’orto, all’oliveto, alla piccola casa. Trascorrerò, come già faccio, interi pomeriggi in totale isolamento, la strada asfaltata dista varie centinaia di metri, e il traffico di auto e mezzi agricoli, già di per se poco intenso, giunge alle orecchie quasi gradevole, il vento, poi, intrufolandosi fra i rami produce una sorta di melodia. Le piante sono immobili e non emettono suoni (o almeno noi non siamo in grado di avvertirli), tuttavia si instaura dopo anni con ognuna di esse un rapporto diretto, particolare, una corrispondenza biunivoca che ripaga con grandi soddisfazioni tutto il lavoro ed il sudore che si versa.
A presto, miei cari quattro lettori di questo blog scribacchiato, e spero di comunicarvi che si è trattato ancora un volta solo di una precauzione e… immediatamente dopo: vaccinazione.
La prima volta si trattò di un’accidentale visita in un ufficio in cui uno degli operatori era risultato positivo, ieri si è trattato di un collega di lavoro che usualmente frequento. Allora devo restare isolato per una decina di giorni, e non posso fare un tampone perché nell’immediatezza le eventuali positività o negatività potrebbero essere non veritiere. Togliersi un dubbio che ci attanaglia indurrebbe chiunque ad affrontare la realtà sottoponendosi ad un test ma, come detto, non è ancora possibile; la voglia di correre verso uno dei laboratori specializzati è tanta, e la spesa da sostenere non frena affatto. Mi sento bene come non mai, vorrei uscire, lavorare, recarmi in ufficio, ma non si può.
In tutto questo l’hobby della campagna è stato ed è di grande aiuto: nella scorsa primavera, nonostante il lockdown totale a cui siamo stati sottoposti, non ho trascorso mai un intero giorno in casa, allo stesso modo quello che mi succede, la notizia di cui sono stato fatto partecipe, mi lascia quantomeno tranquillo. Nelle ore in cui non sarò al PC per sbrigare in Smart Working le faccende dell’ufficio potrò, nonostante tutto, evadere, uscire, dedicarmi all’orto, all’oliveto, alla piccola casa. Trascorrerò, come già faccio, interi pomeriggi in totale isolamento, la strada asfaltata dista varie centinaia di metri, e il traffico di auto e mezzi agricoli, già di per se poco intenso, giunge alle orecchie quasi gradevole, il vento, poi, intrufolandosi fra i rami produce una sorta di melodia. Le piante sono immobili e non emettono suoni (o almeno noi non siamo in grado di avvertirli), tuttavia si instaura dopo anni con ognuna di esse un rapporto diretto, particolare, una corrispondenza biunivoca che ripaga con grandi soddisfazioni tutto il lavoro ed il sudore che si versa.
A presto, miei cari quattro lettori di questo blog scribacchiato, e spero di comunicarvi che si è trattato ancora un volta solo di una precauzione e… immediatamente dopo: vaccinazione.
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