Si
tratta della prima ed unica iniziativa concreta per il recupero delle parti
private del nostro Borgo, dal momento in cui è cominciato l’abbandono (inizio
anni ottanta), ad oggi. Parlo del cosiddetto Progetto “Case a un euro nel Borgo
di Pietramelara (CE)”, di recente messo in cantiere dall’attuale
Amministrazione Comunale. Secondo tale progetto “I proprietari che intendono
cedere i propri immobili disabitati situati nel centro storico manifestano
adesione all'iniziativa dichiarando la volontà e la disponibilità alla cessione
al prezzo simbolico di un euro dell’immobile dandone comunicazione scritta al
Comune di Pietramelara “. Nella parte comunicativa del progetto si elencano
gli obblighi che gli eventuali acquirenti si impegnano ad osservare, nonché il
ruolo che l’Ente Comunale dovrebbe giocare.
Sottolineata la sostanziale positività dell’idea, peraltro in linea con tanti altri comuni che come il nostro dispongono di un patrimonio abitativo non più adeguato alle esigenze della vita moderna, ma comunque bisognoso di manutenzione, restauro e rifunzionalizzazione, ritengo che qualche perplessità in merito vada espressa.
Orbene, nel manifesto affisso domenica scorsa riportante, per grosse linee, le direttrici del progetto, si illustrano due possibilità per i proprietari di immobili in condizioni di scarsa sicurezza per l’incolumità pubblica e siti nel Borgo: Ipotesi A – provvedere con urgenza all’eliminazione dei pericoli incombenti, o, in alternativa, Ipotesi B- dichiarare di essere disposto alla cessione gratuita dell’immobile ad eventuali richiedenti.
La prima perplessità riguarda il fatto che, anche evidenziandosi un pericolo per la pubblica incolumità, ed individuando nei proprietari degli immobili la responsabilità di eventuali incidenti e danni, non si prevede alcun tipo di contromisura nei confronti di coloro che non aderiscono all’iniziativa, scegliendo né l’ipotesi A, né tantomeno la B.
La seconda perplessità riguarda gli immobili oggetto di simbolica compravendita. Le case del Borgo vantano una storia plurisecolare ma, nonostante ciò, fino a qualche decennio fa non hanno destato pericoli né immanenti, né futuri; neppure il terremoto del 1980 produsse danni degni di nota, soprattutto perché lo sperone calcareo su cui il borgo venne edificato ha assicurato nel tempo stabilità e sicurezza ai residenti. Le lesioni, i calcinacci e i crolli derivano piuttosto dall’incuria di coloro che erano tenuti dalla vigente normativa ad assicurare sicurezza: da una parte i proprietari, dall’altra il Comune che doveva vigilare sull’inosservanza degli obblighi a manutenere gli immobili. Dall’ottanta ad oggi le varie amministrazioni succedutesi, per il timore dell’impopolarità, hanno contribuito a produrre lo stato di cose che osserviamo. D’altronde lo stato di degrado dei fabbricati non è omogeneo: alcuni presentano solo tegole sconnesse in procinto di cadere al suolo, altri lesioni più o meno evidenti, in altri già sono avvenuti crolli di solai e coperture; appare evidente che gli immobili più degradati sono quelli più bisognosi con urgenza di interventi ma, allo stesso tempo meno appetibili da parte di eventuali interessati, e tale fatto è in grado di compromettere seriamente l’efficacia del progetto. Inoltre il costo delle opere edili nel borgo è sensibilmente superiore all’ordinario: nessuno, nel pieno delle facoltà mentali, si accollerebbe una spesa di centinaia di migliaia di euro per recuperare un fabbricato semi crollato, ma sono questi proprio gli immobili che destano più preoccupazioni!
Terza ed ultima perplessità, l’assenza dall’idea progettuale di un attore fondamentale: il delegato al Borgo in Consiglio Comunale; la sua conoscenza dei luoghi, delle problematiche e delle esigenze dei residenti avrebbe senz’altro potuto dare un’accelerazione alle azioni di recupero.
Sottolineata la sostanziale positività dell’idea, peraltro in linea con tanti altri comuni che come il nostro dispongono di un patrimonio abitativo non più adeguato alle esigenze della vita moderna, ma comunque bisognoso di manutenzione, restauro e rifunzionalizzazione, ritengo che qualche perplessità in merito vada espressa.
Orbene, nel manifesto affisso domenica scorsa riportante, per grosse linee, le direttrici del progetto, si illustrano due possibilità per i proprietari di immobili in condizioni di scarsa sicurezza per l’incolumità pubblica e siti nel Borgo: Ipotesi A – provvedere con urgenza all’eliminazione dei pericoli incombenti, o, in alternativa, Ipotesi B- dichiarare di essere disposto alla cessione gratuita dell’immobile ad eventuali richiedenti.
La prima perplessità riguarda il fatto che, anche evidenziandosi un pericolo per la pubblica incolumità, ed individuando nei proprietari degli immobili la responsabilità di eventuali incidenti e danni, non si prevede alcun tipo di contromisura nei confronti di coloro che non aderiscono all’iniziativa, scegliendo né l’ipotesi A, né tantomeno la B.
La seconda perplessità riguarda gli immobili oggetto di simbolica compravendita. Le case del Borgo vantano una storia plurisecolare ma, nonostante ciò, fino a qualche decennio fa non hanno destato pericoli né immanenti, né futuri; neppure il terremoto del 1980 produsse danni degni di nota, soprattutto perché lo sperone calcareo su cui il borgo venne edificato ha assicurato nel tempo stabilità e sicurezza ai residenti. Le lesioni, i calcinacci e i crolli derivano piuttosto dall’incuria di coloro che erano tenuti dalla vigente normativa ad assicurare sicurezza: da una parte i proprietari, dall’altra il Comune che doveva vigilare sull’inosservanza degli obblighi a manutenere gli immobili. Dall’ottanta ad oggi le varie amministrazioni succedutesi, per il timore dell’impopolarità, hanno contribuito a produrre lo stato di cose che osserviamo. D’altronde lo stato di degrado dei fabbricati non è omogeneo: alcuni presentano solo tegole sconnesse in procinto di cadere al suolo, altri lesioni più o meno evidenti, in altri già sono avvenuti crolli di solai e coperture; appare evidente che gli immobili più degradati sono quelli più bisognosi con urgenza di interventi ma, allo stesso tempo meno appetibili da parte di eventuali interessati, e tale fatto è in grado di compromettere seriamente l’efficacia del progetto. Inoltre il costo delle opere edili nel borgo è sensibilmente superiore all’ordinario: nessuno, nel pieno delle facoltà mentali, si accollerebbe una spesa di centinaia di migliaia di euro per recuperare un fabbricato semi crollato, ma sono questi proprio gli immobili che destano più preoccupazioni!
Terza ed ultima perplessità, l’assenza dall’idea progettuale di un attore fondamentale: il delegato al Borgo in Consiglio Comunale; la sua conoscenza dei luoghi, delle problematiche e delle esigenze dei residenti avrebbe senz’altro potuto dare un’accelerazione alle azioni di recupero.
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