Ieri, 15 marzo, è appena trascorso un giorno importate per me: esattamente cento anni, il 15 marzo 1921, fa nasceva la Moto Guzzi, un mito più che un marchio, per generazioni e generazioni di motociclisti. Dagli anni ruggenti, ai conflitti mondiali, al boom economico e fino ai giorni nostri.
Per Carlo Guzzi,
Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli, il sogno di "produrre e vendere
motociclette e perseguire altre attività legate o connesse ai settori
metallurgico e meccanico" sorse per la prima volta durante la prima guerra
mondiale. Loro come molti della loro generazione, che hanno fatto grande il
nostro paese, guardarono oltre il fango delle trincee e fissarono il loro
sguardo sul futuro.
Intorno al 1965, al
vertice di questa catena evolutiva, fa il suo debutto il motore che è diventato
la firma del marchio di Mandello: il bicilindrico trasversale a 90 gradi
raffreddato ad aria. Il cambiamento è stato innanzitutto nella filosofia:
lontano dalle prestazioni fine a sé stesse, più vicine alle esigenze del mondo
reale. Durata, riparabilità, coppia più che potenza vertiginosa sono diventati
i mantra a Mandello. Accoppiato alla trasmissione a cardano, standard di Moto
Guzzi, questo robusto e affidabile propulsore è stato originariamente costruito
pensando agli utilizzi in ambiti istituzionali particolarmente esigenti, come
le Forze Armate; per l’esercito fu infatti sviluppato negli anni ‘60 il famoso
“mulo meccanico”, un mezzo speciale che per primo montò il 2 cilindri a V. Una
filosofia distinta e distante dai “giapponesismi” ancora tanto diffusi nel
mondo delle due ruote.
Cosa ha rappresentato
la Guzzi per il vostro blogger scribacchiante? Beh…dopo circa un trentennio di
moto giapponesi, acquistate soprattutto grazie alla loro larga reperibilità sul
mercato dell’usato a condizioni vantaggiose, il mio cruccio rimaneva sempre
quello… la Guzzi, in particolare la V7, una moto che da oltre cinquant’anni ha
fatto parlare di sé in ogni angolo del mondo. Sui social si possono
visualizzare numerosissimi post di guzzisti di ogni dove, gente dell’Europa
settentrionale, dell’estremo oriente, del Nord America. Ed è proprio lì, negli U.S.A.,
in luogo della fornitura di Harley-Davidson alla polizia, negli anni settanta
tra le più famose alternative ci fu la Moto Guzzi V7 Ambassador 750 (dalla
quale la casa italiana derivò poi la V7 California: ecco spiegata l'origine del
nome), attiva nelle strade di Los Angeles nei primi anni 70 e vista anche in
vari film dell'epoca.
Un desiderio, dicevo, il mio, coronato qualche anno fa, con l’acquisto di una moto rodata ed affidabile, compagna di escursioni di breve e medio raggio, come giornate al mare, in estate, distensive passeggiate in gruppo con altri motociclisti. Purtroppo anche in questo caso la pandemia da COVID ha fatto i suoi immancabili danni: le moto giacciono silenti nei garage, immobili e tristi, come noi, ma sono fiducioso che, al più presto, le riprenderemo per ritornare a calcare l’asfalto sicuri.
Come tutte le Guzzi, attraverso
i secoli, oltre le guerre, oltre le pandemie.
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