Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

domenica 14 marzo 2021

UN POPOLO INCLINE ALLA DEMOCRAZIA


Avevo da lungo tempo notizia della sua esistenza, ma per quanto mi fossi impegnato non ero riuscito in alcun modo a trovarlo: si tratta di un testo dello storico locale Raffaele Alfonso Ricciardi, di Roccaromana, autore tra l’altro della nota sul sacco di Pietramelara del 1496, argomento di questo studio prezioso lo “Statuto Municipale di Pietramelara, confermato nel secolo XVI all’Università dalla feudataria Lucrezia Arcamone”, rivenuto grazie al web nella biblioteca comunale di Formia (come ci sia finito me lo sono domandato anche io). Si tratta di una breve nota critica, scritta nel 1891, di commento agli
   articoli, circa 140, di cui si compone lo statuto stesso; il Ricciardi nel prologo fa un excursus storico sulla genesi giuridica dello statuto, sottolineando il fatto che esso è il prodotto di uno sforzo comune delle popolazioni residenti di riscattarsi ed emanciparsi di fronte ai frequenti soprusi feudali  (la sicura tutela dei diritti e il bisogno di unione in uno scopo comune creavano quell’ambiente propizio alle libertà comunali di fronte ai feudatari). Grazie ad alcuni riferimenti il Ricciardi fa risalire il corpo principale dello Statuto all’età sveva (secolo XII e XIII). Ma chi era Lucrezia Arcamone, la feudataria che confermò (non concesse) all’Università (antica dizione di comune) di Pietramelara le norme contenute nello Statuto? La famiglia Arcamone, greca di origini, ma naturalizzata a Napoli, fu in possesso di molteplici baronie, tra cui quella di Roccaromana. Lucrezia era figlia di Agnello Arcamone, Regio Consigliere ed ambasciatore del Regno di Napoli presso il Papa e la Repubblica di Venezia, signore di molti feudi. Antiche leggende (tutte da confermare) tramandano che sia stata una donna di grande bellezza ed anche di costumi piuttosto liberi.
Lo statuto è scritto per la maggior parte in lingua latina, mentre alcuni articoli, probabilmente aggiunti in un momenti successivi, anche non coevi, sono in volgare. Il vostro blogger scribacchiante, facendo ricorso alle scarse reminiscenze liceali, sta cercando di trascriverlo e tradurlo in italiano, per permetterne una migliore fruizione, forse si rivolgerà a qualche buon amico per essere aiutato in quest’opera “ardua”. Nello statuto molti sono i  rifermenti destinati ad assicurare una “certezza del diritto” che evidentemente all’epoca doveva essere un concetto labile; nel prologo/introduzione (in primis) è fatto obbligo a chiunque abbia responsabilità pubblica (quilibet capitaneus et bajulus) di osservare e far osservare le norme dello statuto; si passa poi alle pene per i bestemmiatori, a norme che riguardano danneggiamenti colposi o dolosi nelle proprietà altrui, le truffe, le modalità di elezione dei rappresentanti del popolo, i compensi dovuti ai pubblici ufficiali ed ai magistrati. Viene affermato e ribadito più volte un principio di grande civiltà giuridica, in virtù del quale nessuno può essere inquisito senza una precisa accusa o denuncia, evidentemente allo scopo di evitare soprusi e persecuzioni da parte del potere costituito nei confronti di strati inermi della popolazione, con scarsa possibilità di difesa. Si spazia, quindi, dal diritto privato a quello pubblico, ed al diritto penale; non mancano interessanti curiosità, come il divieto di gioco (d’azzardo) otto giorni prima e otto giorni dopo il Natale e per l’intero mese di agosto, l’impossibilità ed  il divieto di assumere uffici e cariche pubbliche da parte dei Pietravairanesi (homini terrae Prete cuiscumque conditionis), il divieto di mantenere immondizie davanti al propria abitazione nel periodo estivo e nel giorno di sabato tutto l ’anno; infine grande interesse ricopre, per la datazione, la norma c.35 che obbliga i bestemmiatori ad erigere a proprie spese date quantità di muratura nella costruenda chiesa di San Rocco, e se non si possiedono le risorse, pene alternative (et chi non potesse o volesse pagare ditta pena debba stare per sette dj alla porta detta Ecclesia finche dureando le messe scalzo et con una corcia la collo). Ma, se colà già nel XVI secolo si celebrava messa, la chiesa era in costruzione, o si trattava della ristrutturazione di una preesistenza?
Lo statuto di Pietramelara, in definitiva, è l’ulteriore conferma, ove ve ne fosse bisogno, di una civiltà antica, scevra di timori reverenziali verso il potere e pertanto naturalmente incline alla democrazia.

Nessun commento:

Posta un commento