Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

sabato 6 marzo 2021

UNA SORPRESA A PORTATA DI MANO

 

E’ la curiosità che induce la conoscenza!  Ed è così che ho ritrovato la mappa di cui voglio parlare, curiosando un po’ qua e là sul web, come faccio spesso nei momenti di tempo libero. Visitai qualche sera fa il sito dell’Archivio di Stato di Caserta, e digitando “Pietramelara” sul motore di ricerca interno al sito, mi comparve l’immagine che riporto in copertina. Essa fa parte del Fondo “Usi Civici”, e raffigura con estrema schematicità la piana e le alture che la circondano. La risoluzione dell’immagine acquisita via web non mi permetteva di rendermi conto di particolari importanti, allora sono andato a visionarla dal vivo, nella sala studio dell’archivio, sita nella reggia vanvitelliana: una vera e propria miniera di documenti per chi è appassionato di queste cose. Si tratta di una mappa che rappresenta il territorio di Pietramelara nell’anno 1810: ve ne voglio parlare.
A questo punto una breve digressione: cosa sono gli “usi civici”? …Traggo la definizione dall’Enciclopedia Treccani “Sono diritti perpetui spettanti ai membri di una collettività, come tali, su beni appartenenti al demanio, o a un comune, o a un privato. Sono di origine antichissima, e si collegano al remoto istituto della proprietà collettiva sulla terra (…). Il contenuto di questi diritti è assai vario: facoltà di pascolo, di alpeggio, di far legna, di raccoglier fronde o erba, di spigolare, perfino di seminare. Vitali nel primo Medioevo, non furono scalzati dal feudalesimo. Un aspetto della lotta, sostenuta in età successive dalle città, quindi dalle monarchie, contro il feudalesimo, è la reazione contro le usurpazioni dei signori feudali in danno delle collettività”. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che probabilmente indusse l’indagine territoriale che diede luogo alla redazione della mappa. Era l’epoca napoleonica, Giuseppe Bonaparte, salito sul trono di Napoli aveva abolito la feudalità, in uno sforzo di modernizzazione del regno. Evidentemente erano sorte controversie relative a sconfinamenti ed usurpazioni che innescarono la necessità di ristabilire e risistemare del territorio sotto tale punto di vista, anche graficamente.
Ritornando alla mappa, essa è ovviamente priva di ogni criterio geografico e/o topografico, essendo stata redatta “a vista”, senza l’ausilio di strumenti di misurazione. Il supporto è un cartoncino, tipo bristol, piuttosto spesso, le dimensioni sono di un metro di base e ottanta centimetri di altezza, la tecnica grafica è probabilmente l’acquerello, sul disegno sono state riportate annotazioni in corsivo, a china. La forma del territorio descritto è ellissoidale, con asse maggiore in senso est/ovest, il sud con il Monte Maggiore è in alto, il nord in basso. Quali i particolari salienti che maggiormente colpiscono? Un territorio all’epoca già contraddistinto da particolari ancora presenti, come le diffuse alberature di confine e la presenza di masserie; l’uso del suolo prevalentemente a seminativo, fatta eccezione per un vasto oliveto alle falde del Monticello, che si dichiara appartenere al sig. Lucio Caracciolo, duca di Roccaromana; la presenza di estesi castagneti e querceti alla falde del Monte Maggiore, fino a una certa quota, oltre solo boschi cedui (selvatico); i pantani (le pratole), oggi solo un ricordo, allora una presenza idrologica permanente o quasi, tanto da contrassegnarli in colore azzurrino, erano divisi in una parte comunale e l’altra di “spettanza del duca di Roccaromana” (vedi foto in basso);
l’estensione del territorio comunale sensibilmente maggiore rispetto all’attualità, ricomprendendo  una parte del Monte Maggiore oggi in tenimento di Roccaromana, come  Pizzo Madama Marta e dintorni. Al centro della piana il borgo con la porta di Santa Maria in bella vista  (perduta nell’ultima guerra); alcuni toponimi che si sono conservati (le grotti, pizzo Madama Marta, Santa Maria a Fradejanne, la guarana, il palatiello), altri che hanno mutato nel tempo, come il convento di San Francesco, oggi San Pasquale e la via che conduceva ad esso, anch’essa intitolata a S. Francesco; l’attuale sferracavallo è riportata come “covuccio”, mentre l’adiacente parte del Monticello, quella che oggi sovrasta il cimitero, è riportata come “pietra palomba”.
Che dire? … le sorprese sono dietro l’angolo, basta cercarle!

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