Premesso che qui da noi, in paese, di sicuro ancora non si può parlare di una vera e propria “emergenza rifiuti”, legata allo stato di crisi dettata dallo scioglimento del contratto stipulato dal nostro Comune con la Ditta appaltatrice del servizio di raccolta, la situazione quantomeno desta delle preoccupazioni, legate alla stagione calda e all’incremento della popolazione per il periodo estivo. Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, più e più volte sono state formulate scuse per disservizi che da eventuali potrebbero divenire reali, e si è detto che, nelle more della gara, ci sarà un affidamento temporaneo del servizio ad altra ditta. Qualcosa andava fatto nei confronti di chi si è dimostrato inadempiente rispetto agli obblighi contratti in sede di partecipazione alla gara, anche se non denoto grande tempestività nell’azione amministrativa, come giustamente è stato fatto notare fra gli scranni dell’opposizione, in un assise assorbita in larga parte dallo scontro verbale tra il sindaco Di Fruscio e la consigliera Loredana Palumbo.
Ritengo che in una situazione come quella che si è venuta a determinare, per evitare un aggravamento, ci sia bisogno del contributo di ognuno di noi. Chi possiede un giardino ( e siamo in tanti) stocchi i sacchetti di multi materiale in un angolo, avendo cura di risciacquare piatti e bicchieri in plastica prima di deporli nel sacco; è inutile tirar fuori casa i sacchetti quando vi è una certezza quasi assoluta che essi non saranno ritirati a breve. Per l’umido ci si può provvedere di una compostiera (cfr. immagine di copertina), ma ove essa fosse non disponibile per un motivo qualsiasi anche un cumulo fuori terra può fare al caso nostro; è opportuno che nella compostiera o nel cumulo non finiscano avanzi di carne perché potrebbero attrarre topi, mosche ed altri ospiti indesiderati ed inoltre essere causa di cattivi odori; oppure ancora si possono cedere gli avanzi a qualche amico che ancora alleva polli, galline o un maiale: è questa un’opportunità ulteriore derivante dall’abitare un paese di campagna.
Si riduca al massimo la produzione di indifferenziato, anche una volta superato questo momento di incertezza, perché tale frazione è quella più onerosa da smaltire.
E’ venuto il momento di pensare a soluzioni innovative da condividere: il “compostaggio di comunità” cioè l’ottenimento di compost ricavato direttamente in loco dove si produce lo scarto/rifiuto organico attraverso una compostiera di comunità . Questo sistema è basato sull’uso di piccole “macchine elettromeccaniche” in cui il processo aerobico viene mantenuto e accelerato dal continuo apporto d’aria unito alla continua movimentazione del rifiuto. Al bando regionale del 2017 hanno aderito anche i vicini comuni di Pietravairano e Roccaromana; da noi si potrebbe partire, in via sperimentale, dai grandi parchi condominiali siti in località “la cava”, le cosiddette “palazzine delle cooperative”.
Tutto ciò non ha la pretesa di essere un codice o un decalogo, si tratta di piccole cose, piccole idee, che richiedono un impegno minimo, ma che ci faranno sicuramente sentire meglio inseriti nelle comunità a cui apparteniamo, alleviando una situazione ancora non critica ma di sicuro preoccupante.
Scribacchiando per me
sabato 28 luglio 2018
sabato 21 luglio 2018
MERCATO DOMENICALE: QUESTIONE CONTROVERSA
Diciamoci la verità: il dibattito politico sonnecchia dopo gli eccessi di una campagna elettorale ormai trascorsa da un anno e più. Una questione, tuttavia, anima un poco i capannelli della piazza, specie di domenica mattina, quando essa riassume quell’habitus tanto tipico e caro a molti di noi. Il tema di tante discussioni è il mercato domenicale, di nuovo in paese.
Ricordiamolo: intorno al 2000, l’ amministrazione Di Fruscio diede il la per la costruzione dell’Area Mercato in zona limitrofa al quartiere svizzero, in breve lasso venne acquisito il terreno, fu progettata e realizzata l’opera. Già in fase realizzativa fu spostato il mercato, che si teneva lungo l’asse di via Pescara, dopodiché, ad opera ultimata, lo spostamento divenne definitivo. Le motivazioni addotte allora si riferivano soprattutto a una carenza di sicurezza in quanto le vie di fuga non erano sufficientemente assicurate in caso di incidenti, inoltre i residenti lamentavano fastidi nell’intera giornata domenicale.
La mia posizione al riguardo è sempre stata netta e chiara: spostare il mercato fu un errore dalle conseguenze incalcolabili sull’economia locale e per le sorti del centro storico. L’ho detto a più riprese e l’ho scritto, anche servendomi di questo blog e di altri media, e non cambio idea (cfr. su questo blog https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2011/04/piazza-san-rocco.html, https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/09/edificio-scolastico-di-via-marconi-che.html )
Il mercato dopo circa un quindicennio, lo scorso Natale è stato riportato “in via sperimentale” al centro del paese; opinioni contrastanti al riguardo: i favorevoli, soprattutto commercianti locali, dicono che gli affari, la domenica mattina, vengono trainati dalla presenza del mercato, facendo registrare qualche timido segno di ripresa, i contrari, tra cui primeggiano i rappresentanti della ex amministrazione Leonardo, sostengono che i problemi di sicurezza non sono stati rimossi, che i parcheggi per gli avventori sono un dramma, che nulla è migliorato per l’economia locale, che la fruizione della piazza come luogo di incontro ne ha risentito. Qualcuno di costoro arriva persino a predire l’imminente fine del mercato, perché gli ambulanti si stancano e mano a mano lo lasciano: a costoro va risposto che questa tendenza era già evidente prima dello spostamento “sperimentale”, e che i pericoli di estinzione del mercato sono reali, ma legati all’evoluzione delle modalità di acquisto, nei grandi centri commerciali e sulle piattaforme on line.
Non so come andrà a finire, quando la sperimentazione sarà conclusa, se e quando il mercato ritornerà in via definitiva al centro del paese. Qualcuno parla di un referendum per sondare la volontà della popolazione… vedremo.
Due le considerazioni che vorrei esprimere al riguardo: la prima riguarda la sensazione (mia personale) che veramente qualcosa sta migliorando nel centro storico a noi tutti tanto caro ed importante per il resto del paese; si vede effettivamente qualche persona e qualche gruppo in più pendolare da Piazza San Rocco lungo via Roma verso Piazza Sant’Agostino. Pietramelara la domenica mattina si sveglia meglio, i disagi ci sono, certo, ma legati soprattutto al cantiere dell’ex edificio elementare, rimosso il quale si potrà di nuovo parcheggiare.
In secondo luogo va dato poi atto al Sindaco Di Fruscio del coraggio dimostrato nel tornare sui suoi passi: da fautore ed artefice del mercato “fuori porta”, a protagonista del riposizionamento in centro. Non è cosa da poco, miei cari quattro lettori, e ve lo dice chi di Di Fruscio è stato netto e palese oppositore.
In conclusione ritengo che bisogni aspettare che la situazione si assesti, che forse si dovrà pensare ad una nuova Area Mercato, limitrofa al centro di Pietramelara, in grado di soddisfare giuste esigenze igienico/sanitarie e di sicurezza, ed al contempo mantenere viva la parte più importante del paese.
Ricordiamolo: intorno al 2000, l’ amministrazione Di Fruscio diede il la per la costruzione dell’Area Mercato in zona limitrofa al quartiere svizzero, in breve lasso venne acquisito il terreno, fu progettata e realizzata l’opera. Già in fase realizzativa fu spostato il mercato, che si teneva lungo l’asse di via Pescara, dopodiché, ad opera ultimata, lo spostamento divenne definitivo. Le motivazioni addotte allora si riferivano soprattutto a una carenza di sicurezza in quanto le vie di fuga non erano sufficientemente assicurate in caso di incidenti, inoltre i residenti lamentavano fastidi nell’intera giornata domenicale.
La mia posizione al riguardo è sempre stata netta e chiara: spostare il mercato fu un errore dalle conseguenze incalcolabili sull’economia locale e per le sorti del centro storico. L’ho detto a più riprese e l’ho scritto, anche servendomi di questo blog e di altri media, e non cambio idea (cfr. su questo blog https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2011/04/piazza-san-rocco.html, https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/09/edificio-scolastico-di-via-marconi-che.html )
Il mercato dopo circa un quindicennio, lo scorso Natale è stato riportato “in via sperimentale” al centro del paese; opinioni contrastanti al riguardo: i favorevoli, soprattutto commercianti locali, dicono che gli affari, la domenica mattina, vengono trainati dalla presenza del mercato, facendo registrare qualche timido segno di ripresa, i contrari, tra cui primeggiano i rappresentanti della ex amministrazione Leonardo, sostengono che i problemi di sicurezza non sono stati rimossi, che i parcheggi per gli avventori sono un dramma, che nulla è migliorato per l’economia locale, che la fruizione della piazza come luogo di incontro ne ha risentito. Qualcuno di costoro arriva persino a predire l’imminente fine del mercato, perché gli ambulanti si stancano e mano a mano lo lasciano: a costoro va risposto che questa tendenza era già evidente prima dello spostamento “sperimentale”, e che i pericoli di estinzione del mercato sono reali, ma legati all’evoluzione delle modalità di acquisto, nei grandi centri commerciali e sulle piattaforme on line.
Non so come andrà a finire, quando la sperimentazione sarà conclusa, se e quando il mercato ritornerà in via definitiva al centro del paese. Qualcuno parla di un referendum per sondare la volontà della popolazione… vedremo.
Due le considerazioni che vorrei esprimere al riguardo: la prima riguarda la sensazione (mia personale) che veramente qualcosa sta migliorando nel centro storico a noi tutti tanto caro ed importante per il resto del paese; si vede effettivamente qualche persona e qualche gruppo in più pendolare da Piazza San Rocco lungo via Roma verso Piazza Sant’Agostino. Pietramelara la domenica mattina si sveglia meglio, i disagi ci sono, certo, ma legati soprattutto al cantiere dell’ex edificio elementare, rimosso il quale si potrà di nuovo parcheggiare.
In secondo luogo va dato poi atto al Sindaco Di Fruscio del coraggio dimostrato nel tornare sui suoi passi: da fautore ed artefice del mercato “fuori porta”, a protagonista del riposizionamento in centro. Non è cosa da poco, miei cari quattro lettori, e ve lo dice chi di Di Fruscio è stato netto e palese oppositore.
In conclusione ritengo che bisogni aspettare che la situazione si assesti, che forse si dovrà pensare ad una nuova Area Mercato, limitrofa al centro di Pietramelara, in grado di soddisfare giuste esigenze igienico/sanitarie e di sicurezza, ed al contempo mantenere viva la parte più importante del paese.
martedì 17 luglio 2018
I "CASTELLI" DEL MONTICELLO
Solo chi conosce a fondo il nostro territorio ne ha o ne ha avuto notizia: in pochi sanno infatti dell’esistenza di due significative emergenze sul Monticello, il primo sovrasta il versante Nord, che da sulla piana dei pantani ed il secondo a ridosso del cimitero, versante Est, distanti tra loro 200 metri circa ed entrambi a quota 230 slm, metro più metro meno. La tradizione popolare ha attribuito loro i nomi, rispettivamente, di “Castello Quadrato” e “Castello Rotondo”. In realtà di castelli non si tratta, almeno nel senso stretto della parola: le ridotte dimensioni, lo spessore delle mura che non supera i 50/80 cm, l’assenza di torri o di ruderi di esse, ce ne rendono contezza.
Sono ubicati entrambi nel bosco del Monticello, già proprietà della famiglia Caracciolo, duchi di Roccaromana e padroni di Pietramelara, che ne avevano fatto una piccola riserva di caccia (25 ettari circa) racchiusa pèr l’intero perimetro da un muro in pietra calcarea e malta, alto circa 2 metri e mezzo. Tale fondo boschivo con l’annessa masseria in località San Pasquale, passò poi in tempi più recenti al Marchese Paternò, imparentato coi Caracciolo, attualmente ne sono proprietari gli Eredi Cerbo.
Il Castello Quadrato, sorge in un punto estremamente panoramico, che domina la piana dei pantani, sino alle alture di Marzanello e Pietravairano; la pianta è rettangolare, non rimangono di esso che le mura perimetrali. Dalla tipologia costruttiva si direbbe che in passato si sia trattato di un edificio religioso: forse un conventino, forse l’abitazione di un eremita con annessa chiesetta; l’ipotesi è confermata dal fatto che nella cartografia borbonica del Rizzi-Zannoni (1784) il punto è indicato come “Sant’Angelo”; dato il dislivello rispetto alla vasta radura sottostante, si notano tracce di una scalinata in pietra che doveva agevolare il superamento di tale dislivello (8/10 metri).
Più interessante e intrigante la visita al cosiddetto “Castello Rotondo”: si tratta comunque di un edificio di dimensioni ridotte, su due livelli, di cui l’inferiore è completamente interrato. La parte fuori terra ha pianta anch’essa rettangolare, con spigoli fortemente arrotondati (da cui il nome), la muratura è in tufo nero, a vista. Misteriosa la parte ipogea, a pianta circolare: si tratta di una stanza centrale di forma circolare al cui centro è presente una colonna cilindrica il cui diametro supera il metro; la funzione di tale colonna è portante per l’intera costruzione superiore; la stanza circolare è circondata da un corridoio sull’intera circonferenza… La sua funzione: quasi sicuramente un casino di caccia, a servizio della piccola riserva dei Caracciolo, ove pare fossero allevati cinghiali ed altri ungulati. Il lato esterno del corridoio è intervallato da aperture ad altezza d’uomo, a distanza regolare (cfr. foto di copertina). In un pozzetto, sul pavimento di detto corridoio, vi è un affioramento di acqua, probabilmente per effetto di una falda artesiana. Quali fossero state nel passato le funzioni di tale ipogeo non è riportato in alcun documento e neppure nella tradizione orale popolare se ne rinviene traccia: un’inquietante sensazione di leggenda pervade quel luogo. E’ certo comunque che quella porzione di territorio è disseminata di esoterismo, che solo in parte la pia presenza del Convento Francescano di San Pasquale ha potuto contemperare: a chi ha occhio per queste cose non sarà sfuggito, infatti, che nel nostro cimitero, osservando la facciata delle due cappelle principali sono raffigurati un simbolo massone nel timpano dell’Ave Gratia Plena (cappella r’i signuri) e una croce celtica in quello del Corpus Domini.
I due edifici sul Monticello rappresentano un’ulteriore profonda impronta lasciata dai Caracciolo, famiglia controversa, sul nostro territorio: si sa che la nobiltà partenopea, d’altronde, non ha mai disdegnato rapporti con l’occulto e con l’esoterismo.
Sono ubicati entrambi nel bosco del Monticello, già proprietà della famiglia Caracciolo, duchi di Roccaromana e padroni di Pietramelara, che ne avevano fatto una piccola riserva di caccia (25 ettari circa) racchiusa pèr l’intero perimetro da un muro in pietra calcarea e malta, alto circa 2 metri e mezzo. Tale fondo boschivo con l’annessa masseria in località San Pasquale, passò poi in tempi più recenti al Marchese Paternò, imparentato coi Caracciolo, attualmente ne sono proprietari gli Eredi Cerbo.
Il Castello Quadrato, sorge in un punto estremamente panoramico, che domina la piana dei pantani, sino alle alture di Marzanello e Pietravairano; la pianta è rettangolare, non rimangono di esso che le mura perimetrali. Dalla tipologia costruttiva si direbbe che in passato si sia trattato di un edificio religioso: forse un conventino, forse l’abitazione di un eremita con annessa chiesetta; l’ipotesi è confermata dal fatto che nella cartografia borbonica del Rizzi-Zannoni (1784) il punto è indicato come “Sant’Angelo”; dato il dislivello rispetto alla vasta radura sottostante, si notano tracce di una scalinata in pietra che doveva agevolare il superamento di tale dislivello (8/10 metri).
Più interessante e intrigante la visita al cosiddetto “Castello Rotondo”: si tratta comunque di un edificio di dimensioni ridotte, su due livelli, di cui l’inferiore è completamente interrato. La parte fuori terra ha pianta anch’essa rettangolare, con spigoli fortemente arrotondati (da cui il nome), la muratura è in tufo nero, a vista. Misteriosa la parte ipogea, a pianta circolare: si tratta di una stanza centrale di forma circolare al cui centro è presente una colonna cilindrica il cui diametro supera il metro; la funzione di tale colonna è portante per l’intera costruzione superiore; la stanza circolare è circondata da un corridoio sull’intera circonferenza… La sua funzione: quasi sicuramente un casino di caccia, a servizio della piccola riserva dei Caracciolo, ove pare fossero allevati cinghiali ed altri ungulati. Il lato esterno del corridoio è intervallato da aperture ad altezza d’uomo, a distanza regolare (cfr. foto di copertina). In un pozzetto, sul pavimento di detto corridoio, vi è un affioramento di acqua, probabilmente per effetto di una falda artesiana. Quali fossero state nel passato le funzioni di tale ipogeo non è riportato in alcun documento e neppure nella tradizione orale popolare se ne rinviene traccia: un’inquietante sensazione di leggenda pervade quel luogo. E’ certo comunque che quella porzione di territorio è disseminata di esoterismo, che solo in parte la pia presenza del Convento Francescano di San Pasquale ha potuto contemperare: a chi ha occhio per queste cose non sarà sfuggito, infatti, che nel nostro cimitero, osservando la facciata delle due cappelle principali sono raffigurati un simbolo massone nel timpano dell’Ave Gratia Plena (cappella r’i signuri) e una croce celtica in quello del Corpus Domini.
I due edifici sul Monticello rappresentano un’ulteriore profonda impronta lasciata dai Caracciolo, famiglia controversa, sul nostro territorio: si sa che la nobiltà partenopea, d’altronde, non ha mai disdegnato rapporti con l’occulto e con l’esoterismo.
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