Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

domenica 21 febbraio 2016

LA DIGNITA’ DI CENERENTOLA

Alcune notizie giornalistiche ripetutamente passate sui media più diffusi, ci dicono dello stato attuale della nostra agricoltura: secondo il Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), organismo di ricerca controllato dal Ministero dell’Agricoltura, le attività agricole crescono e si confermano come settore chiave per l’economia italiana.
Nel corso della recente presentazione dell’Annuario dell’agricoltura italiana 2014, l’ente ha anticipato poi alcuni dati del 2015, che vede una produzione in aumento del 2,3%, grazie alle produzioni vegetali (+4,8%), in particolare per vino (+12%) e olio (+47,5%). Segnali di fiducia anche per l’ agrituristimo, che per il 2014 ha confermato la crescita del settore, con un aumento delle strutture del 4%; sempre più importante poi l’agricoltura biologica, con una superficie agricola di circa 1,4 milioni di ettari, in crescita del 5,4% e oltre 55mila operatori biologici. Sul fronte delle eccellenze agroalimentari, anche nel 2014 l’Italia si è posizionata in testa nella classifica Ue per numero di prodotti Dop e Igp, così come mantiene la vetta della classifica anche per le Docg e Doc nel vino. Una vitalità unica, anche in considerazione dell’andamento attuale degli altri settori dell’economia.
Ma c’è da meravigliarsi? … mi domando io. Da sempre la nostra gente è vissuta di questo, il nostro territorio possiede una vocazionalità innata per ogni tipo di produzione agricola, e grazie ad una tradizione plurimillenaria, la qualità di qualsiasi prodotto è tanto elevata da essere riconosciuta in ogni angolo del mondo come superiore, e da produrre innumerevoli tentativi di imitazione.
Eppure se da una parte la stragrande maggioranza dei nostri politici continua a ignorare o a fingere di ignorare tale stato di cose e, per miope calcolo, incentivare comparti produttivi strutturalmente “decotti”, dall’altra anche l’opinione pubblica diffusa mostra disinteresse. Ed allora accanto a scelte deleterie della politica, come il recente permesso accordato all’ingresso dell’olio tunisino sui nostri mercati, la gente comune non si comporta diversamente: dalle nostre parti abbiamo osservato che ettari e ettari dei suoli più fertili sono stati sacrificati per erigere megacentri commerciali; il rispetto del comune cittadino per il territorio agricolo è tanto basso da aver generato la deprecabile abitudine di sversare immondizie nei fossi e a volte anche direttamente sui terreni.
Certo, penserà qualcuno di voi, uno che ha scelto la professione di agronomo non può esprimersi in modo differente ma … non vi sembra, miei cari quattro lettori che sia giunto il momento di cominciare a ripensare alla terra non solo come risorsa economica primaria, in grado di produrre lavoro ed ingente ricchezza, ma anche come un bene meritevole di rispetto e considerazione? A quella che per decenni interi è stata la vera “Cenerentola” dell’economia italiana, deve essere restituita dignità e considerazione.
I “sogni industriali” cozzano sempre più violentemente contro un economia globalizzata, in grado di produrre altrove con costi molto più bassi. Con serenità e realismo bisogna fare qualche passo indietro per permetterne molti più in avanti. E’ giunto il momento di far ritrovare a Cenerentola la scarpina di cristallo … come? Senz’altro tornando alle risorse del territorio, quelle che nessuno ci può togliere; e così l’agricoltura e la collegata enogastronomia, le tradizioni, un paesaggio di bellezza unica, nonostante le violenze subite, prenderanno il posto idealmente e nella realtà, se ben gestite, delle catene di montaggio.

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