Scribacchiando per me
lunedì 4 febbraio 2013
DELLA SOLITUDINE
Non vi sembri, carissimi, irriverente l’accostamento ma, da:
Solo e pensoso i più deserti campi
vo misurando a passi tardi e lenti;
e gli occhi porto, per fuggir, intenti
dove vestigio uman l'arena stampi.
del Petrarca, e siamo intorno al 1300, fino a:
Uscir nella brughiera di mattina
dove non si vede un passo
per ritrovar se stesso
di Lucio Battisti, praticamente nostro contemporaneo, passando per i “sovrumani silenzi, e profondissima quiete” dell’infinito Leopardiano, ritorna sempre questo bisogno dei poeti, dei creativi, di rimanere soli ed allontanarsi dalla folla per sentire sempre più nettamente il suono delle proprie emozioni,
Cos’ è che spinge un uomo a cercare nella natura la risposta ai propri perché, qual è il motivo più recondito di questo voler fuggire,allontanarsi a tutti i costi dai propri simili? Risponde ad un’utilità precisa questo bisogno compulsivo di evadere con la mente, liberare la fantasia, che ricorre da sempre, come si è già detto sopra, anche nella nostra letteratura?
Ritengo che in questo, come per tanti altri comportamenti dell’animo umano, non vi sia una spiegazione logica e condivisibile.
La filosofia “del pensiero debole”, poi, che, come sanno i miei quattro lettori, professo da tempo, porta anche me a volte a ripercorrere (indegnamente) i passi di quei poeti in cerca di solitudine. Ed allora, i campi ed i sentieri divengono il mio vero elemento, anche in inverno, quando la tramontana ti frusta il viso e piega gli alberi più sottili. Nelle cuffiette alle orecchie, scorre musica, ma chi la sente? Ed allora mi ritrovo ad osservare la valle da qualche punto, un po’ più in alto: sotto gli occhi boschetti, fossi gonfi di pioggia, frutteti e vigne, in lontananza l’antico borgo ma… nulla tra essi cattura la mia attenzione; sono, di fatto, immagini virtuali che la mente non realizza; la mente, lei, rimane prigioniera di pensieri, ricordi, volti e situazioni vissuti e visti più o meno di recente; e questo vorticoso turbinio di impressioni ed emozioni dura fino alle prime case dell’abitato dove, con il clacson, un amico che passa veloce ti saluta, riportandoti nella realtà.
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