Secondo una tendenza abbastanza diffusa gli anni ’70 sono quelli delle grandi tensioni ideali, delle contestazioni studentesche, degli “autunni caldi” sindacali. Non è così, o meglio, non è solo così! Rivendico a gran voce, anche in nome e per conto di quelli come me, che noi siamo stati la generazione dei “casinisti”… gente abituata e propensa a “fare ammuina”, noi nati fra gli anni ’50 e 60, interessati quindi, anche e soprattutto, a tematiche ben più effimere. Bastava veramente poco: uno stereo da quattro soldi, due o tre dischi (sequenza ideale 4 “lenti” e massimo uno o due “svelti”) e la festa poteva cominciare.
Sono un nostalgico, forse neppure io posseggo la forza e gli argomenti per negarlo, ma quel tempo, quello della nostra giovinezza, dobbiamo riconoscerlo, è stato veramente bello!
In particolare ricordo il giardino di una “villetta” sita nella periferia del paese, forse l’unica allora a disporre di una rudimentale piscina, nel quale si ballava nelle sere d’estate, quasi ogni sabato e domenica; gli amici che possedevano la villetta, oggi trasformata in condominio a più piani, erano particolarmente ospitali ed orgogliosi di accoglierci . La potenza dello stereo era talmente bassa che si poteva rimanere lì a ballare anche ben oltre la mezzanotte, tanto non era in grado di dar fastidio a nessuno! D’altronde, chi si trovava in quel luogo non era affatto interessato ad ascoltare la musica, che, più che altro, rappresentava un buon pretesto. La scaletta sempre la stessa: “Odio l’estate” di Bruno Martino, le cover italiane di Aznavour, Samba pa ti per i lenti, Oye como va e Barry White per gli svelti. Chi tra noi si atteggiava a dj, dizione quanto mai impropria, anche in considerazione dell’amplificazione disponibile, veniva guardato dai presenti con una sottile vena di invidia, anche perché detentore del potere di guidare la festa alternando lenti e svelti ed, in questo modo, fare da facilitatore per certi approcci.
Frequente era poi l’epilogo del finire vestiti nella piscina, soprattutto se tra i presenti si trovava il carissimo Carlo, un ex paracadutista, grande, grosso e forte come un toro, che purtroppo ci ha lasciato da qualche anno: una sera il sottoscritto, vittima designata da Carlo per uno di questi bagni forzati, fu sollevato da costui con un solo braccio e, di peso scaraventato quasi al centro della piscina; riemerso che fui, mi ritrovai costretto a farmi prestare l’intero abbigliamento, mutande comprese, dal padrone di casa, in quanto l’aria della sera di fine estate si era fatta frizzante e non avevo alcuna voglia di ritornare a casa per cambiarmi.
Gli incontri, gli sguardi, amori che nascevano ed altri che finivano, quante cose potrebbe raccontare quel giardino! Sensazioni innocenti, forti emozioni, divertimento conquistato con poco, sono stati questi gli ingredienti (altrettanto importanti)della giovinezza di una generazione cresciuta fra la strada e la piazza.
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