Caserta, via Vivaldi, ore 15 e 30 circa, sotto la pioggia battente mi avvio a riporre la fida bici nel solito garage; devo girare a sinistra, allungo il braccio, e lui che mi segue (piano) intende che io lo voglia far passare, frena solo quando il muso della “Ipsilon” già quasi mi sfiora; la frenata allungata dal fondo appena umido, l’urto, la caduta: questione di pochi attimi vissuti in un lasso di tempo interminabile.
Penso di esser volato sul cofano, sono sicuro, invece, di essere atterrato su un gluteo, ed adesso ci sorrido anche sopra, ma poteva andare anche molto, ma molto peggio: in quei pochi istanti ripercorri la vita intera, cominci già a pensare che ti porteranno in ospedale, ed anche ad una eventuale permanente invalidità.
Ci vuole molto coraggio, dopo, ad affrontare l’emozione che monta in me, insieme alla paura per il pericolo scampato che, a volte, è superiore a quella di un pericolo eventuale. Ed allora respiro profondamente, come ho imparato a fare per autocontrollarmi, cerco di rassicurare l’investitore che scopro essere anche un collega di ufficio, rassicuro anche i passanti che animati da spirito samaritano vogliono aiutarmi, ed intanto mi rialzo frenato da un dolore lancinante al posteriore.
Riprendo la bici, a fatica la rimetto in ordine di marcia, assistito anche dal mio investitore/soccorritore, mi avvio ai binari, mi aspetta un treno pronto a partire, insieme ai miei abituali compagni di viaggio.
E’ andata bene… sono sicuro che Qualcuno mi è stato affianco anche in quel breve ma intenso lasso di tempo!
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