Chi può scrivere qualcosa sulle mamme, evitando con sicurezza il rischio della retorica?
Ma…è forse retorica quella di un bambino di pochi mesi, che pronuncia come prime sillabe sempre quelle, sempre le stesse: Mam…ma!
E’ questa la domenica della festa della Mamma: è una festa che conosco da sempre, molto, ma molto prima della degenerazione mediatica e filocommerciale, che ha portato, in tempi abbastanza recenti, prima alla Festa del Papà, poi a quella dei Nonni e così via; io lo ricordo bene: questa festa è sempre esistita, anche in periodi più magri di quello attuale. In una domenica di maggio dedicata alla Mamma, nella memoria di un attempato cinquantenne, è vivo il ricordo di recite scolastiche di bambini ed altre iniziative ed eventi sul tema.
Questa festa serve a noi stessi prima che a loro, alle mamme, per permettere di fermarci un attimo a riflettere, dedicare un pensiero ad una mamma vivente, o rimpiangere il tempo trascorso insieme quando la mamma non c’è più, almeno fisicamente.
Dico fisicamente, sì! …perché l’esperienza di aver perso la mamma ti segna per sempre, è vero, ma le mamme non ti lasciano mai, neppure dopo morte.
Ancor oggi, dopo anni, quando (frequentemente) ci rincontriamo nei sogni, al risveglio è forte in me l’impressione di quei due occhi severi ma dolcissimi, che mi scrutano con attenzione passo dopo passo, conoscono ogni mia debolezza e fragilità, ma allo stesso tempo ripongono fiducia illimitata nei miei mezzi.
Mamma, concetto astratto e concretissimo allo stesso tempo, sintesi di domini del pensiero lontani fra loro: biologia, eros, etica, estetica, morale, religione.
Dell’azione di quante mamme è intessuta la storia?...la storia, sì, quella importante e degli uomini importanti, dei Vips, come si direbbe oggi, e quella della gente comune, di tutti i giorni. Quante nel tempo le mano tese per instillare fiducia, infondere sicurezza e coraggio, quanti i sacrifici?... tanti, anche quelli “estremi”.
Auguri a tutte Voi, Mamme.
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