Reti segnate con il birichino ausilio di una mano, fuorigioco trascurati dalla terna arbitrale, falli commessi o ben dissimulati: nulla le sfugge, è la moviola! E’ uno strumento ormai datato, qualche decennio fa di natura essenzialmente ottica e meccanica, oggi elettronico in quasi ogni sua parte.
Anche se nessuno ancora si è degnato di inventarla, ho scoperto, ormai da qualche tempo, che anche dentro di me funziona la “moviola della vita”: si accende da sola e, a volte, è veramente difficile farla spegnere.
Quando è in funzione e ti ripassa davanti al rallentatore un particolare episodio, felice o triste che sia, ti ritrovi studiare ogni minimo movimento del corpo, le espressioni, le parole dette e quelle non dette, i pensieri del momento e le idee che ti sei fatto della cosa appena dopo. Ha un difetto: le manca il tasto “cancella” e ogni file è sempre pronto a riemergere, sfidando e vincendo la cortina polverosa del tempo che già si è accumulata. Che dire poi dei file più recenti: fastidiosissimi più di ogni altro, appaiono “a video” in ogni momento della giornata, specie quando sono solo, o nelle frequenti insonnie . L’energia che le permette di girare è un misterioso composto di memoria, coscienza, consapevolezza di sé ed esperienza.
Il suo fastidioso ma, tutto sommato, utile funzionamento diventa frequente in questo periodo di fine anno, tempo di bilanci. Le piccole soddisfazioni di cui ho goduto, le persone che ho incontrato, la stima che ho saputo suscitare, i volti persi per sempre, gli errori commessi vanno ad arricchire sempre di più l’archivio del suo gigantesco Hard Disk.
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