Sono trascorsi venti lunghi anni
da quel tragico mercoledì 18 febbraio 2004, quando la vita di Mimmo D’Ovidio,
giornalista del Corriere di Caserta, si spezzò contro un palo maledetto a
Piedimonte Matese. Ho cercato sul web qualcosa che lo descrivesse: può apparire
strano ma, le ultime ore della sua vita D’Ovidio le trascorse in un ristorante
di Piana di Monte Verna, il Love Story, leggendo alcuni passi della Bibbia.
Quella sera Mimmo era lì non solo per mangiare una pizza, ma soprattutto per
lavorare. C’erano le elezioni comunali in paese e Mimmo curava la pagina
Piedimonte Matese – Caiazzo. Questo è quanto riportato in un articolo
pubblicato sulla pagina del Corriere CE, che porta la data del 18 febbraio
2008.
Diciamo che a Pietramelara tutti lo chiamavano con il suo nome di battesimo Domenico, e che Mimmo è stato un vezzo, una sorta di nome d’arte giornalistico; altri si rivolgevano a lui dandogli del “cavaliere”, altri ancora lo chiamavano “Rummenigge”, come il famoso calciatore tedesco, per la sua grande passione per il calcio.
Ma chi è stato per Pietramelara Domenico? Cosa sopravvive di lui? Certo che dopo un ventennio i ricordi si affievoliscono, e con il ricambio generazionale la memoria a volte si dissolve. Domenico, figlio di Matteo, proveniva da una famiglia contadina, con tutto il portato di valori che la cosa comporta: rispetto, volontà di progredire ed evolversi, umiltà, legame stretto con la famiglia; era gemello di Franco, due vere “gocce d’acqua”, come si suol dire. Ricordo e, chi ha la mia stessa età ricorda la sua ironia, la giovialità, il suo saper mettere a proprio agio coloro che intervistava, e il suo modo di fare stampa, sempre corretto. Studiò da Perito Agrario e conseguì il suo diploma, ma non esercitò mai quella professione. Una grande passione per lo sport, specie per il calcio. Cominciò a farsi strada nel giornalismo locale, con qualche apparizione anche in video per le emittenti del territorio, fino a divenire una delle firme più seguite da coloro, come il sottoscritto, interessati alla vita politica in provincia di Caserta e nell’Alto Casertano; gli articoli che pubblicava recavano la sua sigla “Mdov”. Le sue cronache hanno sicuramente conferito visibilità al nostro paese un po’ defilato. Nel commentare la sua tragica fine Gianluigi Guarino, scriveva di lui “eravamo fieri di essere “gente di paese” in rapporto a questa arena di livori, colpi bassi e slealtà con cui eravamo costretti a misurarci ogni giorno. Ci piaceva un mondo sentirci contadini, gente abituata a confrontarsi lealmente, guardando negli occhi il proprio interlocutore”
Sembra che in quella drammatica sera d’inverno, a Mimmo toccò di leggere questo passo biblico: “Fatevi trovare pronti, quando il signore vi chiamerà, perché non ci sarà alcun preavviso. Ed allora le vostre opere saranno valutate tutte, sia nel bene che nel male!”. Mimmo incredibilmente si commosse, ma poi riavutosi continuò a mangiare il soffritto di maiale preparato per l’occasione, ed ebbe ad esclamare “Non mangiavo del soffritto così buono da quando la buon’anima di Mamma mia me lo cucinava!” A mezzanotte e mezza Mimmo lasciò il locale e rifornì l’auto di carburante, subito dopo partì per il suo più lungo e intenso dei viaggi!
Diciamo che a Pietramelara tutti lo chiamavano con il suo nome di battesimo Domenico, e che Mimmo è stato un vezzo, una sorta di nome d’arte giornalistico; altri si rivolgevano a lui dandogli del “cavaliere”, altri ancora lo chiamavano “Rummenigge”, come il famoso calciatore tedesco, per la sua grande passione per il calcio.
Ma chi è stato per Pietramelara Domenico? Cosa sopravvive di lui? Certo che dopo un ventennio i ricordi si affievoliscono, e con il ricambio generazionale la memoria a volte si dissolve. Domenico, figlio di Matteo, proveniva da una famiglia contadina, con tutto il portato di valori che la cosa comporta: rispetto, volontà di progredire ed evolversi, umiltà, legame stretto con la famiglia; era gemello di Franco, due vere “gocce d’acqua”, come si suol dire. Ricordo e, chi ha la mia stessa età ricorda la sua ironia, la giovialità, il suo saper mettere a proprio agio coloro che intervistava, e il suo modo di fare stampa, sempre corretto. Studiò da Perito Agrario e conseguì il suo diploma, ma non esercitò mai quella professione. Una grande passione per lo sport, specie per il calcio. Cominciò a farsi strada nel giornalismo locale, con qualche apparizione anche in video per le emittenti del territorio, fino a divenire una delle firme più seguite da coloro, come il sottoscritto, interessati alla vita politica in provincia di Caserta e nell’Alto Casertano; gli articoli che pubblicava recavano la sua sigla “Mdov”. Le sue cronache hanno sicuramente conferito visibilità al nostro paese un po’ defilato. Nel commentare la sua tragica fine Gianluigi Guarino, scriveva di lui “eravamo fieri di essere “gente di paese” in rapporto a questa arena di livori, colpi bassi e slealtà con cui eravamo costretti a misurarci ogni giorno. Ci piaceva un mondo sentirci contadini, gente abituata a confrontarsi lealmente, guardando negli occhi il proprio interlocutore”
Sembra che in quella drammatica sera d’inverno, a Mimmo toccò di leggere questo passo biblico: “Fatevi trovare pronti, quando il signore vi chiamerà, perché non ci sarà alcun preavviso. Ed allora le vostre opere saranno valutate tutte, sia nel bene che nel male!”. Mimmo incredibilmente si commosse, ma poi riavutosi continuò a mangiare il soffritto di maiale preparato per l’occasione, ed ebbe ad esclamare “Non mangiavo del soffritto così buono da quando la buon’anima di Mamma mia me lo cucinava!” A mezzanotte e mezza Mimmo lasciò il locale e rifornì l’auto di carburante, subito dopo partì per il suo più lungo e intenso dei viaggi!
Nessun commento:
Posta un commento