Siamo ormai entrati
nella fase centrale dell’inverno, caratterizzata ordinariamente da freddi
pungenti, cieli grigi e a volte da nevicate, più o meno abbondanti. Il fenomeno
tipico di tale periodo è però la presenza di gelate mattutine, con il
termometro che scende abbondantemente sotto lo zero. La cultura popolare, a tal
proposito vuole che “hann’a carì quattu geli prim‘e Natale” (devono
verificarsi quattro gelate nel periodo prenatalizio, ndr). Non ho contato
quante gelate vi siano state effettivamente tra novembre e dicembre ma, di
sicuro, più di un mattino ci siamo svegliati con la campagna circostante
imbiancata e un sottile velo di ghiaccio sulle auto rimaste per strada durante
la notte. La gelata, va detto, ordinariamente non è un fenomeno notturno, ma si
verifica all’alba. I meteorologi definiscono il fenomeno “inversione termica”, molto
frequente durante la stagione invernale; si dice “inversione” perché è una
condizione in cui l’andamento della temperatura lungo la verticale si
“inverte”, ossia aumenta al salire della quota, anziché scendere come di
consueto.
Per avere inversione termica anzitutto dobbiamo trovarci in condizioni di alta pressione, ossia in condizioni di correnti discendenti. Perché dunque l’aria è più fredda in basso che in alto? Perché in condizioni di alta pressione, con cielo sereno e vento calmo, il raffreddamento del terreno è massimo. Ma l’aria fredda è più densa e pertanto diventa più pesante rimanendo incollata al suolo. Sopra inoltre c’è l’alta pressione, dove l’aria scende dalle alte quote e si scalda per compressione creando una sorta di coperchio che divide l’aria calda in alto da quella fredda in basso. Solo un energico rimescolamento dei bassi strati potrà sbloccare questa situazione.
I fattori predisponenti sono innanzitutto la presenza di montagne e colline; nelle vallate la ventilazione debole permette un irraggiamento migliore e l'aria più fredda staziona facilmente nei bassi strati.
Altri fattori importanti sono la lontananza da isole di calore (in città la temperatura è più elevata rispetto alle zone di campagna), e la distanza dal mare.
Il nostro territorio comunale e, nello specifico, la parte che riguarda l’abitato è circondato da alture: Monte Maggiore a Sud, le montagne di Roccaromana ad est, il Monticello a Nord Ovest, inoltre a pochi chilometri in linea d’aria il Matese è frequentemente ricoperto di neve. Tali condizioni rendono, per Pietramelara e dintorni, particolarmente frequente il fenomeno delle gelate, anche se va detto che negli ultimi anni la frequenza è divenuta sensibilmente minore. Tuttavia le gelate e le basse temperature, se si verificano nel periodo in cui sono tipiche, hanno importanti effetti positivi: morte di insetti svernanti nel suolo e nella corteccia delle piante, soddisfacimento del naturale “fabbisogno in freddo” delle piante, che nella successiva primavera rifioriranno e fruttificheranno più abbondanti. Da temere invece le gelate tardive, quelle si, esse si verificano in marzo/aprile e portano al disseccamento di gemme e rametti verdi, morte dei fiori e dei frutticini appena formati.
Per avere inversione termica anzitutto dobbiamo trovarci in condizioni di alta pressione, ossia in condizioni di correnti discendenti. Perché dunque l’aria è più fredda in basso che in alto? Perché in condizioni di alta pressione, con cielo sereno e vento calmo, il raffreddamento del terreno è massimo. Ma l’aria fredda è più densa e pertanto diventa più pesante rimanendo incollata al suolo. Sopra inoltre c’è l’alta pressione, dove l’aria scende dalle alte quote e si scalda per compressione creando una sorta di coperchio che divide l’aria calda in alto da quella fredda in basso. Solo un energico rimescolamento dei bassi strati potrà sbloccare questa situazione.
I fattori predisponenti sono innanzitutto la presenza di montagne e colline; nelle vallate la ventilazione debole permette un irraggiamento migliore e l'aria più fredda staziona facilmente nei bassi strati.
Altri fattori importanti sono la lontananza da isole di calore (in città la temperatura è più elevata rispetto alle zone di campagna), e la distanza dal mare.
Il nostro territorio comunale e, nello specifico, la parte che riguarda l’abitato è circondato da alture: Monte Maggiore a Sud, le montagne di Roccaromana ad est, il Monticello a Nord Ovest, inoltre a pochi chilometri in linea d’aria il Matese è frequentemente ricoperto di neve. Tali condizioni rendono, per Pietramelara e dintorni, particolarmente frequente il fenomeno delle gelate, anche se va detto che negli ultimi anni la frequenza è divenuta sensibilmente minore. Tuttavia le gelate e le basse temperature, se si verificano nel periodo in cui sono tipiche, hanno importanti effetti positivi: morte di insetti svernanti nel suolo e nella corteccia delle piante, soddisfacimento del naturale “fabbisogno in freddo” delle piante, che nella successiva primavera rifioriranno e fruttificheranno più abbondanti. Da temere invece le gelate tardive, quelle si, esse si verificano in marzo/aprile e portano al disseccamento di gemme e rametti verdi, morte dei fiori e dei frutticini appena formati.
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