Il 19 luglio del 1961, esattamente ben 62
anni fa prese inizio, dagli studi RAI di Corso Sempione a Milano la
trasmissione televisiva a quiz “Chissà chi lo sa?” condotta da Febo Conti (vedi foto di copertina), per
la regia di Cino Tortorella. All’annuncio “Squillino le trombe, entrino le
squadre”, ragazzi provenienti da due diverse scuole medie italiane, invitate a
partecipare alla trasmissione, si sfidavano a colpi di domande di cultura
generale, enigmi e giochi vari. Il premio finale consisteva in libri destinati
alla biblioteca della scuola vincente. La scuola vincitrice si ripresentava
nella puntata successiva per una nuova sfida con un'altra scuola. La
trasmissione diventò un appuntamento fisso per i ragazzi per tutti gli anni
’60. Il gioco era inframezzato dall'intervento di alcuni ospiti, solitamente
almeno una esibizione di un artista (cantante o attore) noto del periodo, ed un
incontro con un adulto affermatosi nel suo campo professionale, che spiegava ai
ragazzi i "segreti" per intraprendere la sua carriera lavorativa. Tra
i numerosi ospiti si ricordano Fabrizio De André che presentò “La canzone di
Marinella”, Arthur Brown che con un braciere acceso in testa cantò “Fire”,
Herbert Pagani con “Cin cin con gli occhiali”, Gino Bramieri, Enzo Jannacci con
“Vengo anch'io. No, tu no”, Paolo Villaggio, il complesso dei Personaggi con
"Terra Arida" e Nada. Con ben 13 edizioni, dal 19 luglio 1961 alla
tarda primavera del 1972, "Chissà chi lo sa" è stata una delle
trasmissioni più longeve della RAI.
Il vostro blogger scribacchiante, insieme ad amici, sorelle e cugini non perdeva una sola puntata di quella trasmissione che andava in onda nel pomeriggio del sabato. Ricordo che un giorno a scuola qualcuno lanciò l’idea di partecipare, come squadra della Scuola Media Giovanni XXIII di Pietramelara, richiesta peraltro subito messa a tacere dalla professoressa di lettere, conscia forse del livello di preparazione non ritenuto ottimale. Si sa: eravamo una classe “rurale”, qualche analfabetismo vero o “di ritorno” non era rarissimo tra i genitori; molti di noi una volta ritornati a casa dovevano andare “al mastro”, per imparare un mestiere, oppure badare agli animali al pascolo, in campagna… forse erano queste le motivazioni della mancanza di entusiasmo della professoressa che sentiva il rischio di una brutta figura. Fosse successo oggi, forse le cose potrebbero essere andate diversamente: il pudore della professoressa, forse la sua onestà professionale impedì sul nascere che noialtri vivessimo quell’esperienza ma, tant’è! Continuammo a guardare interessati quella bella trasmissione che stimolava i ragazzi allo studio e alla conoscenza, e se oggi ne parlo e ne scribacchio è anche per il piacevole ricordo che ancora alberga in me.
Il vostro blogger scribacchiante, insieme ad amici, sorelle e cugini non perdeva una sola puntata di quella trasmissione che andava in onda nel pomeriggio del sabato. Ricordo che un giorno a scuola qualcuno lanciò l’idea di partecipare, come squadra della Scuola Media Giovanni XXIII di Pietramelara, richiesta peraltro subito messa a tacere dalla professoressa di lettere, conscia forse del livello di preparazione non ritenuto ottimale. Si sa: eravamo una classe “rurale”, qualche analfabetismo vero o “di ritorno” non era rarissimo tra i genitori; molti di noi una volta ritornati a casa dovevano andare “al mastro”, per imparare un mestiere, oppure badare agli animali al pascolo, in campagna… forse erano queste le motivazioni della mancanza di entusiasmo della professoressa che sentiva il rischio di una brutta figura. Fosse successo oggi, forse le cose potrebbero essere andate diversamente: il pudore della professoressa, forse la sua onestà professionale impedì sul nascere che noialtri vivessimo quell’esperienza ma, tant’è! Continuammo a guardare interessati quella bella trasmissione che stimolava i ragazzi allo studio e alla conoscenza, e se oggi ne parlo e ne scribacchio è anche per il piacevole ricordo che ancora alberga in me.
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