Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

venerdì 8 luglio 2022

50 ANNI DI PIZZE PIETRAMELARESI

 

La recente inaugurazione del locale 𝐏𝐢𝐳𝐳𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐓𝐨𝐭𝐨̀ & 𝐅𝐢𝐟𝐢̀", sito in Pɪᴀᴢᴢᴀ Mᴀᴢᴢɪɴɪ, 149 -, avvenuta nella serata di mercoledì scorso, offre al vostro blogger scribacchiante l’occasione per tracciare la storia della pizza nel nostro territorio. Si tratta di aver realizzato accanto a una preesistenza, un locale di tono ben più elevato, realizzato con positivo spirito di marketing. Ad occuparsi della comunicazione e della tecnica degli impasti il giovane Pietro, figlio del titolare Antonio Squillacioti, per il quale anche la pizza deve stabilire un forte legame con il territorio, come avviene, ad esempio, con la “fore carpene”, offerta ai clienti con una vellutata di broccoletti,  e rifinita con carne saucicciara.
Per fare un passo indietro, la storia della pizza in Pietramelara parte nei lontani (ahimè) anni sessanta: pochi lo ricorderanno ma in piazza Sant’Agostino, nei locali accanto al bar attualmente gestito dalla famiglia Russo, fu allestito il primo timido tentativo: durò poco! Nei primi anni settanta, invece, rientrò dalla Svizzera Giacomino Rozzi, uomo con idee abbastanza chiare che, dopo un breve periodo di formazione presso qualche pizzeria del napoletano, allestì in via Angelone, a pochi passi da casa mia, un locale di poche pretese: un’unica sala e un forno a vista, ma destinato a crescere nelle dimensioni, nel fatturato e nella fama. L’offerta del menù si basava solo su due/tre pizze: la napoletana classica, con pomodoro e origano, la margherita e, a volte, la quattro stagioni. Man mano che il tempo passava gli avventori e le famiglie cominciarono ad interessarsi, affidando al caro Giacomino anche l’organizzazione di banchetti nuziali; la consorte, signora Angelina collaborava attivamente in sala e, quando sulla coppia cominciò a farsi sentire il carico degli anni, la pizzeria fu ceduta; attraversò due o tre cambi di gestione, dopodiché, fu definitivamente chiusa agli inizi del terzo millennio. Sono convinto che il fattore che maggiormente influenzò il declino del locale fu la limitata possibilità di parcheggiare nei paraggi, la qualità delle pizze, infatti, mantenne fino alla fine uno standard di buon livello.
Si attraversò poi un periodo di qualche anno non esistevano pizzerie in Pietramelara, il Pagliarone del vulcanico Gianni Casillo era aperto solo nel week end e, chi voleva gustare il famoso alimento, trasformatosi nel frattempo da fatto puramente campano in international food, doveva spostarsi su Caianello, Vairano o altri paesi limitrofi.
Arriviamo così ai giorni nostri: accanto alla citata 𝐓𝐨𝐭𝐨̀ & 𝐅𝐢𝐟𝐢̀, in un locale del corso che molti ricorderanno come sede del cinema, troviamo (appunto) la Pizzeria del Corso, da un'idea di Cosimo Chiodi, il quale ha dichiarato di volersi muovere su tre direttrici: diversificazione, identità e sostenibilità.
“La ricerca delle mie farine è indirizzata verso l’esaltazione delle diverse personalità e posso esprimermi al meglio e dare un dato carattere alle mie pizze perché conosco i diversi sapori, le specifiche tecniche e le potenzialità di ciascuna farina proposta” aggiunge Cosimo, che recentemente ha partecipato a eventi di portata nazionale destinati a far conoscere i pizzaioli campani e il sistema produttivo che gira loro intorno.
Infine, appena fuori Pietramelara, di fronte al campo sportivo la Pizzeria 5 Castelli di Antonio Peluso, in cui si può gustare un'ottima pizza ancora fatta secondo i canoni classici tipici della città di Napoli.

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