Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

giovedì 14 luglio 2022

UN GRADITO RITORNO

E’ tornato a farsi notare in più di un campo coltivato, si tratta del grano, un tempo la coltura più presente sul nostro territorio. Tra i cereali il grano (genere triticum) è di sicuro il più importante e studiato, fino agli anni sessanta/settanta mantenne la sua importanza, successivamente la globalizzazione, fenomeno economico, sociale e politico che ci ha condizionato sempre in modo crescente, ha fatto sì che i prezzi di mercato divenissero sempre meno remunerativi. I grandi utilizzatori, mulini e pastifici, trovavano sempre più conveniente il grano proveniente da USA, Canada e Ucraina; reggere per i nostri produttori la concorrenza di questi paesi diveniva sempre più difficile, se non impossibile, anche se poi per ragioni di marketing si propagandavano i prodotti (pane e pasta) “da grani italiani”.

la mietitura

L’aggressione russa all’Ucraina ha in qualche modo mutato lo scenario ed allora, con i prezzi di marcato in risalita è divenuto di nuovo conveniente coltivare grano in Italia, specie nelle regioni meridionali. Torneremo a rivedere le grandi distese gialle del grano maturo, con tutto il patrimonio immateriale di cultura legata ad esso? Chissà, se cesserà il conflitto, come ci auguriamo, i prezzi delle materie utilizzate (sementi, carburanti e concimi) scenderanno ma, del pari tornerà a scendere anche il prezzo di questo cereale che è uno dei cardini dell’alimentazione mediterranea, pertanto i margini di guadagno collegati alla coltura del grano si assottiglieranno fino ad annullarsi, pertanto almeno in zone marginali come le nostre il grano tornerà ad essere un ricordo.  Ed è un ricordo di bambino il rituale che si sviluppava intorno alla trebbiatura: uomini che sfidavano il caldo del giugno inoltrato, la polvere e la fatica, per alimentare la trebbia (cfr. foto di copertina), o come la si soleva chiamare “a machina”.

la trebbiatura

 E che si trattasse di una macchina per antonomasia lo si capiva perché al momento della trebbiatura si raccoglievano le soddisfazioni (e le delusioni, sigh) di un anno intero dedicato alla preparazione del terreno, alla semina, al diserbo (allora assolutamente manuale), alla concimazione e alla mietitura (cfr. foto di copertina). Terminate le fatiche della trebbiatura, si poteva far festa… ed allora per gli uomini impegnati era tradizione allestire un pranzo da re, con antipasti di salumi e formaggi, pasta al ragù, pietanze di carne varie il tutto con abbondanti libagioni dei nostri generosi vini.

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