Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

mercoledì 14 luglio 2021

BIODIVERSITA' PIETRAMELARESE

 

La biodiversità è la grande varietà di animali, piante, funghi e microorganismi che vivono intorno a noi. Una molteplicità di specie e organismi che, in relazione tra loro, creano un equilibrio fondamentale per la vita sulla Terra. La biodiversità infatti garantisce cibo, acqua pulita, ripari sicuri e risorse, fondamentali per la nostra sopravvivenza.
Tuttavia, questo fragile equilibrio è oggi a rischio a causa della nostra presenza e delle nostre attività umane, ed allora… Qual è lo stato di conservazione della biodiversità nel nostro territorio?
Il ragionamento è complesso: il territorio pietramelarese (e dei dintorni) ricomprende ambienti di pianura, destinati all’urbanizzazione e alle colture agricole, bassa e media collina, soggette ad un processo di abbandono delle colture agrarie, che tuttavia ancora resistono, accanto a boschi che man mano ne prendono il posto, ed infine ambienti di montagna ricoperti prevalentemente da boschi cedui, o da pendici denudate.
È ovvio che nelle zone urbanizzate la biodiversità sia nulla o quasi, limitandosi a qualche animale domestico e ai piccioni che da qualche anno ci hanno letteralmente invaso; negli areali agricoli di pianura   le colture agrarie, caratterizzate da lavorazioni meccaniche rumorose, impiego di fitofarmaci, presenza umana, causano fastidi alla flora spontanea ed alla fauna;  il caso del cinghiale va in controtendenza, trattandosi di un animale di elevate prestazioni riproduttive ed  assolutamente privo di nemici naturali, le incursioni di interi branchi nei campi coltivati a mais , nelle vigne e nei noccioleti, vere spine dorsali della nostra economia agricola, da tempo suscitano preoccupazioni. La bonifica dei “pantani”, da circa un quarantennio ha limitato il “passo” dei trampolieri, migranti da e per l’Africa, specie degli aironi, che un tempo erano ricorrenti. Va sottolineato inoltre che l’opera di ripulitura dei fossi e dei rivi, ha portato alla completa eliminazione della vegetazione spondale, determinando un’impossibilità materiale ad alcune specie di uccelli stanziali di nidificare, proprio in tale microambiente. Tanto premesso e   fatte le dovute eccezioni, quindi, si può dire che in pianura il livello di biodiversità sia modesto.
Diversa e migliore è invece la situazione in collina: la presenza di boschetti, accanto a colture agrarie, ha permesso lo sviluppo e l’incremento numerico per alcune specie; è questo il caso, ad esempio del gheppio comune (Falco tinnunculus) un rapace della famiglia Falconidae. Di modeste dimensioni ma dal volo estremamente elegante, la sua presenza, oltre ad essere un importante indicatore ambientale, ha limitato fortemente l’espandersi delle cornacchie, altro flagello per l’agricoltura, permettendo, ove presente, il ripristino di un equilibrio faunistico importantissimo ai fini della biodiversità. Altro “ritorno” che si comincia a notare è quello del tasso (Meles meles), dalla caratteristica mascherina nera sulla faccia bianca, specie protetta è un mammifero carnivoro della famiglia Mustelidae. Col suo metro di lunghezza e i quasi 15 kg di peso, questo animale rappresenta una delle specie di mustelidi di maggiori dimensioni. Tramite fototrappole è stato possibile, inoltre, confermare la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris), piccolo felino, comunque di dimensioni maggiori rispetto al gatto domestico.
Gli ambienti montani, infine, sono estremamente più “biodiversi”. Il motivo è intuibile: la presenza dell’uomo sporadica e l’assenza di attività quasi assoluta, fa sì che le comunità animali e vegetali si mantengano in equilibrio fra loro.  Il nostro Monte Maggiore, d’altronde, non dispone di acque superficiali, in grado, ad esempio di sostenere la presenza di grandi ungulati selvatici, se si fa eccezione per il cinghiale che nottetempo fa incursioni in pianura alla ricerca di cibo ed acqua, e di qualche gruppo di capre rinselvatichite, anch’esse localizzate grazie all’impiego di fototrappole.  Negli anfratti dei notevoli strapiombi rocciosi di Pizzo San Salvatore e Pizzo Madama Marta, nidifica anche qualche rapace di dimensioni maggiori, falchi ed addirittura qualche aquila, la cui presenza, però, va confermata.
 
 

1 commento:

  1. Ciao Francesco.
    Ti posso confermare che diversi anni fa, quando andavo ancora a caccia al cinghiale fu avvistata una lince dall'amico Peppino Bonafiglia.
    Io stesso, poi, ebbi un incontro ravvicinati con un gatto selvatico.

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