A conferma della sua importanza artistica è stata dichiarata monumento nazionale. Parlo della Chiesa dell’Annunziata, fondata nel 1497 circa, da Faustina Colonna, con la funzione di “cappella palatina” del maestoso palazzo ducale che sorge nelle vicinanze ed a cui era collegata tramite i “giardini del Pomaro” (di cui si conserva ancora il nucleo). Rinnovata nell’interno e ornata di stucchi e altari marmorei nel sec. XVII, vanta una preziosa pala d'altare raffigurante l'Annunciazione e presenta, a rivestimento della cupola absidale, affreschi raffiguranti i quattro Profeti Maggiori, che sono stati attribuiti alla scuola del Giorgione (attribuzione dubbia). La presenza di tale lavoro, di scuola veneta, del cinquecento testimonia gli importanti legami commerciali che Pietramelara svolgeva con le importanti corti rinascimentali del Nord Italia.
La testimonianza storica più preziosa e dettagliata relativa a tale edificio di culto la ritroviamo in una lettera scritta nel 1922 da Giulio Marcello, Priore p.t. della “Congregazione delli Fratelli della SSma Annunziata della Terra di Pietramellara schiavi del SS Sacramento” ed indirizzata al parroco del tempo Don Giambattista Lambiase. In tale lettera che ha la forma di sintesi di uno studio all’uopo condotto, ed il cui stile tradisce un certo attrito tra mittente e destinatario, forse a causa di una disputa legale, si comunica che una volta succeduto alla Colonna, nel Feudo, Don Paolo Mendoza, costui istituì detta congregazione. Le regole furono sottoscritte dagli adepti il 16 aprile 1619 e nel 1638 il Papa Urbano VIII la riconobbe ufficialmente con propria bolla. Passato il feudo di Pietramelara alla Famiglia Giovino, la cappella dell’Annunziata fu ceduta dal patrimonio feudale alla congregazione, che ne mantenne la proprietà fino al 1823. In tale anno il Municipio di Pietramelara, non disponendo di risorse per costruire un cimitero, chiese alla congregazione, ed ottenne, il permesso di seppellire i morti nella Chiesa dell’Annunziata, offrendo in cambio la possibilità di officiare nella Chiesa di Sant’Agostino, divenuta ai primi del ‘800, per effetto delle leggi napoleoniche, di proprietà comunale.
L’impianto architettonico dell’edificio è a tre navate: in esse vi sono tre cappelle per lato. Il bellissimo altare in onice e alabastro (si vuole estratti nel Montemaggiore) fu fortemente rimaneggiato nei primi anni ‘60 da Don Roberto Mitrano, parroco, per adeguarlo ai dettami del Concilio Ecumenico: fu eliminata la balaustra originaria e furono delocalizzate le porte laterali; in quegli anni fu altresì costruita la torre campanaria, a sinistra della Chiesa.
La storia recente della chiesa si fonde con quella di Don Roberto, per un cinquantennio parroco: furono anni di grande fermento giovanile, che si venne a coagulare intorno ad essa: le attività di animazione di quel tempo segnavano successi partecipativi di grande rilevanza, in una Pietramelara distante dall’attuale, perché connotata da un fortissimo “comune sentire”. Il Mitrano in altre parole intuì che la contestazione giovanile di quegli anni andava interpretata e (in qualche modo) gestita, facilitato nel suo intento da un tessuto rurale ancora estremamente sensibile a certi valori, anche nei più giovani ed arrabbiati.
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