Scribacchiando per me

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il blog di un pietramelarese

sabato 3 febbraio 2018

LA CHIESA DI SAN ROCCO

Si tratta del maggiore edificio di culto esistente sul nostro territorio, anche se le dimensioni attuali sono sensibilmente aumentate nel tempo, grazie a successivi ampliamenti e rifacimenti. Parlo della chiesa di San Rocco, da tempo immemore dedicata al culto del “Pellegrino di Montpellier”; qualcuno vuole che tale culto sia addirittura precedente alla prima edificazione, perché introdotto intorno al 1264 a Pietramelara dall’allora governatore Adamo Vasè, imparentato con il Santo.
Sede della parrocchia dei Santi Martino e Donato, alla prima edificazione cinquecentesca era più piccola dell’attuale, mancando l’abside e le due cappelle laterali, dette di Santa Maria Magna e del “tesoro”. Da sottolineare che la realizzazione dell’abside avvenne “a spese” della sede stradale, interrompendo l’ampio vicolo (oggi cieco) che collegava, tramite la cosiddetta “Porta dell’Olivella”, le attuali via Roma e via Matese, all’altezza dello sbocco di via San Leonardo; in seguito a questa costruzione la porta, un tempo molto importante per l’accesso da nord, perse progressivamente di importanza fino ad essere soppressa e murata.
Il campanile annesso recava in sommità una cuspide in stile moresco, come da alcuni dipinti pervenuti, attualmente è monco.
L’attuale aspetto della chiesa risale all’ultimo restauro, avvenuto fra la fine del ‘800 e gli inizi del ‘900: fu inaugurata il 14 dicembre del 1901, come ricorda una lapide marmorea a lato del portale, la facciata fu realizzata su progetto e a spese dell’ingegner Andrea Montanari. Di grande interesse il contenuto di opere d’arte: gli affreschi a lati dell’altare di grandi dimensioni, sono del Maestro Vincenzo Galloppi e raffigurano episodi evangelici. Il portone con formelle lignee raffiguranti volti di santi, secondo alcuni viene attribuito a Paolo Centore, secondo altri ad Antonio Smaldone, ambedue fini ebanisti del luogo; di sicura attribuzione al Centore (perché firmato) il pulpito, ex voto del popolo per lo scampato pericolo del colera. Si deve a Mastro Onofrio Di Lauro, anch’esso compianto concittadino, il ciclo di medaglioni raffiguranti i fondatori degli Ordini Monastici, che corre sopra la navata. Da segnalare ancora l’organo meccanico monumentale della Ditta Inzoli di Crema, strumento famoso fra gli organisti e, tra l’altro, capace grazie ad un particolare registro di riprodurre la voce umana, infine i grandi lampadari in ottone degli anni trenta (cfr. foto di copertina).
In seguito al terremoto del novembre 1980, la chiesa fu resa inagibile e rimase chiusa per un quinquennio. Un organico intervento di consolidamento statico dell’intera struttura precedette la riapertura e re inaugurazione. Attualmente l’antico titolo parrocchiale dei “Santi Martino e Donato” è stato mutato in quello di “San Rocco”, volendo identificare l’istituzione ecclesiastica con l’edificio che la ospita.
Al di la della straordinaria ricchezza sommariamente descritta, grande emozione suscita in me anche il semplice entrare in tale luogo dalla luce soffusa, ricchissimo di suggestione, e tali emozioni si amplificano quando, entrato, sento suonare l’organo sopra citato; chi passa davanti alla nicchia che ospita la settecentesca statua lignea di San Rocco, per accedere alla sagrestia o all’altare maggiore, viene pervaso da sensazioni e ricordi: le processioni solenni che partono dallo scalone d’ingresso, il corteo per l’offerta dei ceri da parte del Comune il 16 agosto, giorno del Santo, le voci solenni dei parroci che ci hanno lasciato, Don Nicolino Regna e l’indimenticato Don Roberto, le immagini sbiadite del proprio matrimonio qui celebrato, e quelle delle tante altre feste di famiglia.

1 commento:

  1. Le opere al lato dell'altare e dell'abside (4) non sono affreschi ma semplicemente tempere su muro realizzate con materiali poveri (colla di coniglio e terre). Gli affreschi ci sono, sono quattro, situati a ridosso dell'unica navata, e sono anche di buona fattura probabilmente fine '600. Il quarto che sta sul pulpito è stato realizzato ex novo quando sono stati fatti gli ultimi restauri - amedeo del giudice

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