Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

venerdì 28 aprile 2017

MONTEMAGGIORE FESTIVAL

Non è un evento per nostalgici quello che la Pro Loco di Pietramelara si accinge a realizzare: il “Montemaggiore Festival”, anzi esso è denso di innovazioni, con un occhio strizzato alla tradizione.
Il giorno primo maggio si andrà di mattina per i sentieri che da Pietramelara, attraverso le località San Pancrazio, a immediato ridosso del quartiere svizzero, Masseria Suppuntata e le Crucivalli, conducono fino al pianoro delle Fosse della Neve. Lungo il percorso, le necessarie soste, atte a rinfrancare e riposare il corpo, saranno animate da piccole e sintetiche spiegazioni riguardanti l’ambiente ed il paesaggio circostante. Giunti a destinazione dopo circa un’ora e mezza di cammino, un’ulteriore sosta per recuperare le energie e, appena dopo, la celebrazione della Messa, a mezzogiorno; l’epilogo della mattinata sarà dedicato alla colazione o, come si suol dire nel nostro dialetto, al cummitiegliu (trad. : piccolo convito). Chi non vorrà ripercorrere il sentiero a ritroso potrà utilizzare la navetta che farà la spola fra il paese e fosse della neve.
Nel pomeriggio la seconda parte dell’evento, quella musicale, che sicuramente attirerà un gran numero di giovani: si esibiranno gruppi locali e non che metteranno mano al proprio repertorio, attingendo a vari generi ed epoche musicali; saranno presenti, per chi vorrà, stand gastronomici.
La nuova Pro Loco di Pietramelara che, come la Fenice , rinacque dalle proprie ceneri, ha cominciato a “fare sul serio”, dando prova di capacità progettuale ed organizzativa. All’ evento del primo maggio, dedicato alla natura, alla musica ed ai giovani ne seguiranno altri in grado di suscitare interesse sulla nostra ridente cittadina.

sabato 22 aprile 2017

CARATTERI

E’ proprio vero! … quando si invecchia la molla della nostalgia spinge con sempre maggiore forza i ricordi che, così, emergono in tutta la loro nitidezza. E oggi voglio ritornare a parlarvi di alcuni pietramelaresi del tempo che fu; questa volta la loro notorietà era ed è legata indissolubilmente a caratteri fisici particolari e singolari. Un blogger “politically correct” dovrebbe astenersi dallo scrivere tali cose, lo so ma, come vi dicevo, la “molla” spinge sempre con maggior forza: non è una giustificazione plausibile, d’accordo, ma è altrettanto notorio che la mia resistenza a certe forze è scarsa.
Jacinto era un contadino di statura molto ridotta, essendo affetto da nanismo dalla nascita; sagace nel parlare, diretto nel linguaggio ed esuberante nel comportamento, era solito recarsi in paese dalla località pantani, dove abitava in una masseria, in groppa a una giumenta, sulla quale non si è mai capito come facesse a montare. La strada, o meglio il sentiero, polveroso in estate e pieno di fango in inverno, non essendo stata ancora realizzata la provinciale che oggi si allunga fino a Vairano, rendeva gli abitanti di quella contrada una sorta di “marziani” sconosciuti, e accresceva la curiosità dei pietramelaresi nei loro confronti. Pare che, come tutti i nani, il nostro fosse fornito in maniera particolare di quella “virtù meno apparente, fra tutte le virtù la più indecente”, per dirla con i famosi versi di deandreiana memoria. I vecchi ancora lo ricordano con un mezzo sorriso fra le labbra, sorriso che tradisce una certa malizia.
Mattia P., invece era un personaggio che ha legato la sua fama alle dimensioni delle mani che, chi lo ricorda, assicura eccessive, veramente smisurate: alcuni, sicuramente in vena di esagerazioni, sono pronti a giurare che in esse, come in un vassoio, potessero essere rette una bottiglia e sei bicchieri. Le sue estremità sono divenute proverbiali a tal punto che per apostrofare qualcuno dalle larghe mani, ancora si suol dire “tieni ‘e mani r’ Mattia P.”.
Vi era poi, dalle parti di sopra al paese, un certo “Virone”, questo il soprannome, forse astemio, ma notissimo per le enormi quantità di acqua che abitualmente ingurgitava per dissetarsi: questa sua abitudine gli aveva reso l’addome deforme e smisuratamente prominente. Nell’immediato dopoguerra il nostro borgo era ancora sprovvisto di acquedotto comunale, e i suoi abitanti dovevano provvedersi del prezioso liquido da qualche pozzo, sito nelle parti basse del paese: in piazza, o giù al pozzillo, oppure ancora presso qualche pozzo privato; pare che Virone vi si recasse portando un barilotto sulle spalle della capacità di oltre cinquanta litri, e che tale quantitativo gli bastasse per un lasso di tempo molto breve; a quei tempi, si sa, i servizi igienici erano carenti, e i bisogni fisiologici, specie da parte dei maschi, venivano perlopiù soddisfatti per strada, appena nascosti alla meglio: si vuole che quando Virone facesse la pipì, a causa degli enormi quantitativi di acqua trangugiati, dagli scalini di pietra del borgo si avviava e scorreva un vero e proprio ruscello giallino.
Memorie di uomini, queste, di sicuro travisate ed esagerate dalla tradizione orale, tuttavia indici di un popolo legato ai suoi caratteri, positivi e negativi che siano, belli o brutti. L’ identità di questo popolo, i suoi caratteri e le sue tradizioni vanno sempre più ad affievolirsi nel sentire comune: vado contro corrente, e questo è il mio modo di custodire tale patrimonio con gelosia. Io la penso così!

giovedì 13 aprile 2017

PRO LOCO: INNOVAZIONE E TRADIZIONE

E’ una creatura appena nata, di pochi mesi, la Nuova Pro Loco di Pietramelara; come ogni bambino in lei c’è una smisurata voglia di crescere, di accettare le sfide che man mano le si presenteranno. Aperta a chiunque voglia collaborare per proporre progetti e suggerire idee, è parimenti chiusa “a catenaccio” nei confronti di chi voglia strumentalizzarla per fini personali o politici. Giovane e fatta soprattutto da giovani, è questa la carta vincente! … tuttavia al suo interno non manca qualcuno con parecchi capelli grigi sulle tempie e molte primavere alle spalle. L’entusiasmo dei giovani, si sa, è sempre grande, ma è quanto mai anche utile qualcuno che metta a disposizione la propria esperienza di vita sociale allo scopo di dribblare ostacoli ed insidie.
Sono queste le premesse per entrare nel vivo dell’attività sociale 2017, un bigliettino da visita di chi non potrà permettersi il lusso di eventuali flop e/o addirittura veri e propri fallimenti. Dopo un Carnevale scoppiettante, in cui essa ha volutamente mantenuto un basso profilo, si comincerà a fare “sul serio” il prossimo primo maggio con un evento innovativo e coinvolgente, denominato “Montemaggiore Festival”, una sintesi di natura, tradizioni, fisicità e musica. Una rilassante passeggiata tra i boschi e i sentieri del nostro Monte Maggiore, in mattinata, sulle orme dei Pietramelaresi di ieri che la montagna l’hanno vissuta e che da essa sono stati nutriti, riscaldati e protetti, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale; sarà questo l’impegno mattutino che culminerà con la celebrazione di una Messa nel pianoro di Fosse della Neve, nella parte di proprietà comunale. Dopo una colazione a sacco in amicizia, chi vorrà potrà scendere a piedi lungo il sentiero, oppure avvalersi di una navetta. Nel pomeriggio una rassegna di gruppi musicali locali che si esibiranno nell’area mercato, fino a tarda sera, alternando musicisti e generi; chi vuole potrà anche ballare, dissetarsi con una bibita fresca, e rifocillarsi con un panino preparato all’istante.
L’impegno della Nuova Pro Loco proseguirà nel corso del 2017 con i consueti appuntamenti primaverili ed estivi: Pietramelara Village e la Sagra al Borgo, evento clou della stagione. In inverno è prevista poi la rappresentazione del Presepe Vivente, anch’essa fra le viuzze del borgo. Un calendario denso di appuntamenti, che richiederà un impegno organizzativo intenso e costante, perché mentre si realizza un evento si è già con la mente al prossimo.
L’appuntamento con le elezioni comunali dei prossimi mesi vedrà la Pro Loco assolutamente neutrale, in piena autonomia dei propri iscritti, ma comunque pronta a dialogare con qualsiasi parte o coalizione dovesse vincere. Un rapporto stretto e paritetico, quello che vedrà la Pro Loco da una parte e le istituzioni comunali dall’altra, da improntare sul reciproco rispetto e collaborazione, nella diversità dei ruoli assegnati.

domenica 9 aprile 2017

LEGGENDA DELLE PALME

Lo scambio delle palme … ma perché “palme” se, ad essere scambiati sono ramoscelli di olivo? Una suggestiva leggenda, appunto detta “leggenda delle palme” racconta che: “Quando dovevano mettere in croce Gesù, il sommo sacerdote Caifa mandò a cercare due lunghe e robuste travi di legno per la croce del Nazzareno. Nel bosco il vento sparse la voce di questa ricerca, le palme tremarono dalla paura, non volevano essere il legno buono per la croce, persero le lunghe foglie e si svuotarono nell’interno, gli incaricati le esaminarono e le scartarono. Allora quegli uomini si diressero verso l’uliveto: gli ulivi nel vederli arrivare furono assaliti da un dolore immenso, nessun albero voleva fare una cosa così atroce, non volevano essere loro il legno della croce, volevano morire, volevano sradicarsi dalla terra e dal dolore si attorcigliarono su se stessi, si strapparono le viscere, volevano sprofondare e nascondersi alla vista di tutti, non volevano essere complici dell’uccisione del Figlio di Dio. Si ridussero a delle forme rattrappite, storte, si piegarono e torsero talmente tanto che i rami si spezzarono, e il tronco si piegò spaccando la corteccia. Allora gli uomini, nel vedere quei mostri di alberi ne furono quasi spaventati e se ne andarono. Proseguirono la loro ricerca in un’altra foresta poco distante, una foresta di faggi e querce e fu proprio una grande quercia a dare il legno per la croce. Gli ulivi furono felici e dalla felicità piansero. Le lacrime si tramutarono in piccole gocce, chiamate olive, buone per tante cose, per nutrire, per alleviare, per abbellire, per dar la benedizione ai morenti. E’ il dono fatto loro dal Padre Creatore per essersi rifiutati di diventar complici dell’uccisione di Suo Figlio Gesù”.
E’ proprio vero! … l’olivo e i suoi prodotti per la preziosità e la sacralità sono qualcosa che tende al Divino. Il Mare Mediterraneo, culla della nostra plurimillenaria civiltà, non a caso vede a ridosso delle sue coste una presenza costante: l’olivo. In Grecia, in Italia, in Spagna, nei paesi dell’africa settentrionale ed in medio oriente, non è possibile intraprendere un viaggio verso un luogo qualunque se non ci si imbatte almeno in un olivo o in una sua piantagione più o meno grande. Doveva essere così nella terra dei giudei al tempo in cui visse Gesù.
La simbolistica e la liturgia della Nostra Religione, d’altronde ne hanno preso atto: il Cristo prima di venire arrestato si ritirò a pregare in un uliveto chiamato Getsemani, il cui nome (gath shemanim) significa precisamente "torchio d'olio" e presuppone dunque la presenza di un oliveto, munito di pressoio. E se questo non bastasse i cardini della vita spirituale di un cristiano sono segnati dall’olio: vengono unti con olio i bambini al momento del battesimo e i moribondi in punto di morte.