Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

sabato 17 dicembre 2016

EVVIVA L'EPIFANIA

Rieccomi a voi a parlare del Natale, o meglio, più che del Natale in se, del periodo natalizio. Come ben sanno i quattro lettori adusi a qualche fugace occhiata ai miei scritti, esso è per me vissuto come una sorta di “male necessario”. Sarà per il tempo che passa, per l’età che avanza inesorabile, se è vero che “Epifania tutte le feste porta via”: evviva l’Epifania! Esclamazione liberatoria da un clima diffuso che sa molto di più di consumismo che di etica e/o fede.
Non se ne può più di girare per strada e sentire musica natalizia diffusa dagli altoparlanti, accendere la TV che continua a propinare panettoni, pandori e spumanti, partecipare a scambi di auguri nei vari ambiti istituzionali, fare la spesa al supermercato slalommando fra le scelle di baccalà (*), non se ne può proprio più! Eppure chi mi conosce sa bene che non sono ne un musone, ne tantomeno un misantropo: amo la gente che mi vive intorno e i giorni “normali”, tuttavia questo periodo genera in me malessere e maliconia.
Non è stato sempre così: fino a qualche decennio fa vivevo questo tempo se non con gioia, almeno con grande serenità. Mi piacevano le tombolate e tutte le altre piccole cose che la tradizione ha tramandato e che sono diventate un po’ il simbolo del periodo natalizio.
L’inversione di tendenza e di pensiero in me è cominciata forse da quando sono venute a mancare alcune persone care, guarda caso proprio (e quasi sempre) in questo periodo; le riunioni di famiglia indotte dalla tradizione, da allora non hanno fatto che sottolineare tali mancanze: quella sedia vuota, quel posto a tavola rimasto senza apparecchiare, rimandavano ai giorni dell’infanzia e dell’adolescenza quando mi preparavo con ansia positiva al Natale già nel tardo autunno. Che dire? … è la vita, ch’amma ffà. La maturità e il tempo che passa hanno cicatrizzato certe ferite, anche se quelle due, tre sedie vuote, quei due, tre posti non apparecchiati continuano a indurre malinconia.
Torniamo a noi: tra Natale e Capodanno prenderò qualche giorno di ferie dal lavoro che impiegherò nelle cose che mi piacciono: stare con la mia famiglia, magari concedendomi qualche uscita, andare in campagna se il tempo meteo lo permette, ritrovare amici che ritornano in paese, ed infine riposerò dal tran tran quotidiano. Cercherò, mi sforzerò di contemperare, con l’intensificazione dell’esercizio fisico, le mangiate natalizie a cui il mio apparato digerente non è più abituato. I giorni trascorreranno, bene o male, e io conterò alla rovescia quanto manca alla fine delle Feste.

(*): nel nostro dialetto il baccalà sotto sale ed intero, prima di essere bagnato prende il nome di scella perchè la forma ricorda l'ala di uccello, N.D.R.

1 commento:

  1. Buon Natale!;) Per noi, nonostante il consumismo e la vecchiaia incombente, rimane il più bel periodo dell'anno , quando rimpiangiamo, sì, le persone care che non ci sono più, ma abbiamo anche più opportunità di incontrarci con tanti cari lontani e tanti cari nuovi arrivati.

    RispondiElimina