Voglio adesso illustrarvi il caso di una realtà vicina alla nostra che soffriva di un male quasi identico a quello di Pietramelara, l’abbandono e il degrado del centro storico, ma che, a giudicare da quanto si vede, ce l’ha fatta!
Parlo di Caiazzo: sino a due o tre anni fa il centro storico di questo paese (un po’ più grande del nostro), era solitario ed abbandonato, le facciate dei suoi palazzi storici narravano di un passato florido legato ad un’agricoltura fiorente e a commerci sviluppati, tuttavia l’immagine che davano di se era comunque triste; per strade e vicoli pochi passanti costretti, più che altro, a rimanere in quei luoghi. E dire che sono veramente pochi i chilometri da Caserta!
Da qualche tempo tuttavia la situazione si è invertita ed il centro storico è divenuto il nucleo di una frequentazione intensa, specie nelle sere dei fine settimana. Ci sono stato ieri sera con amici, il tempo non era neanche troppo buono e piovigginava ad intermittenza, ma già la difficoltosa ricerca di un parcheggio libero la diceva lunga; per strade e vicoli donne, uomini, giovani e bambini avevano ravvivato ciò che, sino a qualche tempo fa, mostrava l’inizio di uno stato di progressivo abbandono.
Era evidente che qualcosa di positivo era successo! Di che si tratta? A mio parere, soprattutto dell’intraprendenza di un ristoratore locale che ha fatto della sua pizza non solo un prodotto dell’enogastronomia apprezzato da tutti, ma anche e soprattutto un fenomeno mediatico presente con lusinghiere recensioni sia sulla carta stampata che sul web. Le pizze di Franco Pepe sono ormai note al vasto pubblico che apprezza l’enogastronomia, ma hanno per fama anche sfidato e superato quelle sfornate nei vari "templi" dei vicoli di Napoli (Sorbillo, Di Matteo, Il presidente, ecc.). Incuriositi e/o interessati, sono centinaia i buongustai che vogliono gustarle, ma non è raro neppure incontrarvi attori, calciatori famosi e personaggi vari dello “jet set”. Tale insperata rianimazione ha ingenerato un processo positivo che si è tradotto in negozi aperti fino a tarda ora, insieme al sorgere di iniziative analoghe, basate sull’enogastronomia di qualità che si sono sviluppate negli immediati paraggi. Il mio amico e collega Vincenzo Coppola, ad esempio, proprio li vicino ha realizzato “Terrae Motus”, coronando un sogno fatto di futuro coniugato con la tradizione millenaria di quelle terre: un ketchup che ha per base un pomodoro locale, da poco recuperato, bruschette che sanno di ceci caiazzani, provole e carni provenienti dagli allevamenti caiatini. Il panino, poi, tanto apprezzato dai giovani, emblema altrove di una ristorazione globale e massificata, da Terrae Motus è stato rivisto e corretto con una filosofia molto “slow”, che ne ha stravolto la natura ed anche il significato, in una armonia di sapori e profumi che sanno soprattutto di territorio. Va detto che i protagonisti di questa storia, Vincenzo e Franco (nella foto di copertina) sono amici nella vita, ed hanno da tempo intrapreso un percorso comune, volto alla qualità, da ricercare soprattutto nella tipicità delle materie prime.
Sono questi gli esempi da imitare, i percorsi da seguire, se si vuole realmente che anche la nostra Pietramelara, con il suo borgo millenario si salvi dall’abbandono e dal degrado. Tradizione e futuro in uno, paradigma di una ripresa e di un recupero che non possono più attendere, componenti di una mentalità imprenditoriale da troppo tempo assente dalle nostre parti, devono indurre la creazione di elementi e prospere realtà che facciano da traino al risorgere della nostra, come di tante altre realtà locali.
Hai ragione
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