Avete mai sentito dire: “tanta vòte” (trad.lett.:tante volte)? Esso è un modo di dire tra l’augurale e lo speranzoso, usato alle nostre parti: “tanta vòte me sposu”, risponderebbe una ragazza in età da marito a chi le chiede perché prepara il corredo. L'espressione sta ad indicare qualcosa di estremamente probabile e in qualche caso imminente; la stessa risposta “tanta vòte me sposu”, sulla bocca di un’acida zitella ultracinquantenne non assume ne lo stesso significato ne la stessa valenza, indicando qualcosa di molto meno probabile.
“Che c’è fa cu sta machina”? “tanta vòte pigliu nu postu, ce vac’ a faticà”, è la risposta di un giovane in attesa di prima occupazione. A Roma direbbero: “Hai visto mai?” che significa esattamente la stessa cosa.
“Tanta vòte” racchiude un concetto basilare della statistica, cioè che la probabilità che un fenomeno assuma caratteristiche positive aumenta all’aumentare delle volte in cui il fenomeno stesso si ripete. Faccio un esempio per essere più chiaro: se non giochiamo mai alla lotteria le probabilità di vincere sono nulle, ma se lo facciamo una o due volte nella vita la cosa non cambia granchè. Se giochiamo frequentemente (un gran numero di volte, tante volte, “tanta vòte”) le probabilità di vincita sono molte di più! Chiaro, adesso?
“Tanta vòte”, allora assume un significato ben preciso che è questo: “vuoi vedere che questa, tra le tante volte, è quella buona?” La speranza di vivere una situazione positiva che potrebbe comportare ricchezza, amore, fortuna, è insita ed innata fra la nostra gente, notoriamente avvezza nel passato ad una vita grama, ma non per questo disperata. La filosofia di vita di costoro, positiva anche quando le condizioni ed il contesto indicano il contrario, si è riflessa in questo modo di dire così curioso e denso di significato: “Tanta vòte”.
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