Un tempo così si chiamava: “via Palazzo”, per l’immobile più imponente che vi insisteva, il Palazzo Ducale, appunto, la sontuosa dimora dei Caracciolo, per secoli feudatari di Pietramelara. Durante il ventennio fascista, la retorica di regime ed il culto della romanità imposero il cambiamento del nome in via Roma, e tale si è conservato sino ad oggi. Qualcuno, infine, in vena di “cittadinismo” e di vanitoso sentimento antirurale si è spinto a definirla “il corso”.
Ci pensavo stasera, mentre la percorrevo in bici, lente le pedalate: un tempo l’attuale via Roma era veramente il cuore nevralgico della nostra piccola comunità, botteghe e negozi da un lato e dall’altro, da Piazza San Rocco fino a Piazza sant’Agostino. Cuore commerciale si, ma anche e soprattutto sociale, perché oltre ai negozi un tempo vi erano le sezioni dei partiti politici e dei sindacati. La domenica mattina, terminate le messe parrocchiali la strada si trasformava in un vero e proprio fiume di gente che andava e che veniva nelle due direzioni, senza sosta, per il puro piacere di passeggiare e scambiare quattro chiacchiere in serenità; lo stesso succedeva la sera: stessi gruppi, stesso incedere, stesso rituale.
In bicicletta, dicevo, stavo percorrendo quella strada e consideravo in me: da Piazza San Rocco, il primo negozio era quello dei Fratelli Regna, commercianti in abbigliamento, sulla sinistra quasi di fronte la macelleria di Scipione, Romeo, il tabaccaio e di fronte il Bar Roma, dal nome della strada, gestito negli anni 60 dalla famiglia Masella e poi ceduto, si continuava con il grande negozio (allora un po’ meno) di Pasqualino De Ninno, ferramenta, nei locali che attualmente ospitano l’ottico, di fronte la sezione Coldiretti, Mastr’Antonio Guadagno (attualmente Giovannino, suo figlio, forse l’ultimo sopravvissuto): bombole, Tv ed elettrodomestici. E qui veniva il bello perché si arrivava in largo De Gasperi, con il grande Cinema Moderno, di proprietà Baroni Sanniti, per decenni unico svago della gioventù locale. Di fronte al cimena, la sezione della Democrazia Cristiana, nei locali attualmente occupati dalla gioielleria, per anni è stato il luogo dove chi voleva, non possedendo un televisore, poteva assistere a partite di calcio, film e telegiornali. Altro riferimento politico per tanti pietramelaresi la sezione socialista, nei locali terranei del palazzo ducale, dove si trovava anche la macelleria di zi’ Raimondo e l’edicola della famiglia Mitrano, di fronte Carmelindo Marino, cartoleria, giocattoli e tant’altro; a seguire la salumeria di Mattiuccio , Nino l’orologiaio, e sugli scalini di fronte, zi’ Luigi iu seggiaru, Mariu iu scarparu ; nel mio viaggio della memoria, sul basolato vulcanico, sono giunto nei pressi dalla farmacia, quasi sempre nello stesso posto, fino ad intravedere nella piazzetta l’altro tabaccaio, Tranquillo, per tutti ‘Nquilluozzu.
Cosa resta di tanta vita, di tanto brulicare: nulla o quasi. Le attività commerciali e artigianali si sono estinte con il passare dei decenni, i partiti politici non hanno più la diffusione capillare di un tempo. Lo spostamento del mercato domenicale in periferia, la penuria di parcheggi, il becero disinteresse di chi ci ha amministrato per la sopravvivenza del centro storico hanno fatto il resto … e a noi non resta altro che ricordare!
Ma sei diventato un poeta, un filosofo? Comunque mi riconosco in quello che dici!
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