Bella la vicenda del maestro Manzi in televisione: l’avete vista, vero? Indubbiamente, nella fiction, qualcosa di romanzato sarà stato inserito, ma… tant’è: la legge della audience televisiva è inflessibile!
E’ stato il professore di "Non è mai troppo tardi", la fortunata trasmissione Rai che ha insegnato tra il 1959 ed il 1968 a leggere e a scrivere a milioni di italiani, quando ancora le forme dialettali erano l’unica e vera lingua parlata in Italia. Docente, scrittore di libri di successo, smessi i panni del professore televisivo, Alberto Manzi tornò quasi a tempo pieno all’insegnamento in Italia e all’estero (in sud America tra gli indios).
Di grande utilità sociale la sua docenza televisiva, dati i tempi e l’analfabetismo dilagante, ma c’era poi chi, come il sottoscritto, anche frequentando regolarmente la scuola dell’obbligo, ogni sera non si perdeva una puntata di quel piacevole appuntamento. Di grande effetto le sue lezioni, ma ciò che più mi incantava era la sua abilità nel disegnare sulla lavagna di carta, rinforzando con quei bellissimi disegni i concetti che egli, da grande pedagogista, veicolava. Animali, oggetti, case, cose varie rese sulla lavagna con pochi tratti essenziali di disegno, tuttavia in grado di rendere un concetto nel breve arco di pochi secondi. I miei genitori, che facevano il suo stesso mestiere e che lo guardavano e ammiravano insieme a me, ogni sera alle diciassette e trenta, forse cercavano spunti per imitarlo. La loro scuola, così come quella di Manzi, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, si dibatteva in una società meridionale densa di contraddizioni: famiglie divise dall’emigrazione, bambini di pochi anni costretti a ore di marcia su sentieri fangosi per raggiungere da una remota masseria l’edificio scolastico, allora sito alla periferia del paese e, accanto a loro, rari casi di benessere opulento, a volte eccessivo.
“Non è mai troppo tardi”, come tutte le scuole veniva interrotta nella stagione estiva e riprendeva ad ottobre, con il reiniziare dell’anno scolastico: che delusione quell’anno in cui non ci fu la ripresa del ciclo autunnale! Certo nel frattempo qualcosa era cambiato: il dopoguerra era definitivamente terminato ed era iniziato il boom economico, i livelli di analfabetismo, grazie anche a Manzi, erano sensibilmente calati, erano venute meno, pertanto, le motivazioni stesse che avevano indotto la fortunata trasmissione ed avevano conferito notorietà al grande protagonista; ma io come tanti altri “bambini degli anni ‘60” per tanto e tanto tempo ancora abbiamo sperato che qualche alto dirigente della RAI ci avesse ripensato e avesse rimesso in onda “Non è mai troppo tardi”.
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