Caserta, via Vivaldi, ore 15 e 30 circa, sotto la pioggia battente mi avvio a riporre la fida bici nel solito garage; devo girare a sinistra, allungo il braccio, e lui che mi segue (piano) intende che io lo voglia far passare, frena solo quando il muso della “Ipsilon” già quasi mi sfiora; la frenata allungata dal fondo appena umido, l’urto, la caduta: questione di pochi attimi vissuti in un lasso di tempo interminabile.
Penso di esser volato sul cofano, sono sicuro, invece, di essere atterrato su un gluteo, ed adesso ci sorrido anche sopra, ma poteva andare anche molto, ma molto peggio: in quei pochi istanti ripercorri la vita intera, cominci già a pensare che ti porteranno in ospedale, ed anche ad una eventuale permanente invalidità.
Ci vuole molto coraggio, dopo, ad affrontare l’emozione che monta in me, insieme alla paura per il pericolo scampato che, a volte, è superiore a quella di un pericolo eventuale. Ed allora respiro profondamente, come ho imparato a fare per autocontrollarmi, cerco di rassicurare l’investitore che scopro essere anche un collega di ufficio, rassicuro anche i passanti che animati da spirito samaritano vogliono aiutarmi, ed intanto mi rialzo frenato da un dolore lancinante al posteriore.
Riprendo la bici, a fatica la rimetto in ordine di marcia, assistito anche dal mio investitore/soccorritore, mi avvio ai binari, mi aspetta un treno pronto a partire, insieme ai miei abituali compagni di viaggio.
E’ andata bene… sono sicuro che Qualcuno mi è stato affianco anche in quel breve ma intenso lasso di tempo!
Scribacchiando per me
venerdì 25 maggio 2012
domenica 20 maggio 2012
MELISSA
Per quanto possa sembrare piaggeria, non penso possa mancare su questo blog un pensiero per Melissa.
La sua bellissima giovinezza recisa da chissà chi, e con chissà quali intenti, ci impone di fermarci, di pensare, di considerare.
Al suo posto poteva essere chiunque, qualunque giovane studentessa delle superiori, ed è per questo che penso che l’ Istituto Professionale "Morvillo-Falcone" sia quella scuola sotto casa, a pochi passi. Le distanze chilometriche in tali casi si annullano e perdono qualsiasi significato geometrico. Il dolore di quei genitori, di quegli amici, di quei compagni di scuola è e deve essere il nostro dolore.
L’imbarbarimento progressivo della società, indiscutibilmente legato anche al momento particolare che attraversiamo, ha raggiunto ed oltrepassato il livello di guardia. La disperazione però, quella no, non deve prendere il sopravvento: chi può, ad ogni livello, deve far qualcosa, adoperarsi per evitare che tornino a ripetersi episodi di tale gravità.
La sua bellissima giovinezza recisa da chissà chi, e con chissà quali intenti, ci impone di fermarci, di pensare, di considerare.
Al suo posto poteva essere chiunque, qualunque giovane studentessa delle superiori, ed è per questo che penso che l’ Istituto Professionale "Morvillo-Falcone" sia quella scuola sotto casa, a pochi passi. Le distanze chilometriche in tali casi si annullano e perdono qualsiasi significato geometrico. Il dolore di quei genitori, di quegli amici, di quei compagni di scuola è e deve essere il nostro dolore.
L’imbarbarimento progressivo della società, indiscutibilmente legato anche al momento particolare che attraversiamo, ha raggiunto ed oltrepassato il livello di guardia. La disperazione però, quella no, non deve prendere il sopravvento: chi può, ad ogni livello, deve far qualcosa, adoperarsi per evitare che tornino a ripetersi episodi di tale gravità.
sabato 12 maggio 2012
MAMME IN FESTA
Chi può scrivere qualcosa sulle mamme, evitando con sicurezza il rischio della retorica?
Ma…è forse retorica quella di un bambino di pochi mesi, che pronuncia come prime sillabe sempre quelle, sempre le stesse: Mam…ma!
E’ questa la domenica della festa della Mamma: è una festa che conosco da sempre, molto, ma molto prima della degenerazione mediatica e filocommerciale, che ha portato, in tempi abbastanza recenti, prima alla Festa del Papà, poi a quella dei Nonni e così via; io lo ricordo bene: questa festa è sempre esistita, anche in periodi più magri di quello attuale. In una domenica di maggio dedicata alla Mamma, nella memoria di un attempato cinquantenne, è vivo il ricordo di recite scolastiche di bambini ed altre iniziative ed eventi sul tema.
Questa festa serve a noi stessi prima che a loro, alle mamme, per permettere di fermarci un attimo a riflettere, dedicare un pensiero ad una mamma vivente, o rimpiangere il tempo trascorso insieme quando la mamma non c’è più, almeno fisicamente.
Dico fisicamente, sì! …perché l’esperienza di aver perso la mamma ti segna per sempre, è vero, ma le mamme non ti lasciano mai, neppure dopo morte.
Ancor oggi, dopo anni, quando (frequentemente) ci rincontriamo nei sogni, al risveglio è forte in me l’impressione di quei due occhi severi ma dolcissimi, che mi scrutano con attenzione passo dopo passo, conoscono ogni mia debolezza e fragilità, ma allo stesso tempo ripongono fiducia illimitata nei miei mezzi.
Mamma, concetto astratto e concretissimo allo stesso tempo, sintesi di domini del pensiero lontani fra loro: biologia, eros, etica, estetica, morale, religione.
Dell’azione di quante mamme è intessuta la storia?...la storia, sì, quella importante e degli uomini importanti, dei Vips, come si direbbe oggi, e quella della gente comune, di tutti i giorni. Quante nel tempo le mano tese per instillare fiducia, infondere sicurezza e coraggio, quanti i sacrifici?... tanti, anche quelli “estremi”.
Auguri a tutte Voi, Mamme.
Ma…è forse retorica quella di un bambino di pochi mesi, che pronuncia come prime sillabe sempre quelle, sempre le stesse: Mam…ma!
E’ questa la domenica della festa della Mamma: è una festa che conosco da sempre, molto, ma molto prima della degenerazione mediatica e filocommerciale, che ha portato, in tempi abbastanza recenti, prima alla Festa del Papà, poi a quella dei Nonni e così via; io lo ricordo bene: questa festa è sempre esistita, anche in periodi più magri di quello attuale. In una domenica di maggio dedicata alla Mamma, nella memoria di un attempato cinquantenne, è vivo il ricordo di recite scolastiche di bambini ed altre iniziative ed eventi sul tema.
Questa festa serve a noi stessi prima che a loro, alle mamme, per permettere di fermarci un attimo a riflettere, dedicare un pensiero ad una mamma vivente, o rimpiangere il tempo trascorso insieme quando la mamma non c’è più, almeno fisicamente.
Dico fisicamente, sì! …perché l’esperienza di aver perso la mamma ti segna per sempre, è vero, ma le mamme non ti lasciano mai, neppure dopo morte.
Ancor oggi, dopo anni, quando (frequentemente) ci rincontriamo nei sogni, al risveglio è forte in me l’impressione di quei due occhi severi ma dolcissimi, che mi scrutano con attenzione passo dopo passo, conoscono ogni mia debolezza e fragilità, ma allo stesso tempo ripongono fiducia illimitata nei miei mezzi.
Mamma, concetto astratto e concretissimo allo stesso tempo, sintesi di domini del pensiero lontani fra loro: biologia, eros, etica, estetica, morale, religione.
Dell’azione di quante mamme è intessuta la storia?...la storia, sì, quella importante e degli uomini importanti, dei Vips, come si direbbe oggi, e quella della gente comune, di tutti i giorni. Quante nel tempo le mano tese per instillare fiducia, infondere sicurezza e coraggio, quanti i sacrifici?... tanti, anche quelli “estremi”.
Auguri a tutte Voi, Mamme.
domenica 6 maggio 2012
Appunti verso Madama Marta.
La pendice Nord del Montemaggiore, la nostra per intenderci, quella che si vede da Riardo, Pietramelara e Roccaromana, è una sorta di parete verde, quasi verticale. Inerpicarsi per uno dei suoi tantissimi sentieri è un avventura affascinante, ma anche tanto faticosa. Invito chiunque a farlo, anche perché è difficilissimo perdersi, dato che il percorso di ogni sentiero è segnatalato a distanze regolari di cinquanta/cento metri e poi, anche perché l’orografia è tanto semplice che basta guardare verso il basso per rendersi conto di dove si è.
Domenica mattina, insieme a due amici siamo saliti, zaino in spalla, da “Fosse della Neve” a Pizzo “Madama Marta”: per intenderci la cima rocciosa, a forma di torrione che si vede osservando la montagna verso sud/est, spostata a sinistra di Pietramelara, sulla verticale di Santa Croce/Roccaromana.
Lo sforzo fisico è mediamente intenso ma prolungato nel tempo, occorrendo, per raggiungere la meta, circa due ore e mezzo di cammino, di buon passo. Si potrebbero seguire anche altre vie, ma consiglio vivamente questa , perché anche se più lunga, consente di superare il dislivello in maniera estremamente più graduale.
Dopo aver lasciato alle spalle il piano di Fosse delle Neve, si comincia a scendere e si raggiungono le “Crucivalli”, una profonda incisione della montagna: data la forte umidità, la vegetazione alta ed il fatto che i raggi del sole raramente illuminano questo luogo vi si è insediata una vegetazione di sottobosco tipica fatta di felci e muschi. Vi dimorano gradi faggi, veri giganti del bosco.
Si ricomincia poi a prendere di nuovo quota, diretti verso il “tunnu iarsu”, località interessata dal grande incendio dell’agosto 1974, da tale punto, una ferita del bosco quasi del tutto rimarginata, si può già godere di un panorama sulla valle di Pietramelara. Si scorgono nettamente le tracce di qualche “amante della natura” che si è spinto fin quassù con una moto da trial.
Dopo circa mezz’ora si arriva sulla cresta della montagna, e si incontra la piana dei “Sugli a’ tocca”, il sentiero lambisce proprio da vicino uno di essi, un suglio, cioè una fossa scavata dagli animali selvatici o pascolanti dove il terreno è più umido, allo scopo di dissetarsi o quando manca l’acqua, nella stagione calda, ricoprirsi di fango.
Si segue allora, quasi in piano, la cresta della montagna per un chilometro o poco più, sino ad arrivare ai piedi di Pizzo “Madama Marta”, sono presenti molteplici punti di osservazione che danno sulla valle, la vegetazione è rada e si può guardare anche verso ovest. Il cammino, per quanto pressoché piano, è molto difficoltoso perché il suolo è disseminato di sassi molto mobili sotto il piede. Tali sassi sono tipici, una vera peculiarità del posto, perché levigati dal vento, sempre presente quassù, danno l’impressione di piccole basole calcaree.
E si continua così fino al pianoro sommitale di Pizzo “Madama Marta”, il luogo che ci accoglie per la breve sosta e relativa colazione: il colpo d’occhio è indescrivibile!... spazia dalle alture del Roccamonfina, al Matese ed al Taburno. Alcune cime, le più alte, sono ancora imbiancate da un po’ di neve. Più giù un susseguirsi di valli, interrotte da colli sulle cui pendici sono sorti innumeverevoli borghi; le grandi infrastrutture, ferrovie, strade ed autostrade, sono li testimoni del fatto che il progresso è giunto anche in questi luoghi incantati.
Si ricomincia il cammino di ritorno, verso casa, e ti viene in mente quanto una piccola avventura del genere sia una metafora aderente alla vita di tutti i giorni: la fatica per la salita, e poco dopo il cammino reso facile da una leggera discesa, il ritornare sui propri passi a causa di un momentaneo disorientamento, le insidie tese da un sasso non ancorato al terreno, sul quale, appoggiando sicuro il piede, rischi di cadere, il silenzio, il grande silenzio violato dai passi tuoi e dei tuoi compagni, ma, dappertutto e sempre, la soddisfazione di guardarsi intorno ed ammirare quanto di meraviglioso ti circonda.
(la foto di copertina è di Mariano Gallo)
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