Gli archivi del nostro
comune, a causa di trasferimenti dell’Ente da una sede all’altra (negli anni
settanta e ottanta dello scorso secolo), si sono pressoché dissolti ed
annientati, la mancanza di sensibilità da parte di chi di dovere ha fatto il
resto. Qualche documento, a un appassionato di queste cose come me, è giunto
per puro caso, tramite qualche amico venutone in possesso in circostanze
altrettanto fortuite.
Vi voglio parlare oggi di un interessante reperto: la lista di carico della “tassa protomedicale” esatta per l’anno 1851 nel nostro comune, che ci può offrire un’immagine del sistema sanitario del tempo.
Leggo dal web che sin dal secolo XVI il Protomedicato generale vigilava sull' "esercizio dell'arte salutare" nel Regno di Napoli, la cui funzione principale era vigilare sugli "esercenti le arti sanitarie" e in particolare sui farmacisti. Con rescritto del 22 settembre 1822 furono nominati in ogni distretto un vice protomedico e uno speziale verificatore perché visitassero le farmacie dei rispettivi comuni. A questi ufficiali spettava verificare la legalità degli esercenti, ispezionare drogherie e spezierie e vigilare sulla percezione della tassa protomedicale, destinata per due terzi alla Casa Santa degli incurabili, per un terzo ai vice protomedici, agli aiutanti e ai farmacisti visitatori a titolo di rimborso spese. Il Protomedicato operante nei domini continentali fu riordinato con r.d. del 24 aprile 1850 e con l'annesso regolamento, della cui esecuzione furono incaricati il Ministro degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione e quello delle finanze. E proprio a tale norma fa riferimento l’intestazione della lista di carico in questione. L’importo totale di cui alla lista ammonta a 14 ducati e 10 grana (pari a un centesimo di ducato). Le commissioni comunali infine, costituite dal giudice di circondario, dal sindaco e dal parroco, vigilavano sulla salute pubblica, accertavano i titoli degli esercenti.
La lista di carico, di cui sopra, consta di ben tre farmacisti, due levatrici e sette “salassatori”. Non è dato sapere se, 173 anni or sono, esistevano sul nostro territorio tre farmacie, o se, molto più probabilmente, i dottori Gaetano Porfirio, Giovanni Belmonte e Beniamino Belmastro, abitavano in Pietramelara e/o esercitavano l’attività professionale anche nei dintorni.
Le levatrici, alla stregua delle moderne ostetriche, assistevano le donne nella delicata fase del parto; il fatto che Maria e Michelina Zarone portassero lo stesso cognome ci fa pensare a una “arte di famiglia”, tramandata da una generazione alla successiva.
Chi era infine il salassatore? La "professione" di Salassatore (o flebotomo) corrispondeva a quella di chi praticava i salassi. In genere era sempre il barbiere che interveniva anche nelle estrazioni dentarie. Nel Meridione, specie nei paesi piccoli dove il medico condotto era costretto a girare di villaggio in villaggio, era sempre il barbiere che interveniva nel primo soccorso in attesa che arrivasse il "Dottor Fisico". Ci si arrangiava come meglio si poteva, come si vede e i signori Giovanbattista Regna, Raffaele Casillo, Tommaso Panella, Antonio Abrucci, Pasquale Centore, Luca Nusco e Francesco Di Somma, barcamenandosi, grazie più all’esperienza che a una vera e propria formazione teorica, riuscivano a sbarcare il lunario.
Vi voglio parlare oggi di un interessante reperto: la lista di carico della “tassa protomedicale” esatta per l’anno 1851 nel nostro comune, che ci può offrire un’immagine del sistema sanitario del tempo.
Leggo dal web che sin dal secolo XVI il Protomedicato generale vigilava sull' "esercizio dell'arte salutare" nel Regno di Napoli, la cui funzione principale era vigilare sugli "esercenti le arti sanitarie" e in particolare sui farmacisti. Con rescritto del 22 settembre 1822 furono nominati in ogni distretto un vice protomedico e uno speziale verificatore perché visitassero le farmacie dei rispettivi comuni. A questi ufficiali spettava verificare la legalità degli esercenti, ispezionare drogherie e spezierie e vigilare sulla percezione della tassa protomedicale, destinata per due terzi alla Casa Santa degli incurabili, per un terzo ai vice protomedici, agli aiutanti e ai farmacisti visitatori a titolo di rimborso spese. Il Protomedicato operante nei domini continentali fu riordinato con r.d. del 24 aprile 1850 e con l'annesso regolamento, della cui esecuzione furono incaricati il Ministro degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione e quello delle finanze. E proprio a tale norma fa riferimento l’intestazione della lista di carico in questione. L’importo totale di cui alla lista ammonta a 14 ducati e 10 grana (pari a un centesimo di ducato). Le commissioni comunali infine, costituite dal giudice di circondario, dal sindaco e dal parroco, vigilavano sulla salute pubblica, accertavano i titoli degli esercenti.
La lista di carico, di cui sopra, consta di ben tre farmacisti, due levatrici e sette “salassatori”. Non è dato sapere se, 173 anni or sono, esistevano sul nostro territorio tre farmacie, o se, molto più probabilmente, i dottori Gaetano Porfirio, Giovanni Belmonte e Beniamino Belmastro, abitavano in Pietramelara e/o esercitavano l’attività professionale anche nei dintorni.
Le levatrici, alla stregua delle moderne ostetriche, assistevano le donne nella delicata fase del parto; il fatto che Maria e Michelina Zarone portassero lo stesso cognome ci fa pensare a una “arte di famiglia”, tramandata da una generazione alla successiva.
Chi era infine il salassatore? La "professione" di Salassatore (o flebotomo) corrispondeva a quella di chi praticava i salassi. In genere era sempre il barbiere che interveniva anche nelle estrazioni dentarie. Nel Meridione, specie nei paesi piccoli dove il medico condotto era costretto a girare di villaggio in villaggio, era sempre il barbiere che interveniva nel primo soccorso in attesa che arrivasse il "Dottor Fisico". Ci si arrangiava come meglio si poteva, come si vede e i signori Giovanbattista Regna, Raffaele Casillo, Tommaso Panella, Antonio Abrucci, Pasquale Centore, Luca Nusco e Francesco Di Somma, barcamenandosi, grazie più all’esperienza che a una vera e propria formazione teorica, riuscivano a sbarcare il lunario.