La simpatica vicenda del
pappagallo avvistato e fotografato nei pressi del Monumento a San Rocco, in
località Casino, mi pone di fronte a un dilemma: si tratta di un fuggitivo,
stanco di accettare la reclusione su un trespolo e in un’angusta gabbia, oppure
l’ennesima conferma di avifauna aliena nel nostro territorio? (cfr. foto di copertina, da FB)
Nel caso si trattasse di un fuggitivo, la memoria mi riporta alla sparizione del pappagallo “Garibaldi”, nel film “Così parlò Bellavista”; nella vicenda apparteneva al portiere del palazzo del professore/filosofo Gennaro Bellavista, e un giorno, forse per amore, forse per desiderio di libertà volò via, generando un’affannosa ricerca a cui parteciparono gli inquilini e gli allievi del professore; uno di loro, il poeta estemporaneo Luigino, pronunciò versi divenuti poi famosi: “… ‘a libertà, ‘a libertà, pure o’ pappavallo l’adda pruvà”. La fama e la diffusione del film, divenuto nel tempo un cult, hanno fatto il resto.
La seconda ipotesi, è molto meno simpatica e suggestiva! Si, perché da tempo si sente parlare di pappagalli e pappagallini, specie di origine sub tropicale che, grazie al mutamento climatico che stiamo vivendo, hanno trovato in Italia, nelle alberature urbane e nelle zone rurali, un habitat più che accettabile. Tali uccelli sono divenuti in molte zone, ad esempio nei pressi di Firenze o nelle zone rurali della Puglia, pericolosi e dannosi. A lanciare l’allarme è Coldiretti Firenze che segnala come questi sgargianti pappagalli stiano provocando perdite di raccolti sempre più pesanti. L’associazione di categoria parla di vera e propria “calamità” destinata a creare problemi anche nelle città e mette in guardia da possibili pericoli anche per la salute dei cittadini, potendo questi uccelli trasmettere malattie come la salmonellosi e l’influenza aviaria.
“L’invasione dei parrocchetti rischia di scappare di mano così come è scappata di mano quella dei cinghiali, dei cani inselvatichiti, dei colombacci, dei piccioni e di altre specie” avverte il presidente di Coldiretti di Firenze. Anche nell’ampio parco che circonda il mio ufficio è ormai normale la loro presenza. Sembra, inoltre che gli stessi possano trasmettere agli uomini malattie come la psittacosi (malattia infettiva), l’influenza aviaria o la salmonellosi. Infine la loro capacità competitiva potrebbe determinare conseguenze devastanti anche per le ripercussioni sull’avifauna autoctona (passeri, merli, pettirossi e usignoli) e portare alla sua estinzione a causa della pericolosa e impari competizione innescata.
L’allarme sociale è giunto al punto che l’Unione Europea dal 2007 vieta l’importazione di alcuni pappagalli.
Nel caso si trattasse di un fuggitivo, la memoria mi riporta alla sparizione del pappagallo “Garibaldi”, nel film “Così parlò Bellavista”; nella vicenda apparteneva al portiere del palazzo del professore/filosofo Gennaro Bellavista, e un giorno, forse per amore, forse per desiderio di libertà volò via, generando un’affannosa ricerca a cui parteciparono gli inquilini e gli allievi del professore; uno di loro, il poeta estemporaneo Luigino, pronunciò versi divenuti poi famosi: “… ‘a libertà, ‘a libertà, pure o’ pappavallo l’adda pruvà”. La fama e la diffusione del film, divenuto nel tempo un cult, hanno fatto il resto.
La seconda ipotesi, è molto meno simpatica e suggestiva! Si, perché da tempo si sente parlare di pappagalli e pappagallini, specie di origine sub tropicale che, grazie al mutamento climatico che stiamo vivendo, hanno trovato in Italia, nelle alberature urbane e nelle zone rurali, un habitat più che accettabile. Tali uccelli sono divenuti in molte zone, ad esempio nei pressi di Firenze o nelle zone rurali della Puglia, pericolosi e dannosi. A lanciare l’allarme è Coldiretti Firenze che segnala come questi sgargianti pappagalli stiano provocando perdite di raccolti sempre più pesanti. L’associazione di categoria parla di vera e propria “calamità” destinata a creare problemi anche nelle città e mette in guardia da possibili pericoli anche per la salute dei cittadini, potendo questi uccelli trasmettere malattie come la salmonellosi e l’influenza aviaria.
“L’invasione dei parrocchetti rischia di scappare di mano così come è scappata di mano quella dei cinghiali, dei cani inselvatichiti, dei colombacci, dei piccioni e di altre specie” avverte il presidente di Coldiretti di Firenze. Anche nell’ampio parco che circonda il mio ufficio è ormai normale la loro presenza. Sembra, inoltre che gli stessi possano trasmettere agli uomini malattie come la psittacosi (malattia infettiva), l’influenza aviaria o la salmonellosi. Infine la loro capacità competitiva potrebbe determinare conseguenze devastanti anche per le ripercussioni sull’avifauna autoctona (passeri, merli, pettirossi e usignoli) e portare alla sua estinzione a causa della pericolosa e impari competizione innescata.
L’allarme sociale è giunto al punto che l’Unione Europea dal 2007 vieta l’importazione di alcuni pappagalli.
Nessun commento:
Posta un commento