Mi è pervenuto per mano del Dr.
Salvatore Licciardi, già in forza al Corpo Forestale dello Stato, un
interessante documento datato 05 novembre 1910, centotredici anni fa; si tratta
di un’ordinanza del Prefetto di Caserta, nella qualità di Regio Commissario
Ripartitore dei demani comunali, destinata a comporre definitivamente una
disputa territoriale fra i comuni di Pietramelara e il confinante Roccaromana.
Il documento che si presenta in ottimo stato di conservazione, è redatto in
carta bollata da Lire Cinque, scritto in bellissima calligrafia, e consta di
ben 38 facciate; vi si delinea l’intrigato percorso storico/tecnico/giuridico
che si concluse con l’accordo fra i due comuni. Oggetto del contendere una
porzione del demanio boschivo del Monte Maggiore, dell’estensione di circa otto
ettari, sita a ovest della località “Ciescocupo”; il territorio conteso inglobava
la località “Orticella”. Per avere un’idea abbastanza precisa di cosa stiamo
parlando, si veda la foto di copertina: la porzione di territorio contesa, di
forma sub triangolare è racchiusa nella linea evidenziata. Il Prefetto emanò
l’ordinanza a conclusione di un diffuso studio sul terreno ed in archivio,
portato avanti dal Prof. Raffaele Alfonso Ricciardi, Agente demaniale,
funzionario pubblico chiamato a risolvere tali problematiche, stratificatesi
dal feudalesimo in poi, all’indomani dell’Unità Nazionale. Si tratta del Ricciardi
presente in più pagine di questo blog scribacchiato, a proposito delle vicende
che seguirono il sacco di Pietramelara, nel 1496 (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2016/09/la-chiesa-di-santagostino.html),
(http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2017/10/1496-pietramelara-dopo-il-sacco.html),
e a proposito dello statuto che Pietramelara si diede nel medioevo (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2021/03/un-popolo-incline-alla-democrazia.html)
Ritornando al documento, la storia della contesa è lunga, il primo a farne menzione è il notaio Santoro Borrello nel 15 maggio 1561, redattore di una Platea del Feudo di Pietramelara, che cita taluni atti della Regia Camera della Sommaria (organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo operante nei regimi angioino e aragonese nel Regno di Napoli, un antesignano del nostro TAR, ndr) del 1504. Nel suo studio il Ricciardi, pone come primo motivo della contesa il lungo periodo in cui i due comuni sono stati soggetti allo stesso feudatario “a causa della lunga suggezzione che subirono con un sol feudatario -la Casa di Roccaromana – dal secolo undecimo a circa la metà del secolo decimoquarto”, e poi ancora “fin dal 1577 allorché l’una e l’altra Università erano sottoposte a D. Andrea De Capua, Marchese di Francolise, Roccaromana fra gli altri gravami proposti contro di lui nel Sacro Regio Consiglio fu quello riflettente tali occupazioni”. Seguirono nel corso dei secoli continue inosservanze degli accordi tentati a più riprese, a volte rappresaglie “Col 1790 fu iniziata una serie di rappresaglie fra i due comuni. In seguito alla cattura fatta dai bargelli di Roccaromana di taluni cittadini di Pietramelara”. Fra alterne vicende trascorsero ben quattrocento anni per arrivare alla composizione della vertenza “un risultato assolutamente positivo ebbero a sortire tali sforzi, in quanto dopo la larga discussione seguita nel giorno 2 novembre 1907 fra i legittimi rappresentanti dei due comuni sulla località controversa”, grazie anche alla esiguità del valore fondiario della zona contesa, che faceva apparire il contenzioso più una questione di puntiglio che reale, ed infatti “Che avendo intanto dalla visita della località riportata l’Agente demaniale l’impressione che la zona in questione di forma quasi perfettamente triangolare, non era di rilevante estensione e che su di essa di natura boscosa, ben scarsa poteva essere la produzione, in guisa poco e quasi irrilevante poteva essere il vantaggio che potevano ripromettersi l’uno e l’altro comune, si decise a mettere in atto tutti i suoi sforzi per fare addivenire le parti a un bonario componimento”.
Ritornando al documento, la storia della contesa è lunga, il primo a farne menzione è il notaio Santoro Borrello nel 15 maggio 1561, redattore di una Platea del Feudo di Pietramelara, che cita taluni atti della Regia Camera della Sommaria (organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo operante nei regimi angioino e aragonese nel Regno di Napoli, un antesignano del nostro TAR, ndr) del 1504. Nel suo studio il Ricciardi, pone come primo motivo della contesa il lungo periodo in cui i due comuni sono stati soggetti allo stesso feudatario “a causa della lunga suggezzione che subirono con un sol feudatario -la Casa di Roccaromana – dal secolo undecimo a circa la metà del secolo decimoquarto”, e poi ancora “fin dal 1577 allorché l’una e l’altra Università erano sottoposte a D. Andrea De Capua, Marchese di Francolise, Roccaromana fra gli altri gravami proposti contro di lui nel Sacro Regio Consiglio fu quello riflettente tali occupazioni”. Seguirono nel corso dei secoli continue inosservanze degli accordi tentati a più riprese, a volte rappresaglie “Col 1790 fu iniziata una serie di rappresaglie fra i due comuni. In seguito alla cattura fatta dai bargelli di Roccaromana di taluni cittadini di Pietramelara”. Fra alterne vicende trascorsero ben quattrocento anni per arrivare alla composizione della vertenza “un risultato assolutamente positivo ebbero a sortire tali sforzi, in quanto dopo la larga discussione seguita nel giorno 2 novembre 1907 fra i legittimi rappresentanti dei due comuni sulla località controversa”, grazie anche alla esiguità del valore fondiario della zona contesa, che faceva apparire il contenzioso più una questione di puntiglio che reale, ed infatti “Che avendo intanto dalla visita della località riportata l’Agente demaniale l’impressione che la zona in questione di forma quasi perfettamente triangolare, non era di rilevante estensione e che su di essa di natura boscosa, ben scarsa poteva essere la produzione, in guisa poco e quasi irrilevante poteva essere il vantaggio che potevano ripromettersi l’uno e l’altro comune, si decise a mettere in atto tutti i suoi sforzi per fare addivenire le parti a un bonario componimento”.
Per i lettori interessati, il
documento prefettizio, trascritto dal blogger scribacchiante, è disponibile
gratuitamente a richiesta.