È un film poetico,
drammatico, ironico, commovente e a tratti divertente, definire un capolavoro
l’opera prima di Claudio Bisio da regista, non è né fuori posto, né
particolarmente laudativo. Tratto da un romanzo di Fabio Bartolomei, parla
della guerra vista dagli occhi di tre bambini, una storia di forte amicizia,
forte come l’amicizia di chi ancora non si è fatto corrompere da ambizioni,
sete di potere, sete di ricchezze materiali. Il film si intitola “L’ultima
volta che siamo stati bambini”. I tre piccoli protagonisti (vedi foto di copertina), Cosimo, Italo e
Vanda, riflessivo il primo, ingenuo il secondo, concreta ed intelligente la
terza, in un clima di guerra tentano l’avventura di liberare dai nazisti un
quarto amico ebreo, Riccardo; non voglio “spoilerare” di più… ma vi invito ad
andarlo a vedere! ...Ne vale la pena. Lo
scenario descritto dal film è oggi, purtroppo, più che mai attuale: i grandi si
fanno la guerra e i piccoli ne pagano le drammatiche conseguenze.
Le piccole vittime di guerra in Ucraina come in medio oriente, purtroppo non fanno più notizia. E’ terribile osservare in televisione ciò che sta succedendo; Israele e il suo popolo hanno subito un crimine efferato, tuttavia i raid aerei, effettuati per ritorsione, finora hanno scalfito poco o addirittura nulla dell’organizzazione terroristica Hamas, mentre causano danni materiali ingentissimi nella città di Gaza e soprattutto un numero elevatissimo di vittime civili, piccoli e grandi, sani e malati. I terroristi se ne stanno al sicuro nei loro bunker che preventivamente hanno costruito e la popolazione civile viene martirizzata. Andare alle cause geopolitiche del conflitto, innescato da odio razziale, orgoglio nazionalistico e minacce provenienti da potenze regionali che (per ora) non partecipano al conflitto, ma lo fomentano, sarebbe lungo.
Siamo la generazione di chi per fortuna non ha visto e vissuto la guerra, ma l’ha sentita raccontare da genitori e nonni, la seconda guerra mondiale da noi terminò ottanta anni or sono, portando immancabilmente, in paese come altrove, lutti e distruzioni, ma non per questo abbiamo doveri minori. Fermare i conflitti spetta ai politici, ai grandi della terra, è necessario tuttavia creare un clima di rifiuto totale nei confronti di coloro che soffiano sul fuoco, ognuno per quel che può; il ruolo del cinema, come avvenuto per il film di cui abbiamo parlato, al pari degli altri media può essere insostituibile.
Le piccole vittime di guerra in Ucraina come in medio oriente, purtroppo non fanno più notizia. E’ terribile osservare in televisione ciò che sta succedendo; Israele e il suo popolo hanno subito un crimine efferato, tuttavia i raid aerei, effettuati per ritorsione, finora hanno scalfito poco o addirittura nulla dell’organizzazione terroristica Hamas, mentre causano danni materiali ingentissimi nella città di Gaza e soprattutto un numero elevatissimo di vittime civili, piccoli e grandi, sani e malati. I terroristi se ne stanno al sicuro nei loro bunker che preventivamente hanno costruito e la popolazione civile viene martirizzata. Andare alle cause geopolitiche del conflitto, innescato da odio razziale, orgoglio nazionalistico e minacce provenienti da potenze regionali che (per ora) non partecipano al conflitto, ma lo fomentano, sarebbe lungo.
Siamo la generazione di chi per fortuna non ha visto e vissuto la guerra, ma l’ha sentita raccontare da genitori e nonni, la seconda guerra mondiale da noi terminò ottanta anni or sono, portando immancabilmente, in paese come altrove, lutti e distruzioni, ma non per questo abbiamo doveri minori. Fermare i conflitti spetta ai politici, ai grandi della terra, è necessario tuttavia creare un clima di rifiuto totale nei confronti di coloro che soffiano sul fuoco, ognuno per quel che può; il ruolo del cinema, come avvenuto per il film di cui abbiamo parlato, al pari degli altri media può essere insostituibile.
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