Una tradizione che si
credeva tramontata ritorna a vivere con ancora più vigore: sono ormai anni, se
non decenni, che un gruppo di giovani pietramelaresi perpetuano il “Fuoco di
Natale”. Da bambino ricordo che ogni strada e contrada aveva il suo fuoco da
accendere la sera della vigilia; con il passare del tempo e l’attenuarsi delle
tradizioni, la scomparsa di persone che avevano a cuore la cosa e si
interessavano di organizzarla, il fuoco di Natale era divenuto solo un ricordo sempre
più flebile. Tale ricordo è stato ripreso da volenterosi giovani, innamorati
della propria terra e delle sue tradizioni più autentiche; il “fuoco di Natale”,
edizione terzo millennio, è riunito in un unico punto del paese, di fronte alla
francescana chiesa di San Pasquale (cfr. foto di copertina); il successo è ormai un fatto consolidato,
nella tarda serata della vigilia il rito dell’accensione, tante persone, giovani e meno
giovani si riuniscono intorno ad esso, riscaldandosi e scambiandosi gli auguri
per la Festa del Natale, appena dopo inizia la veglia natalizia, con la Messa
nell’attigua chiesa conventuale. Quest’anno i ragazzi pare che abbiano superato
se stessi: la pira misurava almeno tre metri altezza, la legna è stata raccolta
nei campi nei giorni precedenti al Natale e accumulata. La modernità è
subentrata, e così i trattori e gli altri mezzi, grazie alla perizia di chi era alla
guida, hanno assicurato che tutto avvenisse nel rispetto delle norme di
sicurezza.
Le origini del Fuoco di Natale si perdono nella notte dei tempi: il rito del falò traeva le proprie origini da antiche usanze pagane, infatti già dalla notte del 31 ottobre i celti si recavano nei boschi per accendere i fuochi e trascorrere la notte tra balli e offerte agli dei. All’alba del 1° novembre, inizio del nuovo anno, raccoglievano i tizzoni ardenti e li distribuivano alle famiglie, che li utilizzavano per accendere il fuoco in casa. Nell’anno 274 d. C. l’imperatore Aureliano introdusse a Roma il culto del “Sol Invictus” e proclamò per la prima volta in Occidente il 25 dicembre giorno di festa in onore del nuovo dio: il Dies Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto. Successivamente, la religione cristiana raccolse e adottò come propria la tradizione del falò secondo la quale il fuoco serviva a riscaldare l’ambiente per la nascita di Gesù Bambino durante la gelida notte di Natale.
Il fuoco di Natale, continuerà per giorni ad ardere durante il periodo natalizio, e diventa luogo di ritrovo per tutti coloro che intorno al fuoco si intrattengono a volte anche fino a tardi nella gioia e nella serenità tipica del periodo. Complimenti ragazzi, il vostro impegno ci rende orgogliosi di voi!
Le origini del Fuoco di Natale si perdono nella notte dei tempi: il rito del falò traeva le proprie origini da antiche usanze pagane, infatti già dalla notte del 31 ottobre i celti si recavano nei boschi per accendere i fuochi e trascorrere la notte tra balli e offerte agli dei. All’alba del 1° novembre, inizio del nuovo anno, raccoglievano i tizzoni ardenti e li distribuivano alle famiglie, che li utilizzavano per accendere il fuoco in casa. Nell’anno 274 d. C. l’imperatore Aureliano introdusse a Roma il culto del “Sol Invictus” e proclamò per la prima volta in Occidente il 25 dicembre giorno di festa in onore del nuovo dio: il Dies Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto. Successivamente, la religione cristiana raccolse e adottò come propria la tradizione del falò secondo la quale il fuoco serviva a riscaldare l’ambiente per la nascita di Gesù Bambino durante la gelida notte di Natale.
Il fuoco di Natale, continuerà per giorni ad ardere durante il periodo natalizio, e diventa luogo di ritrovo per tutti coloro che intorno al fuoco si intrattengono a volte anche fino a tardi nella gioia e nella serenità tipica del periodo. Complimenti ragazzi, il vostro impegno ci rende orgogliosi di voi!
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