Nei trenta secoli di
storia vissuti dal nostro territorio e dai suoi abitanti, non sono stati
frequenti scontri bellici cruenti, la posizione defilata geograficamente non ne
facevano una postazione strategica da difendere, qualsiasi epoca si consideri.
Tuttavia un episodio della guerra per l’unità nazionale, vide la campagna fra
Roccaromana e Pietramelara come teatro delle operazioni. Questi i fatti: tra il
16 e il 17 settembre 1860, un ungherese, il maggiore Csudafy, al comando di un
reparto di garibaldini, costituito da tre compagnie, si diresse da Caserta
verso Piedimonte, allo scopo di tagliare le retrovie borboniche ed isolare così
Capua da Gaeta. Varcato durante la notte il Volturno presso Dragoni per schivare
forze ostili o, chissà, per errore, Csudafy si dirige verso Roccaromana. L’attacco
al presidio borbonico quivi acquartierato e forte di 260 uomini, avviene alle
10 e 30 del mattino; data la sproporzione delle forze il comandante borbonico maggiore Gennaro Angellotti chiede rinforzi al colonnello Kezich, che è di
stanza a Pietramelara con ben tre reggimenti. L’aiuto viene negato pertanto i borbonici sono
costretti a ripiegare verso la vicina Pietramelara; la campagna fra i due
borghi è interrotta da fossi e siepi, si può immaginare che dopo ripiegamenti
successivi i borbonici abbiano organizzato una linea di difesa, presso il
rivolo di Murro. Gli uomini di stanza a Pietramelara, al secondo rifiuto di Kezich
di inviare rinforzi, insorgono ed allora l’alto ufficiale, alle strette, invia
un battaglione al comando del maggiore De Francesco, che riesce a riequilibrare
le forze e respingere i garibaldini fino al ponte di Roccaromana, dove anche i
civili partecipano alla battaglia e fanno ripiegare gli “stranieri” fino a
Piedimonte d’Alife, dove pare che Csudafy abbia tentato il suicidio, puntandosi una
pistola alla tempia.
La presenza di un
Ungherese fra i vertici garibaldini conferma che mercenari presero parte agli
scontri, ed è evidente che il comportamento di Kezich sia
stato dovuto a un tradimento già in atto, frequente fra gli alti ufficiali
borbonici che già avevano intravisto, a breve, il tramonto del Regno delle Due
Sicilie. L’infedeltà dei vertici militari fu una delle cause della dissoluzione
di una Nazione che, almeno sulla carta, aveva tutti i numeri per sopravvivere a
un attacco proditorio e non dichiarato da parte di uno staterello di dimensioni
geografiche ed economiche inferiori.
Quanti siano stati i
caduti dello scontro da ambe le parti non si sa; quello che si è potuto
riscontrare lo dobbiamo a quella inesauribile fonte di notizie che sono i
registri parrocchiali: nel Libro dei Defunti della Parrocchia di San Lorenzo
Martire (oggi Sant’Agostino), anni 1856/1895, abbiamo notizia che furono
allestiti alla meglio due ricoveri per feriti, nel Palazzo Ducale e in
Municipio; ancora leggiamo i nomi di quattro
soldati, Ferretti Alberto di età imprecisata , da Mirandola (FE), deceduto il 20/09/1860
nel Municipio di Pietramelara garibaldino o bersagliere (in bello Arcis Romanae
a militibus Naeapolitani ictus scopetti vulneratus); Stanzione Stefano, di età imprecisata , marito di Rinaldi Carmina deceduto il giorno successivo, borbonico; de
Buccis Giuseppe di età imprecisata , deceduto in Municipio; Turnelli Beniamino di
anni 20, deceduto il 21/09/1860 nel Palazzo Ducale (in palatio ducis Arcis
Romanae).
Cosa rimane, oltre alla memoria e a qualche sbiadito documento, di questa cruenta interruzione della tranquillità che ha sempre regnato dalle nostre parti? Due segni di importanza quantomeno equivalente: nel piazzale antistante l'ex Ospedale, fu eretto nel 1951, per opera del Sindaco Diomede Rinaldi, un monumento in onore dei Garibaldini che persero la vita a Roccaromana (I foto di copertina); sulla strada che porta da Pietramelara a Roccaromana, invece fu eretto un secondo cippo nel 2017, in località Murro, questa volta dedicato ai caduti borbonici (II foto di copertina).
Bibliografia:
1. Atti
del Convegno di Studi “Cinque secoli di storia nell’Alto Casetrtano”, Giugno
1996
2. Liber
Parochialis S.Laurenti Martiris huius terrae Petramellaria in quo adnotantur
mortui a die prima mensis Julii 1856
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