Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

sabato 23 ottobre 2021

UN BANCO DI PROVA PER PIETRAMELARA

 

E’ iniziata nel tardo pomeriggio di giovedì, con l’arrivo in paese del primo gruppo di cittadini europei, la maratona che coinvolgerà l’APS Pro Loco Pietramelara ed i suoi ospiti in un insieme di attività volte alla conoscenza del nostro territorio, della nostra gente, delle nostre tradizioni più autentiche.
Il progetto è stato finanziato nell’ambito dell’Iniziativa denominata “Europe for Citizens” o per usare espressioni della nostra lingua “Europa per i cittadini”: si tratta di un programma dell'Unione Europea che finanzia progetti volti a: contribuire alla conoscenza della storia dell'UE, dei suoi valori e della sua diversità da parte del pubblico europeo. Incoraggiare la partecipazione civica e democratica dei cittadini a livello dell'UE.
Il programma insegue un duplice scopo:
– contribuire a una maggiore conoscenza dell’Unione, della sua storia e della sua diversità da parte dei cittadini;
– promuovere la cittadinanza europea e migliorare le condizioni per la partecipazione civica e democratica a livello europeo.
La preparazione dura da circa un anno, con l’incarico ad un professionista specializzato in “progettazione europea”, la stesura del progetto, l’iter burocratico che ha condotto alla sua approvazione e al relativo finanziamento.
L’accoglienza di circa 160 persone provenienti da quattro nazioni europee (Francia, Romania, Bulgaria, Spagna) ha dato luogo, complice il tempo inclemente, a qualche difficoltà organizzativa, che nonostante tutto è stata superata alla grande. Gli ospiti sono per lo più persone che hanno ricoperto o ricoprono ancora cariche pubbliche nelle comunità di appartenenza, pertanto rivestono caratteristiche di particolare rappresentatività. Grande sforzo di ricerca è costato il reperire alloggi per un numero così elevato di persone, ma alla fine, anche ricorrendo ad alloggi siti nella vicina Roccaromana, tale difficoltà è stata aggirata.
L’evento di presentazione ed inaugurazione del progetto, già previsto per ieri sera, venerdì 22 ottobre è stato posticipato a stamattina alle 11, sempre nell’ampia ed accogliente Palestra; vi saranno interventi di benvenuto da parte del Sindaco di Pietramelara, Pasquale Di Fruscio, del Presidente dell’Associazione Pro Loco, Franco Tabacchino, insieme a brevi comunicazioni del vostro blogger scribacchiante, del Preside Vincenzo Di Lauro e del progettista Cristiano Buonocore.
Quale l’importanza di tale progetto per il nostro paese? Ritengo che prima di tutto sia esso utile a far conoscere in ambito continentale Pietramelara, nella sua gente dotata di particolare ospitalità, nei suoi monumenti principali: il borgo medioevale, le chiese, il complesso archeologico delle “grotte di Saiano”; far conoscere l’ambiente naturale che vi insiste, con i boschi del Montemaggiore dotati di una vasta biodiversità; rendere nota la storia che hanno vissuto queste popolazioni; e “dulcis in fundo” la nostra enogastronomia con i piatti e le preparazioni derivanti da una plurisecolare tradizione contadina.
Infine, ritengo che questi tre giorni, potranno costituire un banco di prova nell’ottica di trasformare il nostro comune in un grande “albergo diffuso” che si apre a cittadini di ogni popolo e razza, per farsi conoscere mediante l’ospitalità e l’inclusione.

martedì 19 ottobre 2021

INDEBITE INGERENZE

 

La vicenda travagliata della presidenza della Comunità Montana del Monte Maggiore, con la recente detronizzazione del Sindaco di Pietramelara, Avv. Pasquale Di Fruscio (cfr. foto a destra), da presidente, richiama alla mente del sottoscritto, a cui la memoria non difetta, lo svolgersi dei fatti legati ad essa dal momento dell’istituzione dell’Ente.
Le comunità montane, la cui istituzione voluta dal legislatore con legge 3 dicembre 1971, n. 1102, e adesso disciplinate dall'art. 27 del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico sugli enti locali), cominciarono a prendere corpo dopo la metà degli anni settanta; con l’avvento dell’amministrazione Sorbo, nel 1975 occorreva separare fisicamente e politicamente due forti (ed ingombranti) personalità organiche a quel consesso: il sindaco del tempo Gianni Sorbo ed il leader “dissidente democristiano” Giuseppe Peluso (che sarebbe diventato sindaco nel 1989). Un precedente accordo fra i vari comuni aderenti alla Comunità Montana, prevedeva che fra Formicola e Pietramelara erano in palio la sede dell’Ente e la carica di presidente; in altre parole a chi sarebbe andata la sede sarebbe stata preclusa la presidenza.  La politica formicolana, molto lungimirante, fu pronta a rinunciare in quel momento alla presidenza, concessa al pietramelarese Peluso aggiudicandosi in tal modo per sempre la sede dell’Ente montano. Il progetto era chiaro, cedere la presidenza per il momento e tenersi la sede; in un secondo tempo si sarebbe dato l’assalto anche alla carica più alta. E così avvenne: tanto tuonò che piovve! …ci fu tolta la presidenza e in cambio avemmo la vicepresidenza, in seguito anche questa non fu più appannaggio pietramelarese e ci si dovette accontentare di qualche assessorato, con interruzioni temporali più o meno lunghe. Se non si fosse ceduto sulla sede, forse oggi Pietramelara avrebbe potuto ancora esercitare quel ruolo di baricentro politico/amministrativo dell’intero Monte Maggiore!
E veniamo ai giorni nostri… amministrare un ente sovracomunale è frutto di una serie di equilibri precari che variano con il tempo, fu così che, nel Giugno 2020, a Salvatore Geremia di Rocchetta e Croce (cfr. foto a sinistra) subentrò Di Fruscio, grazie ad ordini impartiti dall’esterno del perimetro del territorio montano; alla stessa stregua, dopo qualche tempo, un anno o poco più, è stata la volta per Di Fruscio di cedere il passo, sempre per le stesse odiose ingerenze del potere politico, ma mi domando è mai possibile tale situazione farsesca? Fino a quando dovremo subire che qualcuno che non conosce il nostro territorio, non conosce gli uomini e le comunità, debba imporre il proprio diktat politico, con il solo fine di stendere i propri tentacoli sempre più lunghi e viscidi, sempre più ramificati?  Non sono un “fervente difrusciano” e questo è notorio a chi mi conosce, tuttavia mi irrita tantissimo questo continuo intrufolarsi nelle faccende di casa nostra… come può un Ente assumere un indirizzo politico continuo e coerente se, secondo la posizione dell’utero di questo e quel consigliere regionale, ogni sei mesi/un anno cambia il vertice dell’ente stesso?

venerdì 15 ottobre 2021

UNO STREPITOSO SORPASSO

 

È una notizia diffusa nella giornata di ieri, che ci riempie di legittimo orgoglio: in Francia, i consumi di mozzarella hanno superato quelli del formaggio camembert. Lo scrive il quotidiano francese «Le Figaro», secondo cui, a settembre, le vendite del comparto mozzarella sono state superiori per la prima volta a quelle del re dei formaggi francesi.
Le specialità culinarie italiane sono sempre più apprezzate nel mondo, in particolare, in Francia, e le Figaro sottolinea infine che «si mangia camembert nei ristoranti o durante i pasti casalinghi più tradizionali, mentre la mozzarella sta bene in molti piatti facili da fare e più trendy».
Mi è sembrato giusto, da interprete di un territorio dove la mozzarella si produce da secoli, sottolineare tale strepitoso sorpasso, ma… qual è la storia di questa prelibatezza che l’intero mondo ci invidia e che, nel complesso, produce occupazione e sviluppo economico quanto un grande stabilimento industriale?
La nostra mozzarella fa parte del grande gruppo denominato “formaggi a pasta filata”, che hanno origini antichissime.
Tra il X e il XII secolo nelle zone paludose Tirreniche, tra la piana del fiume Volturno e la piana del fiume Sele, iniziarono a svilupparsi gli allevamenti bufalini, come testimoniato da documenti del monastero di San Lorenzo in Capua. Il nome “mozza” deriva dalla pratica di ”mozzare” la pasta cotta dopo l’aggiunta di acqua calda, rendendo la cagliata morbida ed elastica.
Il termine mozzarella appare per la prima volta in un testo famoso di Bartolomeo Scappi, cuoco della corte papale, nel 1570.
Alla fine del 1700, grazie ai Borboni, che costruirono il primo caseificio sperimentale, la mozzarella prese un largo consumo e la pasta filata in genere agli inizi del 1900 raggiunse una tale fama che portò le piccole produzioni locali a svilupparsi e a diventare vere e proprie produzioni industriali. Successivamente la bonifica delle zone paludose favorì l’espansione degli allevamenti bufalini e la crescita della produzione di mozzarella in tutto il centro-meridione, dal sud della provincia di Roma fino in Puglia e passando per il Molise.
Nel 1981 nacque il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana che esercita la vigilanza, la valorizzazione e la promozione di questo straordinario formaggio del Centro-Sud Italia, apprezzato in tutto il mondo.
Nel 1996 è stata ottenuta la Denominazione di Origine Protetta (DOP) per la Mozzarella di Bufala Campana: si tratta di un prestigioso marchio europeo con cui vengono istituzionalmente riconosciute quelle caratteristiche organolettiche e merceologiche di questo formaggio, derivate prevalentemente dalle condizioni ambientali e dai metodi tradizionali di lavorazione esistenti nella specifica area di produzione. Questo riconoscimento è il più importante marchio DOP del centro-sud Italia, il quarto a livello nazionale per produzione ed il terzo tra i formaggi DOP italiani.
Attualmente le zone di riconoscimento ed origine del latte idoneo alla produzione della Mozzarella di Bufala campana DOP sono: le regioni Campania, Lazio (nelle province di Latina, Frosinone e Roma), Puglia (provincia di Foggia) e  in Molise il solo comune di Venafro.
La realtà della nostra zona, comuni dell’alto casertano, è in costante e sostanziale progresso: allevamenti a conduzione familiare, accanto ad aziende capitalistiche, almeno un paio di caseifici per comune, in grado di esitare produzioni di gran pregio, alcune delle quali riconosciute con importanti premi. Quale il futuro? … l’espansione degli allevamenti non potrà procedere all’infinito, perché un elevato numero di capi da luogo a inconvenienti ambientali per lo smaltimento delle deiezioni; inoltre è sempre più difficile reperire addetti di stalla, che già oggi provengono per lo più dall’India e dintorni. Il mercato della mozzarella continuerà ad espandersi ma ciò non potrà prescindere da un livello qualitativo che dovrà in ogni caso soddisfare le esigenze dei consumatori.
 

domenica 10 ottobre 2021

SETTEMBRE 1860: MERCENARI E TRADITORI IN UNO SCONTRO

 

Foto 1

Nei trenta secoli di storia vissuti dal nostro territorio e dai suoi abitanti, non sono stati frequenti scontri bellici cruenti, la posizione defilata geograficamente non ne facevano una postazione strategica da difendere, qualsiasi epoca si consideri. Tuttavia un episodio della guerra per l’unità nazionale, vide la campagna fra Roccaromana e Pietramelara come teatro delle operazioni. Questi i fatti: tra il 16 e il 17 settembre 1860, un ungherese, il maggiore Csudafy, al comando di un reparto di garibaldini, costituito da tre compagnie, si diresse da Caserta verso Piedimonte, allo scopo di tagliare le retrovie borboniche ed isolare così Capua da Gaeta. Varcato durante la notte il Volturno presso Dragoni per schivare forze ostili o, chissà, per errore, Csudafy si dirige verso Roccaromana. L’attacco al presidio borbonico quivi acquartierato e forte di 260 uomini, avviene alle 10 e 30 del mattino; data la sproporzione delle forze il comandante borbonico maggiore Gennaro Angellotti chiede rinforzi al colonnello Kezich, che è di stanza a Pietramelara con ben tre reggimenti.  L’aiuto viene negato pertanto i borbonici sono costretti a ripiegare verso la vicina Pietramelara; la campagna fra i due borghi è interrotta da fossi e siepi, si può immaginare che dopo ripiegamenti successivi i borbonici abbiano organizzato una linea di difesa, presso il rivolo di Murro. Gli uomini di stanza a Pietramelara, al secondo rifiuto di Kezich di inviare rinforzi, insorgono ed allora l’alto ufficiale, alle strette, invia un battaglione al comando del maggiore De Francesco, che riesce a riequilibrare le forze e respingere i garibaldini fino al ponte di Roccaromana, dove anche i civili partecipano alla battaglia e fanno ripiegare gli “stranieri” fino a Piedimonte d’Alife, dove pare che Csudafy abbia tentato il suicidio, puntandosi una pistola alla tempia.

La presenza di un Ungherese fra i vertici garibaldini conferma che mercenari presero parte agli scontri, ed   è evidente che il comportamento di Kezich sia stato dovuto a un tradimento già in atto, frequente fra gli alti ufficiali borbonici che già avevano intravisto, a breve, il tramonto del Regno delle Due Sicilie. L’infedeltà dei vertici militari fu una delle cause della dissoluzione di una Nazione che, almeno sulla carta, aveva tutti i numeri per sopravvivere a un attacco proditorio e non dichiarato da parte di uno staterello di dimensioni geografiche ed economiche inferiori.

Quanti siano stati i caduti dello scontro da ambe le parti non si sa; quello che si è potuto riscontrare lo dobbiamo a quella inesauribile fonte di notizie che sono i registri parrocchiali: nel Libro dei Defunti della Parrocchia di San Lorenzo Martire (oggi Sant’Agostino), anni 1856/1895, abbiamo notizia che furono allestiti alla meglio due ricoveri per feriti, nel Palazzo Ducale e in Municipio; ancora  leggiamo i nomi di quattro soldati, Ferretti Alberto di età imprecisata , da Mirandola (FE), deceduto il 20/09/1860 nel Municipio di Pietramelara garibaldino o bersagliere (in bello Arcis Romanae a militibus Naeapolitani ictus scopetti vulneratus); Stanzione Stefano, di età  imprecisata , marito di Rinaldi Carmina  deceduto il giorno successivo, borbonico; de Buccis  Giuseppe di età imprecisata ,  deceduto in Municipio; Turnelli Beniamino di anni 20, deceduto il 21/09/1860 nel Palazzo Ducale (in palatio ducis Arcis Romanae).

Foto II

Cosa rimane, oltre alla memoria e a qualche sbiadito documento, di questa cruenta interruzione della tranquillità che ha sempre regnato dalle nostre parti? Due segni di importanza quantomeno equivalente: nel piazzale antistante l'ex Ospedale, fu eretto nel 1951, per opera del Sindaco  Diomede Rinaldi, un monumento in onore dei Garibaldini che persero la vita a Roccaromana (I foto di copertina); sulla strada che porta da Pietramelara a Roccaromana, invece fu eretto un secondo cippo nel 2017, in località Murro, questa volta dedicato ai caduti borbonici (II foto di copertina). 

Bibliografia:

1.   Atti del Convegno di Studi “Cinque secoli di storia nell’Alto Casetrtano”, Giugno 1996

2. Liber Parochialis S.Laurenti Martiris huius terrae Petramellaria in quo adnotantur mortui a die prima mensis Julii 1856