Chi non si è mai
lamentato dei giovani del nostro paese e del loro poco amore per i luoghi e per
i valori connessi con esso? È vero … le giovani generazioni a volte dedicano
scarso interesse per cose definite “superate”, ma le eccezioni esistono, per
fortuna.
Il caso che vi voglio raccontare è quello di un giovane, che con il tempo e con l’impegno ha saputo costruirsi una preparazione e una professionalità. Si tratta di Franco Mainolfi, neo-dottore forestale (cfr. foto di copertina), il quale per il suo lavoro di tesi magistrale ha scelto un tema strettamente connesso al territorio di Pietramelara e dintorni: ANALISI DEGLI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO DELLA Z.S.C. “CATENA DI MONTE MAGGIORE. Per la cronaca la laurea magistrale è stata conferita nello scorso agosto dall’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL MOLISE, Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti. Veramente interessante il lavoro svolto, per l’approccio scientifico, per i risultati di studio conseguiti e per i possibili sviluppi divulgativi per gli interessati. Ma va sicuramente anche lodato il grande attaccamento per un territorio e l’amore per la terra che ci ha generato.
Rete Natura 2000 attualmente è composta da Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone Speciali di Conservazione (ZSC); essa è un insieme di aree destinate alla tutela di habitat e di specie (animali e vegetali) ritenuti meritevoli di protezione a livello europeo. Il tutto per garantire la vitalità a lungo termine di alcuni habitat e di alcune specie di rilievo europeo.
Obiettivo del lavoro di tesi è stato il monitoraggio degli habitat di interesse comunitario, tramite rilevamenti della vegetazione, in un sito della rete Natura 2000 della Campania: la Zona Speciale di Conservazione “Catena di Monte Maggiore”, contrassegnata dal codice identificativo comunitario IT8010006, che racchiude la parte montana dei comuni di Roccaromana, Pietramelara, Riardo, Rocchetta e Croce, Formicola e Liberi. I rilievi di campo anno abbracciato un periodo di un anno esatto, da luglio 2020 a giugno 2021. Va detto che altro merito della tesi è stato quello di colmare una lacuna, cioè di aver studiato un habitat non presente nel formulario standard della Zona Speciale di Conservazione “Catena di Monte Maggiore”; l’habitat studiato per la prima volta in zona è stato quello contrassegnato con il codice 9340: Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia (leccete), e che non si tratti di cosa di poco conto lo dimostra anche la sola grande diffusione delle leccete nel nostro Monte Maggiore. Nella tesi sono stati capillarmente descritti gli habitat di interesse comunitario presenti, in altre parole le note singolari che fanno dei nostri boschi ambienti unici e particolarmente pregiati: le faggete, i castagneti e le citate leccete.
Confortante il punto di arrivo del lavoro, citando testualmente il Mainolfi: “Lo stato di conservazione degli habitat è giudicato complessivamente molto buono in quanto non è stata rilevata alcuna presenza importante di specie bioindicatrici di fattori di disturbo antropici”. In altre parole il nostro territorio montano non ha subito impatti da parte delle azioni umane, che possano aver compromesso le sue molteplici funzioni: economico/produttiva, di riequilibrio ambientale, di fruizione turistica, ecc.
Il Monte Maggiore è uno dei gioielli di cui la Campania dispone, le comunità dei paesi e villaggi che gli fanno da corona hanno, sinora, saputo mantenere una sorta di sacro rispetto nei suoi confronti. L’auspicio, anche per dare un senso sociale al lavoro di Franco, è che le future scelte politiche relative al territorio sappiano muoversi in tale direttrice.
Il caso che vi voglio raccontare è quello di un giovane, che con il tempo e con l’impegno ha saputo costruirsi una preparazione e una professionalità. Si tratta di Franco Mainolfi, neo-dottore forestale (cfr. foto di copertina), il quale per il suo lavoro di tesi magistrale ha scelto un tema strettamente connesso al territorio di Pietramelara e dintorni: ANALISI DEGLI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO DELLA Z.S.C. “CATENA DI MONTE MAGGIORE. Per la cronaca la laurea magistrale è stata conferita nello scorso agosto dall’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL MOLISE, Dipartimento Agricoltura, Ambiente e Alimenti. Veramente interessante il lavoro svolto, per l’approccio scientifico, per i risultati di studio conseguiti e per i possibili sviluppi divulgativi per gli interessati. Ma va sicuramente anche lodato il grande attaccamento per un territorio e l’amore per la terra che ci ha generato.
Rete Natura 2000 attualmente è composta da Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone Speciali di Conservazione (ZSC); essa è un insieme di aree destinate alla tutela di habitat e di specie (animali e vegetali) ritenuti meritevoli di protezione a livello europeo. Il tutto per garantire la vitalità a lungo termine di alcuni habitat e di alcune specie di rilievo europeo.
Obiettivo del lavoro di tesi è stato il monitoraggio degli habitat di interesse comunitario, tramite rilevamenti della vegetazione, in un sito della rete Natura 2000 della Campania: la Zona Speciale di Conservazione “Catena di Monte Maggiore”, contrassegnata dal codice identificativo comunitario IT8010006, che racchiude la parte montana dei comuni di Roccaromana, Pietramelara, Riardo, Rocchetta e Croce, Formicola e Liberi. I rilievi di campo anno abbracciato un periodo di un anno esatto, da luglio 2020 a giugno 2021. Va detto che altro merito della tesi è stato quello di colmare una lacuna, cioè di aver studiato un habitat non presente nel formulario standard della Zona Speciale di Conservazione “Catena di Monte Maggiore”; l’habitat studiato per la prima volta in zona è stato quello contrassegnato con il codice 9340: Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia (leccete), e che non si tratti di cosa di poco conto lo dimostra anche la sola grande diffusione delle leccete nel nostro Monte Maggiore. Nella tesi sono stati capillarmente descritti gli habitat di interesse comunitario presenti, in altre parole le note singolari che fanno dei nostri boschi ambienti unici e particolarmente pregiati: le faggete, i castagneti e le citate leccete.
Confortante il punto di arrivo del lavoro, citando testualmente il Mainolfi: “Lo stato di conservazione degli habitat è giudicato complessivamente molto buono in quanto non è stata rilevata alcuna presenza importante di specie bioindicatrici di fattori di disturbo antropici”. In altre parole il nostro territorio montano non ha subito impatti da parte delle azioni umane, che possano aver compromesso le sue molteplici funzioni: economico/produttiva, di riequilibrio ambientale, di fruizione turistica, ecc.
Il Monte Maggiore è uno dei gioielli di cui la Campania dispone, le comunità dei paesi e villaggi che gli fanno da corona hanno, sinora, saputo mantenere una sorta di sacro rispetto nei suoi confronti. L’auspicio, anche per dare un senso sociale al lavoro di Franco, è che le future scelte politiche relative al territorio sappiano muoversi in tale direttrice.
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