Sono stati gli uomini a
fare Pietramelara o, al contrario, è stata Pietramelara a fare gli uomini? E’
ponendomi questo interrogativo che mi accingo a scribacchiare una serie di
pezzi dedicati ai Pietramelaresi illustri, a coloro che hanno lasciato
un’impronta netta e positiva sul suolo di questo paese. Confuso da dove
cominciare, penso di dedicare il primo di questi pezzi al dottor Filippo Adipietro (vedi foto di copertina),
servendomi come fonte di un breve opuscolo datato 9 dicembre 1995, dato alle
stampe in occasione dello scoprimento del busto bronzeo in Municipio. L’opera
era stata dapprima destinata alla sala della biblioteca comunale, dopodiché fu
traslata nella sala consiliare.
Il medico di tante generazioni di pietramelaresi, per tanti ron F'lippu, nacque il 9 agosto 1900, a Pietramelara, da Giovanni Alfredo, anch’egli medico, e da Rosa de Ponte. La famiglia era di origine partenopea e giunse in paese al seguito del nonno Filippo, che assunse l’ufficio di Segretario Comunale qualche decennio prima, quindi appena dopo l’unificazione d’Italia.
Il piccolo Filippo studiò dapprima presso il convitto “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca, dove conseguì la maturità classica, fu quindi chiamato alle armi sul finire del primo conflitto mondiale, insieme ai cosiddetti “ragazzi del '99”. Terminata la leva, e dopo la fine vittoriosa del conflitto, si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli, che al tempo aveva maestri della levatura di Antonio Cardarelli, Leonardo Bianchi, Giuseppe Moscati. E proprio di Moscati, medico santo, fu allievo nel corso dell’internato tenutosi presso l’Ospedale degli Incurabili; della frequenza di un uomo di così alto profilo morale ed etico il dottor Adipietro conservò per sempre l’impronta professionale ed umana. Il 21 novembre 1925 si laureò, e successivamente si specializzò in Traumatologia e Chirurgia d’Urgenza, nonché in Ostetricia e Ginecologia. Sposò nel 1928 la signora Maria Sanniti, donna di grande bellezza che gli diede quattro figli. Scelse allora di esercitare in Pietramelara, scartando le lusinghe di una sicura carriera a Napoli. Nel 1939 fu nominato Ufficiale Sanitario di un vasto tenimento che comprendeva anche Riardo, Baia, Roccaromana, Pietravairano, Caianello e Vairano Patenora.
Partecipò alla guerra di Spagna, in cui fu anche ferito: il suo servizio encomiabile gli valse una Croce di Guerra. Tornato, fu nominato podestà di Pietramelara ma, appena insediato, fu richiamato alle armi con il grado di Tenente Medico; a guerra finita, nel 1951 gli fu conferita una seconda Croce al Valor Militare. Dopo l’armistizio si distinse nella cura dei molti feriti per l’occupazione tedesca e, a tal proposito, l’arciprete Lombardo ebbe a scrivere di lui: “Il Dottor Filippo Adipietro rimase al suo posto dalla prima all’ultima ora e si prodigò con slancio ed abnegazione nella cura dei feriti e dei moribondi”. Tornata la pace, fu nominato direttore sanitario dell’Ospedale di Roccaromana, e continuò per lungo tempo ad esercitare la professione medica presso il palazzo di famiglia. Dopo una breve malattia la morte lo raggiunse il 2 agosto 1983.
La vicenda umana a professionale di quest’uomo offre lo spunto per più di una riflessione: l’attaccamento al luogo natio, lo slancio che mostrava nell’esercizio della professione medica, la pietà dimostrata nei confronti dei propri pazienti, specie i più indigenti, ne hanno fatto un modello ancora presente, dopo un quarantennio dalla scomparsa, nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo.
Il medico di tante generazioni di pietramelaresi, per tanti ron F'lippu, nacque il 9 agosto 1900, a Pietramelara, da Giovanni Alfredo, anch’egli medico, e da Rosa de Ponte. La famiglia era di origine partenopea e giunse in paese al seguito del nonno Filippo, che assunse l’ufficio di Segretario Comunale qualche decennio prima, quindi appena dopo l’unificazione d’Italia.
Il piccolo Filippo studiò dapprima presso il convitto “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca, dove conseguì la maturità classica, fu quindi chiamato alle armi sul finire del primo conflitto mondiale, insieme ai cosiddetti “ragazzi del '99”. Terminata la leva, e dopo la fine vittoriosa del conflitto, si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli, che al tempo aveva maestri della levatura di Antonio Cardarelli, Leonardo Bianchi, Giuseppe Moscati. E proprio di Moscati, medico santo, fu allievo nel corso dell’internato tenutosi presso l’Ospedale degli Incurabili; della frequenza di un uomo di così alto profilo morale ed etico il dottor Adipietro conservò per sempre l’impronta professionale ed umana. Il 21 novembre 1925 si laureò, e successivamente si specializzò in Traumatologia e Chirurgia d’Urgenza, nonché in Ostetricia e Ginecologia. Sposò nel 1928 la signora Maria Sanniti, donna di grande bellezza che gli diede quattro figli. Scelse allora di esercitare in Pietramelara, scartando le lusinghe di una sicura carriera a Napoli. Nel 1939 fu nominato Ufficiale Sanitario di un vasto tenimento che comprendeva anche Riardo, Baia, Roccaromana, Pietravairano, Caianello e Vairano Patenora.
Partecipò alla guerra di Spagna, in cui fu anche ferito: il suo servizio encomiabile gli valse una Croce di Guerra. Tornato, fu nominato podestà di Pietramelara ma, appena insediato, fu richiamato alle armi con il grado di Tenente Medico; a guerra finita, nel 1951 gli fu conferita una seconda Croce al Valor Militare. Dopo l’armistizio si distinse nella cura dei molti feriti per l’occupazione tedesca e, a tal proposito, l’arciprete Lombardo ebbe a scrivere di lui: “Il Dottor Filippo Adipietro rimase al suo posto dalla prima all’ultima ora e si prodigò con slancio ed abnegazione nella cura dei feriti e dei moribondi”. Tornata la pace, fu nominato direttore sanitario dell’Ospedale di Roccaromana, e continuò per lungo tempo ad esercitare la professione medica presso il palazzo di famiglia. Dopo una breve malattia la morte lo raggiunse il 2 agosto 1983.
La vicenda umana a professionale di quest’uomo offre lo spunto per più di una riflessione: l’attaccamento al luogo natio, lo slancio che mostrava nell’esercizio della professione medica, la pietà dimostrata nei confronti dei propri pazienti, specie i più indigenti, ne hanno fatto un modello ancora presente, dopo un quarantennio dalla scomparsa, nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo.
Grande don Filippo! Un vero signore d'altri tempi. Grazie Francesco per avercelo rievocato.
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