Sono stato molto perplesso, e molto a lungo sullo scrivere o meno qualcosa sul mio blog scribacchiato intorno a ciò che sta avvenendo … devo dire che poi, in ultimo, ha prevalso quella smania di comunicare che sento da sempre in me.
I giorni che viviamo in paese, come altrove in Italia e nell’intero pianeta, non li avrebbe previsti nessuno, il dramma è forte e, a volte si riassume anche in quelle piccole cose che la vita “di paese” ha saputo e voluto conservare. Mi è dispiaciuto molto, ad esempio, non poter dare un estremo saluto a tante persone care che ci hanno lasciato in questo periodo: il dolore in paese ha una dimensione sociale, e credo che le nostre usanze leniscano in qualche modo il distacco, con una stratta di mano di condoglianze, con un affettuoso abbraccio … cose queste che, almeno per ora, non sono affatto possibili..
Stare inchiodato a casa comincia a pesare … si è vero: le tante incombenze del “lavoro agile”, il tempo che si impiega a sbrigarlo, la concentrazione che a casa è migliore rispetto a una stanza di ufficio, ma comunque si avverte un senso di ansia e di attesa per il tempo migliore che, prima o poi, dovrà pur arrivare!
Fa piacere anche in questa situazione surreale, che l’intera famiglia si sia riunita: il tempo trascorre fra condivisioni di video che sollevano un po’ il morale, innervosimenti repentini, improvvisati show cooking, e cure televisive che durano ore e ore; la sera poi si attendono le diciotto per conoscere dalla conferenza stampa quotidiana a che punto è il progresso del contagio. Il giardino offre occasione di svago se il tempo è bello, ed allora in quel luogo ci si inventano anche lavori che in tempo normale nessuno avrebbe pensato di fare; quando si può si evade anche in campagna.
Per la buona pace del presidente/sceriffo De Luca bisogna ammettere che il “distanziamento sociale”, come viene chiamato, sembra essere l’unica vera medicina efficace, per quanto amarissima, contro il virus, pertanto buttiamola giù e tacciamo, osservando rigidamente le regole che vengono passate sui media con frequenza ossessiva.
Purtroppo anche in tale frangente bisogna concludere che l’Italia è ancora solo un’espressione geografica e che una vera coesione fra il settentrione e il mezzogiorno è ancora di là da venire: c’è chi ironizza sui successi della cura Ascierto, chi non ne riconosce la primogenitura, chi si sofferma (quasi compiacendosene) sulle condizioni in cui versa il sistema sanitario delle regioni del sud; sono sintomi di un sentimento nazionale che, se altrove in Europa è divenuto un punto di forza, da noi stenta oggi come non mai a decollare.
Sono d’accordo con quanti affermano che niente sarà come prima, dopo il Coronavirus 19… l’economia già debole già adesso da segni di ulteriore indebolimento, le borse, anche di paesi molto più sviluppati del nostro, cedono punti su punti, di giorno in giorno,e l’occupazione potrà subire un contraccolpo che solo a crisi superata saremo in grado di quantificare. L’intero Sistema Sanitario Nazionale va ripensato, liberandosi dai criteri ragionieristici che ne hanno condizionato l’efficienza e l’efficacia in una situazione tanto difficile; dobbiamo essere grati a chi ha dispensato i paesi membri della UE dal Patto di Stabilità, solo con un sostanzioso (e ulteriore) indebitamento potremo far ridecollare l’Italia e gli altri paesi duramente colpiti dal Covid 19, spero solo che il sentimento antieuropeo, diffuso oggi quanto non mai possa in qualche modo ridursi.
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