Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

martedì 30 luglio 2019

LINEA VERDE: ENTUSIASMO INGIUSTIFICATO

Non ritengo giustificato il clamore generatosi in paese e sui social per il passaggio, nella trasmissione televisiva “Linea Verde” della RAI, di un’azienda zootecnica e casearia ricadente nel territorio del nostro comune (https://www.raiplay.it/video/2019/07/Linea-verde-Estate---Alto-Casertano-Sorgente-di-vita-lacqua-6bd2723b-8bdd-4e7c-a3e2-deca57694622.html); il motivo del mio dissentire da tanto entusiasmo, manifestato, tra l’altro, anche sulla pagina Facebook del nostro Comune, è presto detto: non è stato evidenziato alcun legame fra il territorio e le produzioni di detta azienda!
Per le altre due aziende dei dintorni, interessate e descritte nella trasmissione, è stata mostrata quantomeno una foto panoramica del comune ove erano ubicate, nella fattispecie Riardo e Pietravairano… a Pietramelara non è stata riservata alcuna attenzione. Eppure in “scienza e coscienza” sono convinto che la qualità dei prodotti dell’agricoltura è intimamente legata al territorio di origine: il suolo, il clima, le tradizioni sono le variabili che permettono di distinguere una mozzarella, un vino, un olio prodotto in un luogo rispetto ad uno analogo, prodotto altrove. Inoltre il territorio, laddove riconosciuto come incontaminato, è uno straordinario strumento di marketing, che riflette i suoi effetti positivi anche su altri settori extra agricoli, quali il turismo e l’enogastronomia.
Conscio di tale concetto, il direttore dello stabilimento di acque minerali ha illustrato la genesi ambientale dell’effervescenza naturale delle acque di Riardo, ha mostrato, anche servendosi delle immagini da drone, che nei dintorni eventuali fonti di inquinamento sono nulle. Ancora di meglio ha fatto l’imprenditrice agricola Anna Zeppetella Del Sesto, che ha spiegato le proprietà nutraceutiche del Lupino Gigante di Vairano, ne ha illustrato la storia in quanto coltura tradizionale, ha dipinto un quadretto familiare sottolineando l’importanza che un tempo rivestiva la coltura, ricorrente nell’agricoltura mezzadrile.
Nulla da dire, per carità, sulle capacità imprenditoriali dei due fratelli intervistati; questo blog scribacchiato in occasione della loro premiazione a Roma, con un importante riconoscimento, l’anno scorso dedicò un intero pezzo alla famiglia e alla loro storia (http://scribacchiandoperme.blogspot.com/2018/05/ai-letizia-il-premio-industria-felix.html); tuttavia deve essere loro sfuggito che operare nell’Alto Casertano è cosa diversa dal produrre in altre zone, caratterizzate da ben altre negatività ambientali ed economico/sociali.

lunedì 8 luglio 2019

Le rutti e lista rossa

La notizia è di quelle che non sai se gioire oppure rattristarti: è successo giorni fa, a proposito dell’inserimento del complesso archeologico delle “Grotte di Seiano” (le nostre rutti) nella “Lista Rossa” di Italia Nostra Onlus. Di cosa si tratta?... è una campagna nazionale, uno strumento attraverso il quale Italia Nostra raccoglie ogni giorno denunce e segnalazioni di beni comuni o paesaggi in abbandono o bisognosi di tutela, siti archeologici meno conosciuti, centri storici, borghi, castelli, singoli monumenti in pericolo. Cominciò ad essere stilata agli inizi del 2011 e, oggi Italia Nostra ha deciso di dare il via a un nuovo “censimento”, raccogliendo le nuove segnalazioni e aggiornando lo stato di quelle già presenti.
Gioire perché si accende un faro potente su uno dei monumenti più importanti, antichi e suggestivi dell’intero Monte Maggiore, rattristarti perché viene “istituzionalizzato” il suo stato di degrado grave e conclamato.
I “quattro lettori” di questo blog scribacchiato hanno già potuto leggere del monumentale complesso di ruderi sito sulla pendice del monte Castellone (cfr. https://scribacchiandoperme.blogspot.com/2017/01/e-rutti.html): si tratta di un santuario sannitico del II sec. a.C., a terrazzo, che fu distrutto in età sillana, un quadrato di rifinite mura megalitiche di IVsec. che circonda un complesso sotterraneo (le Grotte di Seiano o delle Fate), esteso 900 mq, articolato in nove gallerie realizzate in opera incerta.
La nuda proprietà del suolo è del comune di Pietramelara, ma sul bene insiste un censo o livello, ovvero un diritto reale che comporta l’obbligo dei possessori di coltivare e migliorare il fondo e mantenerlo, in corrispettivo di un canone, tuttavia la coltivazione è divenuta antieconomica e pertanto cessata da almeno 40 anni.
Il complesso archeologico è comodamente accessibile dalla strada Pietramelara Rocchetta e Croce che lo sfiora sul lato sud.
Il sito è sottoposto a vincolo archeologico ma in completo abbandono, anche se può con modeste risorse essere decespugliato, e, con l’eliminazione degli alberi che infestano le mura, messo in sicurezza e restaurato. Data la facile accessibilità e la monumentalità può costituire un punto nodale di turismo culturale e naturalistico. Siamo infatti sulla via che porta agli eremi montani del SS. Salvatore di Madonna di Fradeianne.
Il costo stimato per l’intervento è esiguo poiché il bene è già di proprietà comunale mentre l’abbandono e la violazione dell’obbligo di migliorare legittimano la revoca del livello, il contenimento periodico del bosco può essere facilmente assicurato dalla comunità Montana Montemaggiore, o anche mediante campi di lavoro a cura di associazioni come la Pro Loco Pietramelara.
Il complesso, di eccezionale rilevanza può costituire un caposaldo di turismo culturale nella natura, in dialogo, oltre che con Ponte di Assano e col Parco di Trebula, col Borgo Medievale Fortificato di Pietramelara, con gli eremi montani.
L’Amministrazione Comunale faccia sentire la propria autorevole voce, dica quanto grande è l’interesse per un bene prezioso che, tuttavia, potrebbe andare perduto da qui a poco.




giovedì 4 luglio 2019

UN RESTAURO IMPOSTO DAL RICORDO

Ho fatto restaurare la vecchia bici di mio padre, me l’hanno consegnata ieri pomeriggio. Si tratta di una Radius del 1980, modello con freni “a bacchetta”, un tipo ormai quasi del tutto fuori commercio (foto di copertina), che tuttavia assicura sicurezza e confort, specie nell’ impiego in paese. Devo dire che, a parte l’innegabile comodità di disporre in famiglia di un mezzo in più per commissioni e passeggiate, sono affettivamente legato a questo oggetto, che tuttavia languiva in garage abbandonato da qualche anno, per problemi di meccanica. Il restauro è stato attento e meticoloso, non ha stravolto il mezzo nell’aspetto e, come si conviene in questi casi, qualche segno del tempo è stato lasciato li, ad indicare che il tempo passa per ogni uomo e ogni cosa. Il lavoro, alla fine, è costato più di una nuova bici ma va bene così: mai e poi mai l’avrei consegnata a un raccoglitore di ferri vecchi.
Il ricordo e la nostalgia mi riportano a te, papà, quando la inforcavi per un piccolo servizio, oppure per recarti in piazza a fare una partita a tressette. La bicicletta, quella bicicletta, rifletteva il tuo stile di vita: usarla, doverla usare era una necessità, dato che non hai mai voluto prendere la patente e guidare. Guidare un’auto, infatti, non faceva parte di te e del tempo che hai vissuto, d'altronde dicevi che non volevi “finire sui giornali”, avevi troppo rispetto di te stesso, di noi e del mondo che ti girava intorno, pertanto la sola (lontana) eventualità di poter causare un incidente stradale, ti aveva fatto rinunciare alla guida in modo convinto, assoluto e definitivo, senza ripensamenti. Qualcuno dalle tempie ormai grigie si ricorderà di te, mentre passavi pedalando per le vie del paese, eravate una sorta di tutt'uno uomo/bicicletta e quando la salita diventava un po’ troppo forte, senza darti troppi pensieri scendevi e proseguivi a piedi con le manopole del manubrio ben strette fra le mani .
Non l’hai usata poi tanto, questa bici, solo qualche anno, e poi ci hai lasciato e ….averla resa di nuovo fruibile è un modo per sentirti ancora vicino.