Da pochi giorni è trascorso il primo centenario di quello che viene universalmente riconosciuto come “atto di nascita” del Partito Popolare, nel primo e della Democrazia Cristiana nel secondo dopoguerra: si tratta del manifesto/appello rivolto dal sacerdote siciliano di cui riporto l’incipit: “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”
L’ Italia alla quale si rivolse don Luigi Sturzo era appena uscita dalla Grande Guerra. Piangeva 651 mila soldati caduti e 589 mila civili uccisi. La vita media della popolazione, composta da circa 37 milioni di abitanti, non superava i 31 anni per gli uomini e i 32 per le donne. In Basilicata e Calabria l’ analfabetismo toccava punte del 70%.
La lunga gestazione del Partito popolare iniziò con un discorso che don Sturzo tenne a Caltagirone nel 1905, in cui propose per la prima volta la costituzione di un partito di ispirazione cristiana per portare i cattolici all’ interno della politica italiana. Tuttavia da quella intuizione dovettero passare 14 anni e una guerra mondiale. Non dimentichiamo, inoltre, che dal 1874, con il non expedit, “non conviene”, la Chiesa vietava ai credenti di impegnarsi nella vita pubblica nazionale.
Don Sturzo volle che il partito fosse riformatore, interclassista e aconfessionale, che desse voce a operai e contadini, mettendoli al riparo dalle lusinghe socialiste, che si attivasse a favore dei poveri secondo l’ insegnamento del Magistero sociale. Non fondò un “partito cattolico” o conservatore.
Articolata e controversa la storia della DC in Italia, per quattro decenni maggior partito, fatta di luci (molte) e di ombre (soprattutto verso la fine, primi anni 90). Il partito si era progressivamente staccato dai principi sturziani e molti faccendieri avevano ingrossato le sue fila; tuttavia ciò non offusca l’equilibrio politico che condusse a un diffuso benessere economico, sociale e culturale.
Storia parallela, anche se in scala infinitamente più ridotta, quella della DC pietramelarese, che ha retto il nostro comune dal dopoguerra fino al 1975: appena dopo la guerra energie popolari e borghesi si fusero in essa, dando luogo ad una ricostruzione che vide tappe esaltanti nella realizzazione di opere pubbliche, sviluppo e visibilità sulla scena provinciale. La sezione era luogo di incontro, svago e discussione: per tanto tempo funzionò in essa uno dei primi televisori arrivati in paese. Purtroppo anche da noi, con il tempo, in seno al partito si innestarono forze destabilizzatrici e volte al potere portarono ad una profonda scissione, che diede luogo a due sezioni: la prima, storica, in Piazza Sant’Agostino, la seconda lungo via Roma. Molte belle storie finiscono così!
Per concludere riporto, convinto dell’attualità del messaggio, le conclusioni del manifesto sturziano, rivolte “A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl'interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo”.
Nessun commento:
Posta un commento