L’agenda dell’amministrazione che andrà ad insediarsi a breve sugli scranni del nostro comune è densa di impegni pressanti ed emergenze da risolvere. Proverò con questo pezzo e qualche altro, ad indicare, cercando di non essere saccente, quale sia il mio punto di vista relativo ad essi.
Partiamo dal “centro storico”: e quando dico centro storico non mi riferisco solo al millenario borgo, bensì a quella vasta porzione di paese inclusa nell’immaginario quadrilatero (cfr. immagine di copertina) che si estende da via Europa a sud fino a via Matese a nord, e che va da via San Giovanni a occidente fino a via Marconi e la piazza ad oriente. Fino a qualche decennio fa tale parte rappresentava la quasi totalità del paese, in essa si concentravano le attività economiche più importanti: artigiani e commercianti costituivano il lievito che manteneva viva l’operosa gente pietramelarese. Oggi, al contrario, è in essa che si concentrano le problematiche urbanistiche più impellenti: spopolamento progressivo, degrado degli immobili, elevata quota di volumi inutilizzati, delocalizzazione quasi completa delle attività produttive.
Il miglioramento delle condizioni economiche generali, verificatosi dopo la metà del secolo scorso, ha dato luogo alla realizzazione di interi quartieri, sorti in quel periodo, caratterizzati da un’edilizia di tipo residenziale, a volte di gran pregio. Purtroppo, siccome nel frattempo la popolazione non è cresciuta, si è assistito al fenomeno del progressivo trasferirsi di interi nuclei familiari dalla parte più vecchia a quella, sicuramente più comoda e vivibile, di recente edificata. La delocalizzazione del mercato domenicale, insieme a quella di numerosissime attività economiche e commerciali ha fatto il resto. L’immagine che ci si offre è quella di uno spopolamento, ormai quasi completo nel borgo medievale, ove sopravvivono solo una decina di famiglie pietramelaresi; tuttavia tale abbandono è ormai diventato sensibile anche nella direttrice via Roma/piazza San Rocco, e non mancano immobili disabitati da anni neppure in via San Giovanni (fore san Giuanni), Via Marconi (fore carpene) o in via Matese (pe ttuornu a' terra).
Tale problema per il nostro comune, anche se di carattere privato, assume connotazioni pubbliche di forte emergenza, dal momento che avere una sensibile parte di territorio comunale a grave rischio di spopolamento, proprio al centro del paese, comporta negatività di ogni genere. Su questo blog, circa un anno fa ebbi a scrivere: “La risultante dei fenomeni descritti, in estrema sintesi, è un paese già alle sette di sera deserto da far paura (…) un paese abbandonato a se stesso è vittima di furti, spaccio e degrado da ogni altro punto di vista” (cfr. http://scribacchiandoperme.blogspot.it/2016/03/pietramelara-una-malattia-asintomatica.html)
Purtroppo per quanto si possa scrivere, a volte volutamente calcando sugli accenti, chi di dovere di rado recepisce gli appelli. Quali allora le direttrici di intervento? … prima di tutto restituire a tale parte del paese la dignità perduta, individuando le modalità di ritorno del mercato domenicale nel centro storico nel rispetto delle vigenti norme, favorendo le poche attività economiche ancora ivi presenti con sgravi fiscali e quant’altro possa rendere loro la vita più facile. La rinfunzionalizzazione dell’edificio scolastico dismesso di via Marconi sia anch’essa condotta secondo tale filosofia. Sul borgo medievale, emergenza monumentale di singolare bellezza e suggestione, si intervenga in modo puntuale, su piccola scala, senza eccedere, ma in modo da dimostrare quanto grande sia l’attenzione dedicata: defiscalizzazione totale per le poche famiglie rimaste, approvvigionamento idrico costante e attenzione all’igiene urbana, acquisizione al patrimonio di immobili che possano costituire pericoli per la pubblica incolumità e relativa messa in sicurezza, incoraggiamento per quelle forme di imprenditorialità che volessero ivi svilupparsi (ospitalità, ristorazione), implementazione di eventi di richiamo turistico.
Una ricetta ovvia e facile da attuarsi, quasi la proverbiale “scoperta dell’acqua calda”, ma proprio per questo stranamente non fatta propria da chi si è avvicendato nell’ultimo ventennio alla guida del paese.
Francesco questa tua riflessione mi ha fatto pensare ad un mio pensiero di poche sere fa quando, camminavo con mio marito. Durante la passeggiata, giunti alla "piazza del mercato" ci siamo chiesti perchè fosse così affollata mentre la vera piazza, San Rocco fosse invece deserta. Ho pensato al non luogo, a come siamo diventati pigri nel cercare la storia e la cultura di un posto che frequentiamo. Piazza San Rocco luogo di storia e cultura, "la piazza del mercato", non luogo,senza storia e cultura, punto anonimo. Credo che ci sia un desiderio comune di anonimato, non si desidera riconoscersi come parte di una storia e perciò si va lontano in un Non luogo dove la socializzazione non è condivisione, dove l'architettura non è espressione della cultura del paese, dove la storia non è raccontare i vissuti di un popolo ma, inciuci e cattiva educazione.
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